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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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Sopraggiunsero le camionette della polizia, a sirene<br />

spiegate. Le guardie saltarono giù e si avventarono con gli<br />

sfollagente su chi capitava loro davanti. Pietro e Andrea,<br />

investiti da quella furia, dovettero allontanarsi di corsa<br />

per evitare di essere portati via sulle camionette. Correvano<br />

verso la stazione e udivano ancora il clamore degli scioperanti<br />

e gli urli delle sirene. I negozianti si affrettavano<br />

ad abbassare le serrande. Andrea a malapena riusciva a<br />

sollevare i piedi da terra e alla stazione si lasciò cadere su<br />

un sedile, sfinito.<br />

– Vi sentite male? – gli chiese premuroso Pietro, vedendolo<br />

impallidire.<br />

– Non è niente... mi fa male la milza... quella corsa...<br />

E intanto si slacciò la cintura e si passò una mano sull’addome,<br />

socchiudendo gli occhi.<br />

– Hanno colpito anche voi? – chiese Pietro toccandosi<br />

la testa.<br />

Rimasero un po’ in silenzio. Si sentiva solo il respiro<br />

pesante di Andrea.<br />

– Chissà se quelli della sfilata si sono lasciati pestare,<br />

– disse Pietro rattristandosi.<br />

Andrea sembrava essersi ripreso e si sfogò finalmente<br />

contro gli scioperanti, quelle belve scatenate!<br />

– Ma noi siamo stati picchiati dagli agenti, – replicò<br />

Pietro.<br />

– Non ti metterai a difendere anche gli scioperanti? –<br />

disse Andrea alzandosi in piedi, – sono irresponsabili,<br />

stanno mettendo il mondo sottosopra.<br />

– Ce ne sono di cose da raddrizzare... se potessero scioperare<br />

anche i pastori del mio paese... ma non li ascolta<br />

nessuno.<br />

182<br />

Si avviarono a fare i biglietti. I fischi dei treni e le voci<br />

dei facchini sovrastavano il ronzio della gente che affollava<br />

i saloni della stazione.<br />

XVIII<br />

Bisognava completare le gettate dei plinti e dei solai<br />

prima che arrivasse il grande freddo. Lavoravano dieci ore<br />

al giorno, qualche volta fino al crepuscolo, incalzati continuamente<br />

da Andrea, sempre accigliato e mai contento<br />

di niente: la costruzione di quella villa era diventata la sua<br />

dannazione. Aveva preso altri due muratori di Cadine e<br />

lavorava anche lui, più svelto, ora ch’era smagrito.<br />

Pietro, unico manovale, correva tutto il giorno da una<br />

parte all’altra. Andrea alzava la voce anche con lui, però la<br />

sera se lo prendeva in disparte: – Sono fuori di me, ho<br />

paura di rimetterci l’osso del collo. So che ci vorrebbe un<br />

altro manovale, ma porta pazienza... per le voci non farci<br />

caso, me la prendo con te perché sentano gli altri.<br />

– Capisco, mi sento in colpa anch’io per quel maledetto<br />

contratto.<br />

Pietro rientrava a casa stanco morto, con le mani doloranti,<br />

bruciate dal cemento e dal freddo. Riusciva a vedere<br />

Gemma solo per poco e se era già passata l’ora del<br />

tramonto trovava in casa il pattuglione che gli contestava<br />

l’infrazione.<br />

– Ho lavorato tutto il giorno come un asino, – rispondeva<br />

lui insofferente.<br />

– Il regolamento bisogna osservarlo.<br />

Andrea riuscì a ottenere dal brigadiere un po’ di tolle-<br />

183

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