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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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la scala esterna nel cortile a selciato. L’ultima volta c’era<br />

venuto per denunziare il furto delle sue pecore.<br />

Il brigadiere si affrettò a sospingerlo nella camera di<br />

sicurezza.<br />

– Appena il maresciallo è libero ti chiamiamo noi.<br />

– Devo chiudere la porta, – soggiunse il carabiniere che<br />

l’aveva accompagnato. Attraverso lo spioncino si vedeva<br />

solo uno spicchio di cortile e la tettoia della scuderia dentro<br />

la quale Bobore, il servo gobbo, stava facendo le pulizie.<br />

A sinistra doveva esserci la cucina. Pietro ancora una<br />

volta cercò di capire lo scopo della chiamata. «È per i tuo<br />

bene» aveva detto il carabiniere: forse aveva saputo qualcosa<br />

delle sue pecore. Potevano averle trovate in qualche<br />

ovile durante un controllo, sapevano il segno e il marchio.<br />

Giunse un rumore di passi dall’ultima rampa della scala e<br />

Pietro guardò credendo fosse il maresciallo, ma restò sorpreso<br />

quando scorse Nino Monne avviarsi verso l’uscita accompagnato<br />

da un carabiniere. Si sentì il rumore d’una<br />

serratura, ma Pietro non poté capire se si trattava del portone<br />

esterno o della porta dell’altra camera di sicurezza. Il<br />

dubbio che da tempo lo tormentava si ripresentò. Sicuro,<br />

era Nino Monne il ladro delle sue pecore! L’aveva pensato<br />

fin dal primo momento, ma non era riuscito a trovare una<br />

prova, un indizio, un segno. Ora l’avevano preso. Miserabile<br />

ladro! Non sarebbero bastati dieci anni di galera a fargli<br />

scontare il male che aveva fatto.<br />

Dopo un po’, un carabiniere accompagnò Pietro al piano<br />

di sopra. Il maresciallo era ritenuto uno dei migliori<br />

comandanti di stazione; nel paese conosceva tutti ormai.<br />

– La semplice chiamata non è bastata? – disse col viso<br />

corrucciato.<br />

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– Non ero in paese, quando sono rientrato era troppo<br />

tardi, – rispose Pietro, sedendosi sull’alto sgabello indicatogli.<br />

– Dove sei stato ieri? – proseguì il maresciallo, con<br />

una espressione divenuta improvvisamente cordiale.<br />

– In campagna.<br />

– A far che cosa? – continuò il maresciallo, molto calmo<br />

e quasi senza dar peso a quello che chiedeva.<br />

– Per camminare.<br />

– Bene... fin dove sei arrivato?<br />

– Mi sono fermato a Sa Matta, dove avevo l’ovile, mi<br />

sono anche addormentato.<br />

– Eri solo?<br />

– Sì.<br />

– Non hai incontrato nessuno?<br />

– Nessuno, – rispose Pietro, che incominciava a preoccuparsi<br />

per tutte quelle domande.<br />

– Ti ho chiamato per un’altra questione.<br />

– Sono impaziente di sapere.<br />

– Sei stato sempre troppo impaziente. Tu non hai simpatia<br />

per noi. Certi temperamenti l’avversione per l’Arma<br />

ce l’hanno nel sangue. Li conosco bene io. – Il maresciallo<br />

conservava il tono cordiale, ma i suoi occhi grigi erano<br />

fissi su Pietro, quasi lo volessero trafiggere. Pietro era ansioso<br />

di conoscere la sorte delle sue pecore, ma quello<br />

sguardo non riusciva a sopportarlo.<br />

– Sono dieci anni che ho a che fare con voi, – continuò<br />

il maresciallo, – so quanto pesate.<br />

– Siete venuti tante volte a frugare nel mio ovile, mi<br />

avete fatto portare le pecore al controllo, avete sempre insistito<br />

per farmi dire cose che non sapevo, ma non potete<br />

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