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lazione nella piazza del Municipio ed esponeva quello che<br />
il Comune voleva e poteva fare, e quello che voleva e non<br />
poteva fare. Un giorno dichiarò: – Siamo poveri, le uniche<br />
nostre ricchezze sono i terreni del Comune, immensi, ma<br />
incolti, senza acqua, senza strade e pieni di sassi e di sterpi.<br />
Dobbiamo trasformarli i nostri terreni, ripulirli, livellarli.<br />
Le leggi assicurano i mezzi necessari e noi abbiamo<br />
diritto ai contributi. – Era un’idea che entusiasmava, e nel<br />
paese non si parlò d’altro. Lillinu spronava i progettisti venuti<br />
da Nuoro e con loro si recava nelle plaghe di Montes,<br />
di Erthole e Su Lidone, per vedere e decidere. Non si lasciava<br />
mai trasportare dall’entusiasmo, ma in quella sua idea<br />
credeva. Dopo numerosi rinvii i progetti furono approvati<br />
dalle autorità. Ormai mancavano solo i decreti per l’assegnazione<br />
dei finanziamenti. Ma incominciarono i rimandi,<br />
le sospensioni, i passaggi di competenza da un ufficio all’altro,<br />
e l’attesa diventò ansia, delusione, disperazione.<br />
– Non abbiamo amici, – annunziò Lillinu alla gente<br />
riunita nella piazza, – anzi, c’è una congiura contro di noi.<br />
Le mie speranze, le nostre speranze cadono.<br />
Continuò a correre da un ufficio all’altro, ma ogni volta<br />
trovava barriere invalicabili e il fastidio dei funzionari<br />
che dovevano cercare la pratica «numero 65», seppellita<br />
ormai sotto centinaia di altre pratiche «urgenti».<br />
– Eccomi, – disse Lillinu a Pietro rientrando con una<br />
bottiglia e due bicchieri. Versò il vino e bevettero.<br />
– C’eravamo persi di vista, ma ho seguito le tue vicende:<br />
so che hai perso il bestiame e che volevi emigrare.<br />
– Non basta, – rispose Pietro, senza più l’imbarazzo<br />
iniziale, – oggi mi ha chiamato il maresciallo, mi ha consegnato<br />
questa carta, sono venuto per un consiglio.<br />
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Il foglio quasi scompariva fra le mani grandi di Lillinu.<br />
– Così anche tu fai parte del numero, – disse senza distrarre<br />
lo sguardo dal foglio. – I diffidati sono più di quaranta,<br />
ci sono perfino cinque donne. Il significato di questo<br />
pezzo di carta lo sai: la diffida è l’inizio, in qualsiasi<br />
momento possono prendere altri provvedimenti. Scelgono<br />
loro il tempo, il luogo, le circostanze...<br />
– Il maresciallo m’ha detto che c’è anche una denunzia<br />
a mio carico, per simulazione di reato.<br />
Lillinu aveva un’espressione dolente ora.<br />
– I giovani finiscono tutti così: emigrati, arrestati o<br />
esiliati. Rimangono le donne a piangere e i vecchi a recriminare.<br />
Non sei solo purtroppo.<br />
Pietro diede sfogo al suo dolore.<br />
– Sono disperato, ormai non distinguo più il bene dal<br />
male. Diventerò anch’io un ladro, un sanguinario e la coscienza<br />
me la metterò sotto i piedi.<br />
Due rughe profonde solcavano la fronte di Lillinu.<br />
Egli disse che bisognava guardare le cose senza illudersi,<br />
ma la disperazione poteva portare al precipizio.<br />
– Ora sei sfiduciato e avvilito, – continuò, – ci sono<br />
milioni di Pietro al mondo, occorre avere coraggio, trovare<br />
la forza di resistere, lottare uniti: solo così si può cambiare<br />
la nostra sorte. Potrei parlare col maresciallo, l’ho<br />
già fatto per qualcuno, ma non è servito a niente, forse<br />
faccio parte dell’elenco anch’io.<br />
– Comprendo, – disse Pietro, – e si alzò per andar via.<br />
Nella bettola i poeti cantavano ancora, augurando a<br />
Luciano la buona sorte in tempi più sicuri.<br />
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