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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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prendeva con pazienza, attentissimo, carezzando quasi i<br />

mattoni, che ora gli apparivano diversi da quelli che portava<br />

su a spalle.<br />

La stanchezza sembrava lo liberasse da tutto ciò che gli<br />

ribolliva dentro da tanto tempo. Irma lo accoglieva sorridente<br />

e lui raccontava le stranezze di Andrea e parlava<br />

delle prove che faceva come muratore.<br />

– Devi essere contento, – diceva lei, che si affannava<br />

per distrarre Pietro dai suoi crucci.<br />

– Certo, certo, – rispondeva lui.<br />

– Lo dici con poco entusiasmo, a cosa pensi?<br />

– Ora non penso a nulla, sono stordito, ma ho tanto<br />

amaro dentro... è come se m’avessero cambiato il cuore.<br />

– Pensi ancora a tua madre e alle pecore? Bisogna sapersi<br />

svezzare, altrimenti non si diventa mai uomini e si<br />

soffre sempre.<br />

– Sono svezzato da tanto tempo... non è questo... mi<br />

sento un altro, anche se avessi un gregge non riuscirei più<br />

a fare il pastore come una volta.<br />

Pietro rapportava ogni cosa al mondo dei suoi pastori,<br />

che gli appariva così piccolo ora, così lontano, così dimenticato<br />

da tutti: ogni volta provava una stretta al cuore.<br />

Irma parlava pacatamente.<br />

– La vita d’ogni giorno è piena di tristezze, – diceva<br />

socchiudendo gli occhi con un sorriso malinconico, – se<br />

non ci fosse la speranza sarebbe la fine. Occorre liberarsi<br />

del passato, non conservare niente. Tu sei sempre cupo<br />

perché ti porti appresso le pene già sofferte. Noi siamo diversi,<br />

non abbiamo ricordi, né rimpianti, né rancori: sappiamo<br />

dimenticare tutto.<br />

Pietro, sempre più pensoso, rispondeva che lui era im-<br />

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pastato del suo passato e che tutto il suo futuro era nella<br />

sua condizione di pastore e di confinato.<br />

– Non so guardare avanti senza voltarmi indietro, –<br />

chiariva ancora perché Irma potesse capirlo, – sono le circostanze<br />

della vita che m’hanno reso amaro, la mia natura<br />

non è cattiva.<br />

Alla fine della quindicina Andrea gli diede la prima<br />

paga.<br />

– C’è qualcosa in più della tariffa, sei contento?<br />

Pietro fece un cenno con la testa e sorrise. Consegnò<br />

tutta la paga a Irma, insieme ai soldi del sussidio.<br />

– Bisogna mandare qualcosa a tua madre, – disse lei<br />

commossa per la fiducia che Pietro le dimostrava.<br />

– La prossima quindicina... – Pietro sapeva che in casa<br />

di Irma non c’erano più provviste.<br />

Ma non ci fu un’altra quindicina. Dopo qualche giorno<br />

Andrea si presentò con l’abito della festa.<br />

– Caro sardignolo, è finita, mi dispiace.<br />

Il medico non aveva ottenuto il mutuo.<br />

– Tornerò a Trento. Peccato che tu non possa allontanarti<br />

da Santana, – disse ancora Andrea, allargando le<br />

braccia, – mi dispiace proprio, incominciavamo ad andare<br />

d’accordo...<br />

Si salutarono.<br />

XI<br />

Era giugno, estate, e Pietro pensava al suo paese arso<br />

dal sole: ai graniti roventi che bruciavano anche di notte,<br />

alle campagne spoglie color tabacco, alle pecore che me-<br />

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