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CAPITOLO 3 - Pesaro Ambiente

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Rapporto sullo Stato dell’<strong>Ambiente</strong> Comune di <strong>Pesaro</strong><br />

Indicatore: Polveri PM10<br />

Premessa:<br />

Con il termine di polveri atmosferiche, o di materiale particellare, si intende una miscela molto<br />

eterogenea di particelle solide e liquide, sospese in aria, che varia per caratteristiche dimensionali,<br />

composizione e provenienza. Vengono definite con diverse abbreviazioni, tra le quali le più usate<br />

sono: PTS (polveri totali sospese) e PM (dall’inglese "particulate matter").<br />

Il diametro delle particelle può variare da un valore minimo di 0,005 µm fino a oltre 100 µm.<br />

Oltre alle PTS si possono individuare le PM10 aventi diametro inferiore a 10 µm e comprendenti un<br />

sottogruppo di polveri più sottili denominate PM2,5, aventi diametro inferiore a 2,5 µm.<br />

Mentre in passato erano disciplinate le polveri totali, attualmente queste vengono trascurate e i<br />

limiti si riferiscono alle più pericolose PM10 (con previsioni per il PM2,5).<br />

Tanto inferiore è la dimensione delle particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nei<br />

polmoni e di produrre effetti dannosi sulla salute umana. Per questo motivo le polveri PM10 sono<br />

denominate anche polveri inalabili, in quanto sono in grado di penetrare nell’apparato respiratorio.<br />

Le polveri PM2,5 sono invece denominate polveri respirabili in quanto sono la parte in grado di<br />

penetrare nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio (dalla trachea sino agli alveoli polmonari).<br />

Le particelle che costituiscono le polveri atmosferiche sono emesse come tali da sorgenti naturali<br />

quali risollevamento ad opera del vento (sabbie,…), aerosol marino, incendi boschivi ecc, e da<br />

sorgenti antropiche quali emissioni industriali, traffico veicolare , processi di combustione di oli,<br />

carbone, legno, ecc. Una grande parte delle polveri stesse, in particolare nelle frazioni di diametro<br />

inferiore, sono però di origine “secondaria”, prodotte cioè da reazioni che avvengono nell’atmosfera<br />

tra sostanze gassose, tra sostanze acide e basiche o a causa dello smog fotochimica (vedere anche<br />

quanto detto per gli inquinanti ozono e biossido di azoto).<br />

Proprio per la provenienza delle polveri fini, che può avvenire da centinaia di Km, la maggiore<br />

influenza sulla concentrazione nell’aria è data dai fattori meteorologici (direzione e velocità del<br />

vento, umidità, grado di rimescolamento dell’aria), che altresì distribuiscono su larga scala<br />

l’inquinante, per cui nell’ambiente urbano i valori sono superiori solamente per la parte di<br />

contributo locale.<br />

Studi epidemiologici, nel corso degli ultimi anni, hanno mostrato che esiste una elevata correlazione<br />

fra la presenza di polveri fini ed il numero di patologie dell’apparato respiratorio e di malattie<br />

cardiovascolari.<br />

Gli elevati livelli di PM10 che si manifestano di frequente nell’aria delle città, possono incrementare<br />

il numero e la gravità degli attacchi di asma, causare od aggravare bronchiti ed altre malattie dei<br />

polmoni e ridurre la capacità dell’organismo di combattere le infezioni.<br />

Nella Tab. 4.4 sono riportati i limiti previsti per l’anno in corso e quelli a lungo termine. Inoltre<br />

vengono riportate le soglie di valutazione, che permettono di classificare lo stato di qualità dell’aria<br />

in classi crescenti, separate dalle soglie di valutazione inferiore, superiore e dai limiti. Da notare che<br />

questo inquinante non ha soglie di allarme.<br />

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