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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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fuoco seduto su un sasso. – È rimasto tutto fermo come<br />

allora? Quante migliaia d’anni hai detto?<br />

Mario voltò le spalle al fuoco per riscaldarsi la schiena<br />

e disse: – Razza particolare quella dei pastori, come le pietre,<br />

che non crescono e resistono alle bufere dei secoli.<br />

Pietro era commosso. Sentiva pietà per gli antichi pastori,<br />

vissuti poveramente, senza lasciare un segno quasi.<br />

– I tempi sono mutati, – disse, sommessamente, – le<br />

ruspe sradicano ciò che ieri sembrava eterno... forse stiamo<br />

forzando il destino... la nostra sorte quale sarà?<br />

Mario sorridendo gli rispose: – Stai, diventando un filosofo.<br />

– Poi, alzandosi in piedi, soggiunse: – Le pietre<br />

possono rotolare, cambiare luogo, scheggiarsi anche, ma<br />

non si distruggono: così i pastori. Ma è ora di dormire... Ti<br />

darò un libro che parla di uomini, di pietre e di nuraghi.<br />

Lentamente tutti i ciocchi diventarono brace. Pietro, seduto<br />

davanti al fuoco, si assopì con la testa sulle ginocchia.<br />

In breve tempo erano stati aperti quattro chilometri di<br />

strada e dissodate vaste distese di terra. La sera per la cena<br />

preparavano un po’ di minestra o di pasta. Spesso invitavano<br />

Pascaleddu, che portava qualche pezzo di formaggio.<br />

Lillinu voleva far nascere una grande cooperativa alla<br />

quale poter dare in enfiteusi le terre di Erthole e Montes. I<br />

pastori ne parlavano durante i pasti, sembrava che la vita<br />

avesse un altro senso per loro ora. Isolati, dietro il gregge,<br />

avevano finito per smarrire la coscienza del loro essere: si<br />

erano abituati ad attendere il mutare delle stagioni e a<br />

sperare solo nella clemenza del cielo. Ora si guardavano<br />

intorno e provavano stupore pensando a tutto quello che<br />

potevano fare insieme.<br />

Venne il secondo sabato e all’alba erano tutti al lavoro<br />

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perché dovevano rientrare in paese. Le ruspe e i trattori<br />

sembravano andare più veloci. Al frastuono dei motori tremavano<br />

anche le alte querce. A mezzogiorno, i pastori, seduti<br />

a cerchio attorno al fuoco, consumarono il pasto: pane<br />

con lardo riscaldato agli spiedi di legno. Per la cena<br />

speravano di poter trovare un po’ di cibo caldo a casa.<br />

– Domani festa, – commentava Nasciu sfregandosi le<br />

mani. – Ce la meritiamo dopo quindici giorni.<br />

Mario gli chiese in quale bettola avrebbe approdato e<br />

lui: – Maria Gattu è il mio amore.<br />

– Ti piace anche il suo vino? – gli chiese un altro, alludendo<br />

a qualche sbornia solenne di Nasciu.<br />

– Certo, – ammise questi, – quel vino mi piace molto,<br />

soprattutto quando me lo porge Maria.<br />

– E tu cosa farai domani? – chiese Mario a Pietro.<br />

Ma come un tuono rimbombò una voce alle loro spalle.<br />

– Nessuno si muova! Tutti con le mani in alto!<br />

Erano accerchiati dai baschi.<br />

– Nessuno vuole scappare, – rispose Mario, cercando<br />

di fare qualche passo in avanti.<br />

– Siamo qui per lavoro, cosa volete da noi? – chiese<br />

Nasciu.<br />

– Abbiamo un mandato di cattura, – disse uno dei baschi,<br />

– vengano avanti: Chessa Pietro, Pala Ignazio, Tola<br />

Mario. Gli altri fermi.<br />

I tre chiamati avanzarono e Pietro chiese spiegazioni<br />

sul mandato di cattura.<br />

– I capi d’accusa sono molti: blocco stradale, violenza<br />

privata, danneggiamento, radunata sediziosa, sequestro di<br />

persona...<br />

Misero le catene ai polsi dei tre e li trascinarono via.<br />

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