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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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il vello impregnato di pioggia. Ma gli abiti non fumicavano<br />

e dalla collina scendeva aria fredda.<br />

Lillinu e Mario non erano ancora rientrati.<br />

– Dovrebbero essere già qui, – disse Anzellu dondolandosi<br />

sulle gambe lunghe.<br />

– Ci vuole il suo tempo, – gli rispose Nasciu.<br />

Nessuno fece altri commenti. Continuarono a girare<br />

senza senso dentro il recinto, ciascuno per suo conto. Poi<br />

uno alla volta si addossarono alle siepi delle barriere, impalati<br />

come tanti cristi. Don Fancello bisbigliava il rosario<br />

guardando il cielo.<br />

– Tornate in paese, – gli disse Pietro, – ora viene il<br />

freddo, non siete abituato...<br />

– Vi facciamo accompagnare dai carabinieri, – propose<br />

Nasciu, – per voi avranno rispetto.<br />

Don Fancello sorrise, senza distrarre gli occhi dal cielo.<br />

– Non mi volete proprio? – disse.<br />

– E come no! La vostra compagnia ci ha dato più cuore.<br />

Lui fu grato a Pietro per quelle parole e continuò il suo<br />

rosario muovendo appena le labbra. Gli altri pastori tacevano.<br />

I loro pensieri erano abituati a ruminarli a lungo, in<br />

silenzio: solo qualche volta li sbriciolavano in nenie accompagnate<br />

da belati e suoni di campanacci.<br />

Dopo la mezzanotte si levò un po’ di vento e i pastori<br />

si rannicchiarono chi sotto il capanno, chi sotto la barriera<br />

più alta. Le guardie avevano trovato rifugio dentro i camion<br />

e non minacciavano più.<br />

– Ci hanno beffato, li hanno imprigionati, – sbuffò<br />

Chircu Calia, quasi parlando fra sé.<br />

– Le porte del carcere a spallate buttiamo giù, – minacciò<br />

Nasciu.<br />

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– Disperderanno anche noi come paglia, – aggiunse<br />

Bellinu.<br />

Pietro disse che di notte tutto diventava nero, ma anche<br />

lui era irrequieto. Don Fancello cercò di tranquillizzarli.<br />

– Se avessero voluto domarci con la forza lo avrebbero<br />

fatto subito, – disse.<br />

– È come camminare al buio, – riprese Bellinu, – non<br />

si sa dove va a finire quest’imbroglio. Quando ci mettiamo<br />

insieme combiniamo sempre guai. Siamo fatti per vivere<br />

soli noi.<br />

Nasciu propose di fare qualcosa, ma Pietro disse ch’era<br />

meglio attendere la luce del giorno.<br />

– Dobbiamo avere fiducia, – fece eco don Fancello.<br />

I pastori tacquero ancora e ripresero a ruminare i loro<br />

pensieri e le loro paure. Gli abiti si erano asciugati, ma il<br />

freddo si sentiva di più.<br />

– Però tutto storto ci va... da quando siamo diventati<br />

amici di Lillinu, – brontolò Anzellu. Gli altri ascoltarono<br />

senza rispondere, quel pensiero aveva sfiorato la mente di<br />

tutti.<br />

– È stato sempre così, – intervenne Pietro, – Lillinu ci<br />

ha aperto gli occhi.<br />

Anzellu continuò: – Abbiamo la scomunica addosso,<br />

come ha detto Zenosu.<br />

Gli altri non risposero, erano impauriti. I pastori non<br />

potevano pensare a un Dio amico: tutti i loro mali, antichi<br />

e nuovi, se li sentivano come una condanna del cielo.<br />

Dio per loro era sempre in agguato, pronto a ghermirli, a<br />

piegarli.<br />

Don Fancello, alzando la voce perché tutti sentissero,<br />

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