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CAPITOLO PRIMO

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Considerazioni conclusive<br />

Lo scritto si sviluppa in tre capitoli. Il primo ha ad oggetto il sistema definito dalla<br />

legge bancaria del 1936; il secondo, la disciplina di tutela prevista dal Testo Unico<br />

in materia bancaria e creditizia, con particolare riguardo ai profili critici connessi<br />

alla sua applicazione pratica. Infine, il terzo capitolo pone a confronto la tutela<br />

specificamente riconosciuta al soggetto risparmiatore, e quella riconosciuta al<br />

consumatore tout court.<br />

Come si desume agevolmente dal titolo della tesi, l’analisi è stata condotta con un<br />

approccio sistemico. Da un lato, sono stati delineati gli strumenti di cui il<br />

risparmiatore concretamente dispone. Dall’altro lato, questi sono stati posti in<br />

relazione alla struttura del sistema bancario, ed alle istanze di carattere pubblicistico<br />

ad esso sottese, in particolare, quella della stabilità. Ciò, allo scopo di verificare se<br />

ancora sussista una qualche relazione tra la “specialità” del settore creditizio e la<br />

effettiva operatività della disciplina posta a tutela del risparmiatore.<br />

Fino alla prima metà degli anni ottanta, la disciplina del sistema bancario è stata<br />

ispirata da una visione di regolazione e protezione del mercato. La legge bancaria<br />

del 1936-1938 era fortemente influenzata dalla ideologia corporativa, tipica del<br />

momento storico, e fu essenzialmente diretta a creare un assetto strutturale che<br />

fosse capace di conferire al sistema unità di direzione, efficiente organizzazione, ordine<br />

gerarchico e disciplina. Ciò, attraverso disposizioni operanti sia a livello di disciplina del<br />

mercato, sia di disciplina dell’impresa, che sottendevano le esigenze della politica<br />

economica. Infatti, sulla spinta della depressione del sistema capitalistico<br />

internazionale degli anni venti, e della crisi che in quegli anni colpì, in Italia, gli<br />

operatori bancari, a causa della commistione tra banche ed industria, ed altresì della<br />

circostanza che il numero delle imprese bancarie era divenuto eccessivo rispetto<br />

alle esigenze del mercato reale e di quello finanziario, il regime aveva adottato un<br />

modello di organizzazione dell’economia fortemente accentrato e dirigistico, che<br />

acquisì alle autorità governative la piena disponibilità della leva del credito.<br />

La nozione di impresa bancaria che coerentemente andò delineandosi in questo<br />

scenario, anche ad opera delle interpretazioni giurisprudenziali, fu quella di<br />

impresa-funzione. Invero, essa era considerata, per espressa previsione legislativa,<br />

funzione di interesse pubblico, risultando così suscettibile di essere condizionata al<br />

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