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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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Pietro uscì di casa promettendo a sua madre che non<br />

avrebbe fatto questioni con Nino Monne. Fece lentamente<br />

la salita, rasentando i muri delle case per evitare i fossi<br />

della strada sconnessa.<br />

– In paese sei, come stai? – gli gridavano le donne affacciandosi<br />

alla porta. I ragazzi, festosi, gli chiedevano se<br />

avesse portato i cardi e il mirto.<br />

– In primavera vi porterò tanti nidi.<br />

Paghi di quella promessa, i piccoli amici lo accompagnarono<br />

fino alla piazza parlando di nidi, di uccelli e di<br />

cardi. Alla fontanella le ragazze facevano la fila per l’acqua.<br />

C’era anche Pasquina. Pietro l’aiutò a sollevare la brocca e<br />

gliela depose sul capo delicatamente. Lei diventò di fuoco<br />

e andò via senza dire niente, misurando i passi sul selciato<br />

della discesa. Avevano ballato insieme alla festa del Carmelo,<br />

fingendo fughe impossibili in girotondi frenetici<br />

che toglievano il fiato. La gente li aveva applauditi e loro<br />

si erano strette le mani fino a farsi male.<br />

– Non le fai più le serenate? – chiesero a Pietro le altre<br />

ragazze avvolte negli scialli.<br />

– In primavera, – rispose lui e si allontanò salutando<br />

con un gesto della mano.<br />

II<br />

Il camerone adiacente la caciara di Matteo conteneva a<br />

stento i pastori della cooperativa, che attendevano in piedi,<br />

con le facce scure. Anche l’altra volta si erano riuniti lì e col<br />

sindacalista che Nino Monne aveva conosciuto in carcere<br />

avevano discusso per tutto un giorno. Vinte le diffidenze<br />

22<br />

quante speranze aveva acceso la cooperativa! Molti avevano<br />

creduto perfino di potersi liberare dalla tirannia dei caseifici<br />

romani che ogni anno, a settembre, quando i padroni dei<br />

pascoli minacciavano lo sfratto, offrivano pochi soldi di caparre<br />

in cambio della firma di odiosi contratti. Nel camerone<br />

di Matteo i pastori vi erano tornati ancora, insieme alle<br />

donne, per dividere i primi soldi del formaggio e per le<br />

elezioni comunali quando, a dispetto del parroco, avevano<br />

mandato al Comune Lillinu Satta. Poi ciascuno aveva fatto<br />

la sua parte per affossare la cooperativa: il parroco, i politici,<br />

la stessa società dei caseifici, e Nino Monne che aveva<br />

voluto rifarsi in una sola volta di tutto ciò che diceva di aver<br />

perduto in carcere.<br />

Facendosi largo fra i pastori, Pietro si avvicinò a Merzioro<br />

Anzellu, il più alto di tutti.<br />

– Salute.<br />

– Sei arrivato, finalmente.<br />

Il soffitto basso del camerone amplificava il vocio dei<br />

pastori.<br />

– Nino, puoi parlare, – gridò Anzellu, distendendo le<br />

braccia sopra le teste degli altri.<br />

Nino Monne prese a sfogliare meccanicamente un<br />

grosso registro. I pastori, anche se erano lì controvoglia,<br />

non gli toglievano gli occhi di dosso; ma Nino Monne<br />

non guardava nessuno: parlò con una voce debole che appena<br />

si udiva.<br />

– Ti vogliamo sentire! – gli gridarono.<br />

– Dicevo che sapete tutti come sono andate le cose<br />

della cooperativa. L’annata non è stata buona...<br />

– Ti sei disinteressato del caseificio, – lo interruppe<br />

uno.<br />

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