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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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anza, ma durante la notte il pattuglione fischiava due e<br />

anche tre volte.<br />

Quando arrivò la neve tutti i lavori in cemento armato<br />

e anche il tetto erano finiti. Nevicò per quindici giorni.<br />

Le fronde dei pini si curvarono sotto la neve e gli arbusti<br />

e le siepi formarono piccoli dossi. Qualche tetto cedette.<br />

Uomini e donne spalarono le strade e liberarono i<br />

cornicioni delle case. Pietro e Gemma aprirono un passaggio<br />

fino all’arco della casa di Irma. Anche il cantiere di<br />

Andrea si trasformò in un dosso bianco. Non fu possibile<br />

disseppellirlo subito perché tutt’intorno il vento aveva<br />

ammucchiato dune alte, che in qualche punto sovrastavano<br />

il tetto della villa sepolta. Si attese il disgelo, ma per<br />

giorni e giorni cadde ancora tanta neve; il cielo era carico<br />

di nuvole. Andrea si lasciava andare alla disperazione, le<br />

giornate perdute erano troppe e la neve sarebbe durata ancora<br />

a lungo. Ogni giorno con Pietro tentava di spalare<br />

nel cantiere.<br />

– Quando ritornerà il bel tempo recupereremo, – tentava<br />

di fargli coraggio Pietro.<br />

– Sei un bravo figliolo, ti strapazzo e non mi serbi rancore,<br />

– rispondeva Andrea con gli occhi lucidi dalla commozione.<br />

Qualche volta prendevano un po’ di vino dallo spaccio<br />

e lo bevevano in casa di Irma.<br />

– Se si avverano i miei sogni ti prendo come socio, –<br />

diceva Andrea quando il vinello incominciava a riscaldargli<br />

il sangue. – Faremo grandi cose insieme.<br />

Irma diceva ch’era una buona idea e chiedeva a Pietro<br />

cosa ne pensava.<br />

– Con mastro Andrea vado d’accordo, – rispondeva questi<br />

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senza illudersi, – ma prima bisogna finire la casa di Scarani.<br />

Gemma la neve la presentiva. Quando, di sera, le nuvole<br />

si coloravano di viola e di rosso, e l’aria si faceva più<br />

asciutta e fredda, lei gioiva. Più neve cadeva, più Gemma<br />

era felice, e cantava. Coglieva ridendo i fiocchi più grandi,<br />

ma sulle mani tese rimanevano solo piccole stelle d’acqua.<br />

Tirò fuori lo slittino che le aveva costruito suo padre e<br />

in compagnia di Pietro salì sui dossi. Dalla cima del pendio<br />

la slitta scivolò veloce con un fruscio leggero e morbido<br />

come una brezza. Pietro rimase in cima al dosso, sdraiato<br />

sulla neve alta, che quasi lo copriva tutto. Le nuvole erano<br />

basse e nascondevano i monti e i colli. I campi vicini<br />

non si distinguevano più uno dall’altro: erano scomparse le<br />

terrazze, i canali e perfino le siepi dei noccioli. Dalla strada<br />

del fondovalle ogni tanto saliva qualche rumore indistinto,<br />

senza echi. Tutt’intorno c’era una grande quiete,<br />

come se la vita coi suoi travagli si fosse assopita sotto la neve.<br />

Pietro chiuse gli occhi e gli tornarono vivi i ricordi delle<br />

nevicate nel suo paese. Lo ridestò la voce di Gemma che<br />

chiamava ripetutamente agitando la mano. Pietro la raggiunse<br />

scivolando e ruzzolando come una valanga.<br />

– Ti eri addormentato? – chiese lei.<br />

Pietro si sedette incrociando le mani sulle ginocchia e,<br />

come se stesse seguendo un discorso interrotto, disse sommessamente:<br />

– ...Fa sentire uno strano piacere dentro,<br />

sembra che ti riconcili con la vita... da noi, invece, anche<br />

la neve arriva come un castigo.<br />

– È bella dappertutto, – lo interruppe Gemma, –<br />

guarda come luccica, sembra che rida... e quanto silenzio<br />

porta...<br />

– Laggiù, da noi, – riprese Pietro, socchiudendo gli<br />

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