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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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Ogni casa aveva il suo pensionante, l’albergo era pieno<br />

e le ville dei milanesi risonavano di voci allegre.<br />

– Sono arrivato, vado, – disse Aldo, e quello voleva essere<br />

un saluto.<br />

– Allora, se vuoi... domani, – rispose Pietro.<br />

– Vedrò, – e si allontanò.<br />

Dalle finestre delle case giungeva un acciottolìo di<br />

stoviglie.<br />

XII<br />

Il viavai dei bagnanti incominciava presto a Santana.<br />

Il sole non si era ancora levato sui monti e già nella strada<br />

uomini e donne accuratamente coperti con scialli sciarpe<br />

e cappotti, come se fosse inverno, andavano svelti e<br />

sembravano non dar peso alle deformità che irrigidivano<br />

gambe schiene e mani. Nell’albergo a quell’ora c’era una<br />

grande confusione. La saletta del bar era sempre piena di<br />

gente, vi sostavano quelli che avevano già preso il bagno<br />

per continuare la reazione bevendo qualcosa di caldo. Ed<br />

era un gran parlare di sciatiche, di artrosi, di dolori che si<br />

risvegliavano coi bagni, di casi disperati guariti come per<br />

miracolo. Bisognava mandar su bevande ai bagnanti e bisognava<br />

servire la gente che sostava nella saletta; quelli<br />

che alloggiavano nell’albergo si affacciavano alla scala,<br />

con un asciugamani attorno al collo, e anche loro chiedevano<br />

questo e quello. Lidia, attenta a tutto, si muoveva<br />

svelta e sicura, e parlava e lanciava sguardi che sembravano<br />

saette, a volte gentilissima, a volte dura e tagliente come<br />

un’accetta. I bagnini dal piano di sopra, attraverso il<br />

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montacarichi, gridavano le ordinazioni: grappini, brodi e<br />

quarti di bianco. Il baccano era tanto e spesso Lidia saltava<br />

su imponendo il silenzio all’uno e all’altro. Mauro, il<br />

bagnino, aveva preferito emigrare in Germani e Lidia non<br />

ci aveva pensato due volte a prendere al suo posto Pietro,<br />

che aveva chiesto un lavoro qualsiasi. Il fieno aveva sostanze<br />

miracolose. Lo mietevano sul Bondone e lo portavano<br />

nel paese con i trattori per stiparlo ancora fresco negli<br />

steccati, dentro un vasto camerone ben chiuso: così<br />

macerava in fretta e sprigionava un grande caldo. Pietro,<br />

con indosso i soli calzoncini corti lasciatigli dall’altro bagnino,<br />

apriva le buche con le mani, rovesciando da una<br />

parte e dall’altra zolle fumanti di fieno che avevano il colore<br />

della cenere. I bagnanti attendevano in fila, nudi, con<br />

un lenzuolo attorno al collo.<br />

– Brucia molto oggi? – chiedevano impauriti.<br />

– È al punto giusto, questo fumo denso è tutta salute, –<br />

rispondeva incoraggiante Pietro. Ma i bagnanti non riuscivano<br />

a sorridere. Uno dopo l’altro si distendevano dentro le<br />

buche, rassegnati, con gli occhi socchiusi e le braccia distese<br />

lungo i fianchi. Pietro li ricopriva di fieno sino al collo e,<br />

dopo aver rovesciato la clessidra che segnava i quarti, correva<br />

nell’altro steccato e assisteva i bagnanti che dovevano<br />

uscire dalle buche, dando a ciascuno una rapida strofinata<br />

sulla schiena e sulle spalle impregnate di melma molliccia e<br />

appiccicosa.<br />

– Presto, a letto, prima che si raffreddi il sudore, – diceva<br />

premuroso. E mentre i bagnanti si avviavano barcollanti<br />

all’altro camerone, lui ricopriva le buche, calpestandoci<br />

sopra per far sì che il fieno riprendesse a macerare e<br />

bruciare insieme al sudore che vi avevano lasciato quei cor-<br />

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