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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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– Avanti! Cosa aspettate? – incalzò Anzellu.<br />

Don Lovicu, indossando in fretta i paramenti, chiamò<br />

il chierichetto e gli disse di prendere la croce. Il trattore<br />

attendeva nella piazza della chiesa, attorniato dai baschi.<br />

– Ora l’hai visto: va’, suona, che tutto il paese sappia,<br />

– disse Mastinu a Simone mostrandogli il corpo di Pascaleddu.<br />

Il parroco voleva ancora protestare, ma Anzellu gli<br />

si avvicinò e, stringendogli forte il braccio, gli disse: – È<br />

tardi, pregate!<br />

Don Lovicu intonò il Dies Irae.<br />

Sarebbe bastato un grido, un fischio, un cenno e la<br />

rabbia che mordeva il cuore della gente sarebbe straripata<br />

come un fiume in piena. Ma chi poteva porgere un<br />

punto d’appoggio a quella possente leva? Nasciu e Mario<br />

erano rinchiusi in cella; Pietro continuava a correre per<br />

dirupi e valloni braccato dai baschi; Lillinu era piantonato<br />

in casa, sottoposto a sorveglianza speciale e don Fancello<br />

celebrava messe in un paesetto sperduto del quale s’ignorava<br />

anche il nome.<br />

Il sagrestano slegò tutte le campane e i suoni corsero<br />

nell’aria come il pianto dell’intero paese. Giovanna ascoltava<br />

quei rintocchi accoccolata sul pavimento della sua<br />

piccola cucina. Non piangeva, chiamava Pascaleddu e Pietro,<br />

tenendo le mani nel buio. Le donne che le facevano<br />

cerchio attorno rispondevano con sommessi pianti.<br />

270<br />

INDICE<br />

7 L’epico grido dei soliloqui pastorali<br />

19 PARTE PRIMA<br />

111 PARTE SECONDA<br />

197 PARTE TERZA

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