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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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verso occidente, che mai lo perdeva di vista. Tra le rovine di essa v<strong>il</strong>la vi sono ritrovati molti epitaffj sepolcrali,<br />

come questo:<br />

un altro:<br />

T. Julius Balbius Frater<br />

Una cum f<strong>il</strong>iis suis,<br />

Et cohęrendibus<br />

Sorori dulcissimæ.<br />

Hic est posita Albacia Bles<strong>il</strong>la<br />

*** Pari sine exemplo Fœmina,<br />

Que vixit annos XXX M.V.D.XIX<br />

Dulcissimæ conjugi fecit.<br />

ed altri portati dal Capaccio.<br />

Or cominciando <strong>il</strong> <strong>seno</strong> <strong>cratero</strong> da Mi<strong>seno</strong>, ove è un monte a guisa di scoglio isolato, tutto cavernoso, di<br />

cui cantò <strong>il</strong> Mantovano: “Monte sub aerio, qui nunc Misenus ab <strong>il</strong>lo”.<br />

Vi era in d<strong>et</strong>to monte una città d<strong>et</strong>ta Mi<strong>seno</strong>, o dal compagno di Ulisse, come alcuni vogliono, o dal<br />

tromb<strong>et</strong>tiere d’Enea qui estinto, come favoleggiò <strong>il</strong> po<strong>et</strong>a, contendendo col tritone, o perché dal d<strong>et</strong>to Enea<br />

fusse stato immolato alle deità infernali. Fu la d<strong>et</strong>ta città per l’amenità del sito, nob<strong>il</strong>tà delle v<strong>il</strong>le, pi[16]scine,<br />

porto, armata navale, essendovi <strong>il</strong> porto d<strong>et</strong>to Misenate, ed abitazione de’ Cesari, chiara ed <strong>il</strong>lustre. Fa<br />

menzione Plinio Secondo che una porzione d’armata stasse in Mi<strong>seno</strong> e l’altra in R<strong>et</strong>ina; alcuni vogliono la<br />

d<strong>et</strong>ta R<strong>et</strong>ina nello stesso lido di Mi<strong>seno</strong>, altri che fusse presso la Torre del Greco, che ora Resina, con mutarvi<br />

una l<strong>et</strong>tera, si dice; pure Plinio la chiama V<strong>il</strong>la di Mi<strong>seno</strong>. <strong>Di</strong> qua haveano principio tanti nob<strong>il</strong>i e mirab<strong>il</strong>i<br />

edificj, che, stendendosi per Baja e Pozzuoli, parea che facessero pompa d’una meravigliosa e continua città<br />

molto bella allo sguardo, di cui dice Tacito che havesse tanto d<strong>il</strong><strong>et</strong>to Nerone, essendo sua delizia.<br />

Il suo porto celebrato, <strong>Di</strong>one dice fusse edificato da Agrippa, benché vogliono altri <strong>il</strong> porto edificato da<br />

Agrippa esser <strong>il</strong> Giulio. La mon<strong>et</strong>a d’Agrippa, con un N<strong>et</strong>tuno che tiene un delfino con la destra e con la sinistra<br />

<strong>il</strong> tridente, con le parole: “M. Agrippa L. F. Præt.oræ maritimæ <strong>et</strong> clasis”, all’uno <strong>et</strong> all’altro porto ponno<br />

appropriarsi; però che questo edificasse Agrippa, ed <strong>il</strong> Porto [17 5 ] Giulio, Giulio, che gli diede <strong>il</strong> nome, e che lo<br />

ristorasse Augusto, porta <strong>il</strong> P<strong>et</strong>rarca. In questo porto dunque fatto d<strong>alla</strong> natura ed ajutato dall’arte, havendo fatto<br />

<strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Agrippa aprirvi la bocca, tenea la sua armata Augusto, per questi mari di Francia e Spagna, tenendo<br />

l’altra a Ravenna per le parti orientali; da qui con una quinquereme si portò Plinio per vedere l’incedio del<br />

5 Tra la pagina 17 e la precedente è inserita la tavola [III].<br />

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