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disse: – Lillinu è un uomo giusto, la scomunica non c’entra,<br />
è solo una cattiveria di Zenosu.<br />
Ma quella paura si era radicata nel cuore di tutti. Anzellu<br />
continuò a parlare, voleva dare sfogo al suo affanno.<br />
– La siccità è un castigo di Dio.<br />
Pietro, stizzito, gli rispose che i pastori avevano bisogno<br />
d’aiuto, non di castighi, e Dio doveva saperlo.<br />
– Niente accade a caso, le vie del Signore sono infinite,<br />
– commentò don Fancello. – La siccità vi ha spinto qui<br />
e può darsi che nasca qualcosa per il bene di tutti. Preghiamo.<br />
– Pietro riuscì ad accendere il fuoco, al centro del recinto,<br />
finalmente. I pastori si disposero a cerchio, investiti<br />
dal fumo amaro che a dense folate si levava dalle eriche<br />
bagnate. Don Fancello aveva già smesso di pregare a voce<br />
alta e ora tutti tacevano con gli occhi fissi alle fiamme dilaniate<br />
ogni tanto dal crepitio delle foglie arse. Dopo un<br />
po’, accompagnata dai gemiti della legna che stentava a<br />
bruciare, si udì la voce di Chircu Calia.<br />
– Vendiamo le pecore e andiamo a cercare fortuna in<br />
altri luoghi non dimenticati da Dio. Tutti trovano fuori,<br />
restiamo solo noi qui, incatenati a queste maledette bestie.<br />
Alzava la voce più per convincere se stesso che gli altri.<br />
Dirle quelle cose era un momento, poteva servire come<br />
sfogo, ma la catena delle pecore legava il corpo e l’anima.<br />
Nasciu, con quel sorriso strafottente, disse che le<br />
pecore non c’entravano: lui non si sentiva legato a niente<br />
e a nessuno eppure non aveva trovato un cane che gli avesse<br />
dato lavoro.<br />
– Me l’hanno spiegata la faccenda, – continuò, – non<br />
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ricordo tutte le parole che m’hanno detto, ma il succo m’è<br />
rimasto: siamo come le bestie noi, regoliamo il tempo col<br />
corso del sole e della luna o col mutare delle stagioni.<br />
Nelle fabbriche e nei cantieri, invece, si corre sui secondi.<br />
Mai al passo coi veri cristiani siamo noi, perciò non ci vogliono.<br />
Gli altri pastori incominciarono a imprecare, ce l’avevano<br />
con Nasciu per tutte quelle cose che aveva detto.<br />
Erano decisi a morire insieme alle pecore piuttosto che lavorare<br />
a tocco d’orologio. Gridava anche Bore Gattu, con<br />
la barba nera arruffata che sembrava un diavolo. Lui nei<br />
cantieri c’era stato, gli contavano tutti i movimenti, anche<br />
il respiro, anche i bisogni corporali.<br />
– Siamo senza arte né parte, – disse Pietro, – chi è nato<br />
pastore, pastore deve morire. Solo che questo mestiere<br />
si può fare in altro modo.<br />
– C’è un solo modo di fare i pastori, – lo interruppe<br />
Chircu Calia, – antico come i sassi: seguire la sorte delle<br />
bestie e sperare che il freddo e la fame non ci stendano fra<br />
gli sterpi.<br />
Pietro calmo replicò che altri modi c’erano: bastava incominciare<br />
a togliere tutto ciò che rendeva i pastori simili<br />
alle bestie, e contò sulla punta delle dita: – Non andare<br />
più da una parte all’altra in cerca di pascolo; avere un<br />
pezzo di terra cui attaccarsi; non essere spogliati dei frutti<br />
delle nostre fatiche...<br />
Chircu Calia si alzò in piedi e, scuotendo la testa, disse:<br />
– Anch’io sono buono a contare tutto ciò che ci manca,<br />
ma a che serve, a illuderci per un momento forse, come<br />
i bambini quando sentono raccontare dalla madre tutto<br />
ciò che porterà il padre dall’ovile?<br />
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