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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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A Pascaleddu non piaceva più rientrare in paese, neanche<br />

per cambiarsi l’abito. Ormai era troppo grande per giocare<br />

alla trottola o a banditi, e ancora piccolo per seguire i<br />

giovani che la sera irrompevano spavaldamente nelle bettole<br />

ordinando da bere a voce alta. Quando sua madre gli<br />

aveva cercato un padrone era ancora un bambino: i gambali<br />

e il gabbanetto d’orbace gli stavano grandi. L’avevano<br />

cacciato dalla scuola e lui aveva lasciato il paese senza dire<br />

niente, col cuore pieno di rancore contro tutti. Aveva imparato<br />

presto a scrivere e a leggere, poi gli era presa la malattia<br />

del disegno e se non aveva più fogli da riempire dipingeva<br />

freneticamente sui banchi, sulle pareti, sui pavimenti.<br />

I compagni s’incantavano davanti ai suoi cavalli,<br />

che sembravano veri con le criniere erette e i colli distesi; il<br />

maestro, disperato, aveva finito per strappargli tutti i fogli.<br />

– I cavalli no! – aveva gridato Pascaleddu avventandoglisi<br />

contro col temperino. I carabinieri lo avevano trascinato<br />

a casa, ma lui non aveva pianto.<br />

– Cosa avete deciso alla riunione? – chiese al fratello,<br />

ansioso di sapere.<br />

Pietro lo mise al corrente di tutto, ma non gli parlò<br />

dei debiti. Gli riferì invece la proposta di Anzellu.<br />

– Io ci andrei in continente, – disse Pascaleddu tutto eccitato,<br />

– chi c’è stato dice che lì è un’altra vita. I pastori non<br />

si distinguono dai signori. I mondezzai del continente sono<br />

più ricchi delle nostre case. Perché non hai accettato?<br />

– Per mamma.<br />

Pascaleddu disse che potevano portarla con sé, come<br />

avevano fatto altri pastori.<br />

– Domani riesci a smuoverla, – rispose Pietro.<br />

– Devi sposarti, così tua moglie potrà farle compagnia.<br />

34<br />

– riprese Pascaleddu. – Credevo fossi rimasto in paese per<br />

quella «pelosetta»: fra un paio d’anni te la porto via.<br />

Il riverbero del fuoco, al centro della capanna, illuminava<br />

il volto dei due fratelli. Gli occhi di Pascaleddu lampeggiavano<br />

al guizzo delle fiamme.<br />

Pietro disse: – Per sposarsi occorrono tante cose che io<br />

non ho.<br />

Pascaleddu si alzò e fermandosi all’ingresso della capanna<br />

sentenziò: – Ti scegli una «pelosetta» benestante,<br />

come poeta piaci alle donne, tu – Pietro sorrise. Si alzò<br />

anche lui e uscirono insieme. Dietro le colline la luna si<br />

annunziava con un debole alone bianco.<br />

– È ora di condurre le pecore al pascolo, ci vado io.<br />

– Ti faccio compagnia, non ho sonno, – rispose Pascaleddu.<br />

Si avvicinarono insieme alla grande quercia.<br />

– Allora, te la devo cercare io questa «pelosetta»?<br />

Anche Pietro provava piacere a parlare di quelle cose,<br />

ma aveva ritegno a confidarsi con suo fratello.<br />

– Nessuno può uscire dalla propria condizione, – rispose,<br />

– parliamo d’altro.<br />

Le pecore, coricate attorno al tronco della quercia, davano<br />

l’idea di uno squarcio nell’oscurità.<br />

– Sono passati i nostri amici oggi, coi cani, – disse Pascaleddu.<br />

– Cosa volevano? – chiese Pietro con noncuranza.<br />

– Hanno frugato nella capanna e i cani mi hanno annusato<br />

dalla testa ai piedi.<br />

– Hai detto qualcosa?<br />

– Mi fanno sempre la stessa domanda e do sempre la<br />

stessa risposta. Oggi mi sono vendicato...<br />

– Cos’hai fatto? – chiese Pietro corrugando la fronte.<br />

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