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– Dalla campagna rientravo ogni tanto, ma in paese<br />
mi trattenevo poco.<br />
Il sorriso aperto e la voce sicura di don Fancello incoraggiarono<br />
Pietro, che sentì il bisogno di parlare, di dire<br />
tutto, come in confessione.<br />
– Facevo il pastore, insieme a mio fratello. Piangendo<br />
e ridendo tiravamo avanti onestamente. Un piccolo gregge<br />
avevamo, messo insieme a fatica con cinque padroni.<br />
Ce l’hanno portato via di giorno, quasi per sfregio. Perdere<br />
il gregge in quel modo, per un pastore, è come perdere<br />
la luce degli occhi. Non potete comprendere quanto<br />
sia stata grande questa disgrazia per me. Da quel giorno<br />
corro da una parte all’altra. Non so più cosa fare, mi sento<br />
annullato e provo vergogna anche con mia madre. E i<br />
pensieri che vengono!<br />
Don Fancello ascoltava attentamente, il suo viso era<br />
teso, duro quasi, come se esprimesse una grande sofferenza.<br />
Invitò Pietro a sedersi sulla cassapanca, al suo fianco e,<br />
facendo uno sforzo per dominarsi, disse: – Anche mio fratello<br />
è pastore, come mio padre: entrambi sono stati travolti<br />
dalle avversità. Pregherò per te, altro non posso fare.<br />
Devi continuare a lottare, non sei solo. Anche se non venivi<br />
in chiesa Dio l’hai incontrato ugualmente, nei campi,<br />
dietro il gregge, quando piangevi e ridevi con tuo fratello.<br />
Il dolore fa maturare in fretta, sei un uomo.<br />
– Non ne posso più! – disse Pietro con una aria sconsolata.<br />
– Ho paura di me stesso.<br />
Parlarono ancora e Pietro, più parlava più si sentiva<br />
sollevato.<br />
– Mi hanno detto che don Lovicu forse mi può dare lavoro<br />
nel cantiere.<br />
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– Tenta, – gli rispose don Fancello, con una espressione<br />
poco rassicurante, – lo puoi trovare nella casa parrocchiale<br />
o nel cantiere stesso.<br />
– Andrò a trovarlo, – si affrettò a dire Pietro, – ma<br />
vorrei sapere se posso rivolgermi a lui, io che non vado<br />
mai in chiesa.<br />
– Certo, parlagli sinceramente, come hai fatto con me,<br />
ti ascolterà. E torna a trovarmi.<br />
– Tornerò, – disse Pietro.<br />
– Vai con Dio.<br />
Pietro uscì dalla chiesa rinfrancato, anche se la sua situazione<br />
non era mutata.<br />
XVI<br />
La casa parrocchiale non distava molto dalla chiesa:<br />
duecento metri appena sulla strada selciata che scendeva<br />
con brusco dislivello sino in fondo al paese. Era diventata<br />
una grande casa, con finestre che guardavano da tutte le<br />
parti, tetti e terrazze. Ogni anno cresceva un po’. Le casupole<br />
circostanti, una alla volta, si erano trasformate in cameroni<br />
che a semicerchio si estendevano attorno alla piazza<br />
degli Olmi. L’infaticabile realizzatore di quell’opera era<br />
don Lovicu, che sognava di chiudere il cerchio attorno alla<br />
piazza con altri cameroni, altri appartamenti, un campo<br />
sportivo e un giardino. Ci pensava da tempo. Di quelle<br />
povere casupole sapeva tutto: chi le aveva costruite, chi<br />
vi abitava, come si potevano ottenere. Le soluzioni erano<br />
tante: un lascito alla chiesa o al parroco, la permuta con<br />
altre case del parroco o della chiesa, l’acquisto. I soldi ve-<br />
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