Piano Sanitario Regionale 1999-2001 Toscana - Farmindustria
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PIANO<br />
SANITARIO<br />
REGIONALE<br />
TOSCANA<br />
PROMETEO – ATLANTE DELLA SANITÀ ITALIANA 2000<br />
home <br />
to delle strategie terapeutiche e alla introduzione di nuove procedure interventistiche, alla attenzione<br />
crescente dedicata alla misure preventive primarie.<br />
La prevenzione primaria nel settore cardiovascolare consiste nella riduzione e nel controllo dei<br />
fattori di rischio sia nella popolazione generale che nei soggetti che, pur clinicamente indenni,<br />
siano portatori di livelli elevati di fattori di rischio.<br />
L'impatto clinico degli eventi cardiovascolari, sia come mortalità (morte improvvisa) che inabilità<br />
e invalidità residua (scompenso cardiaco, deficit gravi successivi a ictus ischemico) e la<br />
dimostrata efficacia della riduzione dei fattori di rischio giustifica pienamente un impegno nella<br />
prevenzione primaria.<br />
Conseguire l'obiettivo della riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare a livello di<br />
popolazione generale attraverso misure di prevenzione primaria comporta un impegno, non solo<br />
del personale medico e del personale sanitario, ma anche delle strutture politico amministrative<br />
e dei mass media, al fine di suggerire e diffondere stili di vita che possano determinare una<br />
riduzione del livello medio dei principali fattori di rischio nella popolazione generale.<br />
2.1. Linee di sviluppo di un programma di prevenzione primaria<br />
A livello di popolazione gli sforzi preventivi devono essere essenzialmente rivolti a modificare i<br />
maggiori determinanti del rischio cardiovascolare: fumo di sigaretta, ipercolesterolemia, ipertensione<br />
arteriosa, iperuricemia, inattività fisica; attenzione deve essere rivolta anche ad altri<br />
fattori di rischio riconosciuti, quali obesità e diabete, ed agli effetti favorevoli di talune terapie,<br />
come quelli della terapia ormonale sostitutiva nelle donne in menopausa, di recente evidenziati.<br />
Un programma di prevenzione primaria dovrà quindi essere improntato a migliorare qualitativamente<br />
e quantitativamente le abitudini alimentari<br />
della popolazione, a disincentivare con forza l'abitudine al fumo di sigaretta, ad aumentare la<br />
propensione all'attività fisica.<br />
Questi suggerimenti non implicano una valutazione diretta del livello di rischio nel singolo<br />
soggetto: la strategia nella popolazione generale mira a diffondere informazioni, utili a ridurre la<br />
probabilità di un evento coronarico nella globalità della popolazione, e che non presentano<br />
alcuna controindicazione.<br />
Accanto alla strategia nella popolazione generale, quella nei soggetti ad alto rischio implica una<br />
misurazione attiva dei livelli dei fattori di rischio, attraverso campagne strutturate di valutazione<br />
mirata a determinati gruppi (quali familiari di pazienti affetti da malattie cardiovascolari ischemiche)<br />
o a determinate classi di età.<br />
3. Il problema della prevenzione secondaria<br />
La comparsa di un evento clinico cardiovascolare su base ischemica rappresenta un elemento<br />
prognosticamente rilevante per il rischio di successivi eventi e di morte.<br />
Un primo evento clinico su base ischemica (sindrome anginosa, infarto miocardico, ictus ischemico)<br />
o la presenza di elementi clinici riferibili ad una arteriopatia periferica, determinano<br />
un aumento rilevante del rischio di eventi ischemici, di recidive (infarto miocardico, ictus ischemico)<br />
e di morte cardiovascolare.<br />
3.1. potenziale impatto della prevenzione secondaria sulla prognosi dei pazienti<br />
La corretta applicazione delle misure di prevenzione secondaria è in grado di determinare una<br />
riduzione del rischio di eventi coronarici variabile tra il 35 e il 70% a seconda dei fattori di<br />
rischio presi in considerazione e dell'intensità della riduzione ottenuta.<br />
Per quanto riguarda i valori di colesterolemia è stato stimato che una riduzione dell'1% della<br />
colesterolemia totale è in grado di determinare una riduzione del rischio del 3% circa.<br />
Nello Scandinavian Simvastatin Survival Study (4S) una riduzione del 25% della colesterolemia<br />
totale e del 35% della colesterolemia LDL sono risultate associate ad una riduzione della morta-<br />
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