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– Non ancora, ci dovete un altro po’ di pazienza, – rispose<br />
Pietro.<br />
I pastori, annusando l’aria, additavano le grosse nuvole<br />
che andavano addensandosi nel cielo. La pioggia era vicina.<br />
XIV<br />
E la pioggia venne, un temporale, con scrosci e tuoni<br />
che sembravano dover travolgere il mondo. La terra ormai<br />
disfatta si aprì in ogni suo recesso e bevve avidamente,<br />
gonfiandosi a dismisura. I pastori tendevano le mani<br />
giunte a conca e si bagnavano la faccia e la testa, per sentirsela<br />
finalmente l’acqua attesa a lungo e togliersi di dosso<br />
la polvere di un intero anno. Nelle case le donne corsero<br />
a mettere pentole e tegami nei punti dove alle piogge<br />
il tetto solitamente gocciolava.<br />
Ma quello era un diluvio! L’acqua scorreva lungo i<br />
pendii dei colli in torrenti impetuosi che confluivano minacciosi<br />
verso il paese. Il vecchio lavatoio pubblico era<br />
quasi sommerso e i miseri orticelli di Serine e Padules furono<br />
travolti insieme ai muriccioli che li sostenevano. La<br />
terra non poté più bere e fu come strozzata dalla sua avidità<br />
in un impasto di fango. Nelle case ora l’acqua scendeva<br />
a rivoli dai tetti e traboccava dalle pentole e dai tegami.<br />
Le povere masserizie, ammucchiate negli angoli o a<br />
ridosso delle pareti, furono protette con pezze e stracci, e<br />
le donne, scarmigliate, sguazzavano a piedi nudi, controllando<br />
ogni tanto con terrore la resistenza dell’incannucciato.<br />
Il cielo era nero, squarciato a tratti dai lampi.<br />
250<br />
I pastori levavano i pugni al cielo imprecando per<br />
quella furia.<br />
– Un Dio pazzo ci governa, – esclamò Anzellu al centro<br />
del recinto, con le braccia spalancate. – Non ha regola:<br />
o ti fa morire di sete o ti affoga in questo diluvio. –<br />
Sembrava un gigante brumoso, ma la sua voce non superava<br />
il gorgoglio delle pozzanghere sconvolte da un continuo<br />
ribollire. Il recinto si era trasformato in un lago e si<br />
dovettero aprire dei varchi per far defluire l’acqua verso<br />
San Giovanni. I pastori trovarono rifugio sotto una tettoia<br />
di frasche che Pietro e Nasciu avevano improvvisato.<br />
Verso sera, quando il temporale cessò, sopraggiunse<br />
una profonda quiete, interrotta solo dal brontolio dei torrenti<br />
gonfi d’acqua e di fango. Il paese appariva quasi festoso<br />
coi poveri antichi colori delle case ravvivati da quell’intenso<br />
lavaggio; i colli, senza le foschie, erano distesi, e<br />
il mare, in fondo, era più chiaro del cielo.<br />
Raccolti al centro del recinto, i pastori ascoltavano il<br />
vocio che nell’aria ripulita giungeva dal paese con echi<br />
nuovi. La pioggia aveva ridato alla terra l’odore della fecondità<br />
e loro fiutavano l’aria, contenti. Don Fancello,<br />
nella tonaca leggera, ogni tanto era scosso da brividi di<br />
freddo. Pietro ammucchiò rami e frasche davanti al capanno,<br />
ma non riuscì ad accendere il fuoco perché a contatto<br />
del bagnato gli zolfanelli si spegnevano subito.<br />
– Fate un po’ di movimento, – suggerì Nasciu a don<br />
Fancello, – così il calore del corpo asciuga gli abiti.<br />
Don Fancello ubbidì docilmente seguito dai pastori.<br />
Tutti insieme andavano avanti e indietro nel recinto saltando<br />
le pozze che non erano riusciti a prosciugare. Ogni<br />
tanto scuotevano le spalle, come le pecore quando hanno<br />
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