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cedeva niente alla luce del giorno. Arrivarono altre macchine.<br />
Alcune voltarono subito e tornarono indietro, altre si<br />
fermarono e i conducenti scesero a parlamentare coi pastori.<br />
Quando ormai non l’attendevano più, arrivò la camionetta<br />
dei baschi. Il capopattuglia, puntando loro addosso<br />
una potente pila elettrica, intimò ai pastori di sgomberare<br />
la strada.<br />
– Siete accerchiati, – gridò, – vi do mezz’ora per ripulire<br />
tutto e andarvene. – Si levarono voci di protesta.<br />
– Guardatevi intorno, – continuò il capopattuglia, con<br />
voce rabbiosa, facendo illuminare con le torce i pendii del<br />
colle dov’erano appiattati altri baschi coi mitra puntati.<br />
– È una dimostrazione pacifica questa, – gridò Mario.<br />
– È violenza, – ribatté il capo dei baschi, – ci sono file<br />
di macchine ferme.<br />
– Non abbiamo altri mezzi per farci ascoltare, – soggiunse<br />
Pietro, – da qui non ci muoviamo fino a quando<br />
non avremo ottenuto quello che chiediamo. Fate pure una<br />
strage, ma dovrete ammazzarci tutti, e ammazzare quelli<br />
che sono nel paese, perché verranno anche loro qui dopo.<br />
I pastori, con le braccia incrociate, si misero al centro<br />
illuminati dalle luci dei fari. Il capo dei baschi continuando<br />
a minacciare chiamò per radio il comando.<br />
– Sembrano decisi a tutto, ho bisogno di rinforzi.<br />
Ci furono altre spiegazioni. Ormai era l’alba.<br />
X<br />
Anche in paese avevano atteso l’alba. La notizia che<br />
aveva portato Lillinu era corsa di casa in casa e le donne<br />
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avevano vegliato rannicchiate davanti ai camini spenti.<br />
Giovanna aveva mandato più volte sulla legnaia la ragazza<br />
che l’aiutava a cuocere il pane.<br />
– Non si vede niente e c’è silenzio.<br />
– Torna su, guarda meglio, – diceva dopo un po’ Giovanna,<br />
che si struggeva nell’ansia anche se appariva impassibile.<br />
Le donne dei pastori guardavano il cielo di notte per cogliere<br />
i segni del futuro. Una stella vicino alla luna, le nuvole<br />
contornate di rosso, o il triste mugolio del vento dicevano<br />
che qualcosa doveva accadere. Mai una giornata si<br />
compiva senza una nuova pena, senza un nuovo squasso del<br />
cuore, e il gregge era al centro di quel mondo così chiuso a<br />
ogni speranza, in cui tutto era avverso. Ogni stagione portava<br />
le sue tribolazioni. Ora era la disperazione per la sorte<br />
del gregge intormentito dal gelo sulle colline, ora lo sgomento<br />
per le lunghe siccità o il terrore per gl’incendi, ora i<br />
furibondi scontri coi padroni dei pascoli e con gli esattori<br />
delle imposte, spietati nella pretesa dei loro «diritti». E poi<br />
i colpi della giustizia che si abbattevano come uragani, travolgendo<br />
tutto: l’improvviso sequestro del gregge, l’arresto<br />
dei pastori per «accertamenti», le irruzioni notturne nelle<br />
case e negli ovili annientavano ogni resistenza. E i furti<br />
subiti, e la mancanza di provviste, e la pena di vedere gli<br />
uomini rientrare all’ovile con le bisacce vuote, dolorosamente<br />
rassegnati... Quando non potevano tornare in paese,<br />
i pastori incontravano le loro donne nell’ovile. Dentro la capanna<br />
o al riparo d’una siepe, parlavano delle loro miserie,<br />
ricordando le cose passate. Si vergognavano quasi di guardarsi<br />
in viso, ma l’ansia di una carezza irrompeva con violenza<br />
come le forze represse della natura.<br />
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