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zera, ma i dolori c’erano sempre e si acuivano nei momenti<br />
meno indicati.<br />
– Lei permette, Reverendo vero? – diceva rivolto al<br />
prete quando nominava le sue donnine.<br />
– L’assolvo perché soffre tanto, – rispondeva don Garofalo<br />
in tono scherzoso.<br />
– Ora il medico dice che questo marciume fa miracoli,<br />
– continuava Scarani. Ma davanti alla buca del fieno<br />
piagnucolava, aveva paura di rimanerci dentro. Pietro lo<br />
copriva con cura, gli metteva sopra più fieno che poteva e<br />
gli asciugava il sudore più volte. Il commendatore però<br />
continuava a piangere; il fieno scottava e lui si rialzava<br />
imprecando. Pietro allora spargeva in fondo alla buca un<br />
po’ d’erba fresca nei punti dove poggiavano le natiche e i<br />
talloni. Che fatica calmare quel bestione!<br />
– Tu che ne dici? – chiedeva ogni tanto a Pietro, – servirà<br />
a qualcosa?<br />
E Pietro lo incoraggiava, raccontandogli la storia di<br />
quel vecchio che avevano portato in barella e che dopo dieci<br />
giorni aveva ripreso a camminare da solo, ringiovanito.<br />
– Bisogna avere fede, – concludeva Pietro.<br />
– Bravo figliolo, – faceva il prete, – così si parla!<br />
Il commendatore, quando non si lamentava, prometteva<br />
che se fosse guarito avrebbe costruito una villa a Santana<br />
e l’avrebbe affidata a un custode pagandolo a suon di<br />
quattrini.<br />
Ma presto Scarani riprendeva a lamentarsi e quando<br />
Pietro doveva correre all’altro reparto lo tratteneva, dicendo<br />
che lui aveva bisogno di assistenza più degli altri.<br />
– Torno subito, – prometteva Pietro e si allontanava<br />
senza esitare.<br />
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Gli impiegati e i commercianti di Trento protestavano<br />
perché si sentivano trascurati. Pietro si mortificava e si<br />
faceva in quattro per dare tutto a tutti.<br />
Quando i bagnanti andavano via egli portava su con la<br />
carrucola il fieno fresco e lo stipava dentro gli steccati, pestandoci<br />
su coi piedi. Rimetteva poi tutto in ordine per<br />
l’indomani mattina e scendeva per la cena. Non sempre<br />
Lidia lo lasciava andar via, ogni volta c’era da fare qualcosa:<br />
portare su roba dal magazzino, dare una mano in cucina,<br />
aggiustare un letto che si era sfasciato e così via.<br />
Finito il lavoro, se era ancora giorno, Pietro saliva sui<br />
dossi per respirare un po’ d’aria e liberarsi i polmoni dai<br />
vapori di quel fieno puzzolente. Si sedeva su un sasso e<br />
guardava le vecchie case del paese, la valle con la strada<br />
per il Garda brulicante di macchine, e i laghetti che riflettevano<br />
i colori dei monti. Sul dosso, quasi al limite del<br />
bosco, stanziavano per tutto il giorno due grosse mucche<br />
condotte al pascolo da una ragazza del paese, che trascorreva<br />
il suo tempo cogliendo bacche dagli arbusti per intrecciare<br />
corone variopinte con le quali adornava a sera le<br />
lunghe corna delle pazienti bestie. Pietro osservava incuriosito<br />
e, qualche volta, con un cenno della mano salutava<br />
la ragazza, che sorrideva.<br />
A casa Irma lo attendeva. Ora che lui mangiava all’albergo,<br />
lei spesso saltava il pranzo o la cena. Pietro si era accorto<br />
delle malinconie di Irma e cercava di farla sorridere<br />
parlandole dei bagnanti che avevano paura del fieno caldo,<br />
del prete con la pancia grossa così e del milanese che voleva<br />
e prometteva tante cose. Irma sembrava divertirsi, ma<br />
poi chiedeva a Pietro di Lidia, e seguiva attenta ogni sfumatura<br />
del discorso, scrutando l’espressione del viso di lui.<br />
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