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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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da aiuto da noi: vi lasceremo sprofondare nella fossa che<br />

vi siete scavata.<br />

– Andate via! Andate via! – gridarono i pastori.<br />

Zenosu e Portolu si allontanarono spronando i cavalli<br />

furiosamente. Il maresciallo fece un cenno di saluto e<br />

scosse la testa, come per dire ch’era inutile tentare dove<br />

lui non era riuscito.<br />

Verso sera i ragazzi portarono qualcosa per la cena e un<br />

po’ di tabacco. Le donne avevano già distribuito i mangimi.<br />

Bellinu chiedeva ansiosamente a suo figlio notizie<br />

delle pecore.<br />

– Stanno bene, – ripeteva il ragazzo, – sembrano tutte<br />

guarite.<br />

– Anche Brassanedda e Pedibella? – chiedeva ancora<br />

Bellinu, chiamando per nome le pecore che ricordava più<br />

sfinite delle altre. Il ragazzo rispondeva che avevano mangiato<br />

anch’esse e che si erano alzate insieme al branco. Bellinu<br />

era contento e avrebbe sorriso di cuore se non si fosse<br />

vergognato di lasciarsi andare davanti al figlio, al quale<br />

chiese ancora tante cose sulle pecore, sui mangimi, sui cani,<br />

sull’ovile, nominando bestie, cose e luoghi con una tenerezza<br />

che la ruvidità dei modi non riusciva a nascondere.<br />

– Adesso torna a casa tu, – disse poi al figlio. Ma tutti<br />

i ragazzi volevano restare nel recinto.<br />

– Portiamo la legna per il fuoco, – dicevano. Don Fancello<br />

li convinse a ritornare in paese. – Voi dovete fare coraggio<br />

alle donne, – disse per dare loro importanza. I ragazzi<br />

saltarono a malincuore la barriera e scomparvero nel<br />

buio. I figli dei pastori crescevano in fretta. A dieci anni<br />

lasciavano il paese per andare all’ovile: non avevano altre<br />

scelte, erano i rincalzi per la difesa del gregge.<br />

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Pietro e Nasciu, intanto, avevano acceso il fuoco. Le frasche<br />

d’erica e di corbezzolo crepitavano e le fiamme guizzavano<br />

nell’aria stroncate dal vento. I pastori avevano fatto<br />

cerchio attorno al fuoco e si riscaldavano con le palme delle<br />

mani tese in avanti. I conducenti dei camion bloccati saltarono<br />

la barriera e fecero cerchio anche loro, senza dire niente.<br />

Gli altri sorrisero coi volti illuminati, e Pietro e Nasciu<br />

portarono altre frasche per accendere un fuoco più grande.<br />

XIII<br />

Durante la notte il vento aveva spazzato via le foschie<br />

e il cielo era tornato pulito con tante stelle grandi come lune<br />

di maggio. All’alba le cose sembravano distendersi su<br />

nuovi spazi e i colori delle valli e dei colli si ridestavano a<br />

poco a poco dal buio della notte che ancora durava. Don<br />

Fancello mormorò un mattutino mai letto sui libri sacri.<br />

Pregarono anche Lillinu e Mario; qualcuno dei pastori accennò<br />

un canto sommesso. Quando il giorno acquistò certezza,<br />

dal paese si levarono deboli suoni che sembravano<br />

gemiti. I camion di Gino e Saverio arrivarono presto alla<br />

traversa, carichi di donne e ragazzi che portavano ancora<br />

un po’ di pane ai pastori. Le guardie si davano il cambio e<br />

gli autisti, come facevano ogni tanto, chiedevano ai commissari<br />

quanto doveva durare ancora quella sosta.<br />

Le autorità, intanto, si consultavano continuamente. Alcuni<br />

giornali si erano occupati del blocco stradale e avevano<br />

pubblicato le fotografie dei pastori commentando che l’intero<br />

paese si era disteso in mezzo alla strada. C’era anche la<br />

fotografia di don Fancello. Si temeva che l’azione di que-<br />

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