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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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Compagnia de’ Bianchi ed i cappuccini togliono l’ossa per dargli negl’Incura[181]b<strong>il</strong>i sepoltura nel sacro, come<br />

si disse <strong>alla</strong> prima parte.<br />

Tirando avanti è la v<strong>il</strong>la di San Giovanni a Teduccio, forse per una famiglia romana che vi abitava.<br />

A sinistra è <strong>il</strong> casale della Barra, ricco di palazz<strong>et</strong>ti di molti cavalieri, che per godere delle v<strong>il</strong>le ci<br />

vengono l’estate ad abitare; e fra questi vi è quello del Marchese del Vasto, che fu già di Gaspar Roomer, con<br />

bellissimi giardini, stanze e giuochi d’acqua.<br />

Appresso è la v<strong>il</strong>la di Pi<strong>et</strong>ra Bianca, d<strong>et</strong>ta Leocop<strong>et</strong>ra, già favoleggiata ninfa amata dal Vesuvio, dal<br />

Pontano e Berardino Rota, e seguiti dal nostro Giulio Cesare Cortese, che dice: “De muodo, ch’a Seb<strong>et</strong>o a man<br />

manca / Da na femmena bella, è Pr<strong>et</strong>a Ianca”.<br />

Fu già maltrattata dagl’incendj del Vesuvio, ma ora continuata<strong>mente</strong> abitata, e con bellissimi palaggi<br />

della più cospicua nob<strong>il</strong>tà.<br />

Alle radici del d<strong>et</strong>to Monte Vesuvio, vuole <strong>il</strong> Cluverio che fusse Veseri, ove Publio Decio consecrò in<br />

una batt<strong>agli</strong>a sé stesso per la vit[182]toria, dicendo Tito Livio: “Pugnatum est hand procul radicibus Vesuvii<br />

Montis, qua via ad Veserim ferebat”. Si controverte tra gli autori se vi fusse d<strong>et</strong>ta città, o pure <strong>il</strong> Veseri fusse lo<br />

stesso che <strong>il</strong> fiume Seb<strong>et</strong>o, onde, perché vestigio alcuno di d<strong>et</strong>ta città non appare, <strong>il</strong> fatto resta dubioso;<br />

stimando Cam<strong>il</strong>lo Pellegrino che d<strong>et</strong>to nome può convenire al fiume, dicendosi e Veseri e Seb<strong>et</strong>o, e la città<br />

medesima Veseri, come ad altri fiumi è successo, chiamandosi <strong>il</strong> Garigliano Minturno, al pari della città, e<br />

Cas<strong>il</strong>ino <strong>il</strong> Vulturno.<br />

Per l’altra strada vassi a diversi paesi fra terra, cioè San Anastasio, Ponticello, Massa di Somma,<br />

Tr<strong>occhi</strong>a ed altri, de’ quali non diremo, perché solo habbiamo in pensiero di mostrare, <strong>agli</strong> <strong>occhi</strong> ed <strong>alla</strong> <strong>mente</strong><br />

de’ <strong>curiosi</strong>, le città e le v<strong>il</strong>le maritime del <strong>seno</strong> <strong>cratero</strong>, e non quelle che sono fra terra, poiché ci sariamo<br />

obligati a dire di Capua, Nola e tante altre città e v<strong>il</strong>le, delle quali altri tratta.<br />

Non lasciaremo però di dire della sacra immagine di Santa Maria dell’[183]Arco. Era la d<strong>et</strong>ta immagine<br />

dipinta in muro dal Tesauro nel 1590, e stava presso la strada, ove un giocatore a p<strong>alla</strong> e m<strong>agli</strong>o, giocando,<br />

perché fece una perdita, diede adirato con la p<strong>alla</strong> al volto della figura della Vergine, in cui si vide subito la<br />

lividura ed uscire vivo <strong>il</strong> sangue, restandovi sino ad oggi la d<strong>et</strong>ta lividura; fu <strong>il</strong> reo dal Conte di Sarno, che<br />

venne a caso passando, fatto appiccare ad un albero, che subito seccò, e l’immagine della Madonna, che fece<br />

un’infinità di miracoli, trasportata in una chiesa er<strong>et</strong>tole d<strong>alla</strong> divozione de’ fedeli; anche con un miracolo<br />

trasportata, conciosiaché, essendo la immagine dipinta in muro e volendo t<strong>agli</strong>arsi per collocarla nella cappella,<br />

fattale di marmi preziosi a guisa di cupol<strong>et</strong>ta, sotto la gran cupola della chiesa, si ritrovò nel d<strong>et</strong>to muro una<br />

grossa pi<strong>et</strong>ra viva, che volendola svellere, o troncare, vi era pericolo di ruinarsi la dipintura; ma ricorsi i padri<br />

alle preghiere, da sé stessa staccossi la pi<strong>et</strong>ra, che ora sospesa ivi si vede.<br />

Curioso è <strong>il</strong> miracolo de’ piedi [184] della vecchia: costei bestemmiando la Vergine e la sua festa, per<br />

haver disperso, per la moltitudine delle genti, un porcello, <strong>il</strong> marito le disse che cessasse di bestemmiare perché<br />

la Vergine l’haverebbe fatto cadere i piedi; così le avvenne, cadendole da sé stessi questi senza dolore, onde fu<br />

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