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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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immenso torrente bituminoso, empì questa materia prima <strong>il</strong> vòto tutto della voragine e del concavo di fuoco,<br />

che era a guisa di bronzo liquido, come quello di che si fondano l’artiglierie e le campane, ed indi sboccando<br />

per l’orlo con una piena di esso, discendendo come un fiume da diverse parti, con un moto non rapido ma ch<strong>et</strong>o<br />

e flemmatico, con[230]forme si andava allontanando dal suo principio, andava imp<strong>et</strong>rendosi in quella parte che<br />

vedea l’aria, prendendo diverse forme e colori ferrei, solfurei, verdi, bronzini ed altri. La materia scorrea<br />

fluvida con pausa di sotto, e, movendo la machina di bitume indurito che portava, faceva caminando un rumore<br />

come di v<strong>et</strong>ri che si rompano, o di carri carichi di ferro che strepitino, e si andava pian piano avanzando come<br />

se caminasse un monte; prese <strong>il</strong> bituminoso fiume più strade, ma due principali, una verso la Torre del Greco,<br />

l’altra verso <strong>Napoli</strong>, riempiendo di quella materia profondissime valli, ch’erano prima altissime, per le quali<br />

scorreano prima le acque piovane; nello spazio d’un’ora si misurò, con quel moto quasi insensib<strong>il</strong>e, haver fatto<br />

60 passi comuni in altezza di 7 piedi nella pianura di San Giorgio d<strong>et</strong>to San Jorio a Cremano. Empì la valle<br />

d<strong>et</strong>ta Solfarello alta 200 e più palmi, due rami che scorreano s’unirono assieme e giunsero un miglio distante<br />

dal mare, ciò che incontrava d’alberi, ginestre ed erbe ardeva come p<strong>agli</strong>a, in [231 76 ] alcune parti sboccò<br />

rovinando vigne, e benché si cercasse darli <strong>il</strong> corso verso <strong>il</strong> mare con vanghe e zappe, si conobbe esser<br />

impossib<strong>il</strong>e, perché <strong>il</strong> fiume correa a capriccio.<br />

Vi si portorono l’eminentissimo cardinal Cantelmi arcivescovo, ed <strong>il</strong> signor Conte di Santo Stefano<br />

viceré. Ritornando a vomitare salia la materia molle su l’addensata, pen<strong>et</strong>randovi per dentro, e volavano in<br />

tanto le ceneri e le pi<strong>et</strong>re, per l’aria buttate e ribalzate dalle fiamme violenti. Sopra <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to fiume buttandosi<br />

altre pi<strong>et</strong>re, non andavano giù, ma restavano di sopra, bensì la forza d’un bastone vi pen<strong>et</strong>rava a forza dentro,<br />

ma tosto si accendea ed inceneriva. Tanta fu la materia, che al parere de’ saggi haverebbe potuto formare<br />

un’altra sim<strong>il</strong>e montagna. Ma quel che fu più da piangere fu <strong>il</strong> vedersi che un luogo, che dovea spaventare<br />

l’anime de’ fedeli, essendo un ritratto dell’Inferno ed un indizio de’ flagelli di <strong>Di</strong>o, esser divenuto luogo di<br />

passatempi, ove curiosa la gente vi andava non ad apprendervi moralità per gastigare i costumi, ma occasione<br />

[232] di banch<strong>et</strong>tare e crapulare (se pure non vi fu di peggio) vedendosi la strada tutta piena di osterie, e<br />

continua<strong>mente</strong> battuta da carozze, calessi e cavalli, anche con donne di poco buon onore, 77 basta.<br />

Bisognò per fine che vi si mandassero missionarj perché, mostrando quegl’incendj un rastro della divina<br />

vend<strong>et</strong>ta, movessero i popoli a compunzione; ma passiamo avanti.<br />

L’anno 1698 nel mese di maggio orrib<strong>il</strong>issima<strong>mente</strong> scoppiò di nuovo, benché da tempo in tempo non<br />

havesse mai cessato di farsi vedere ardere, ora esalando fumo ed ora fiamme, e non mancando mai le fumarole<br />

da parte in parte, che dimostravano sempre esservi occulto <strong>il</strong> fuoco, e che sempre vada meditando di scoppiare<br />

in rovine, alle volte con forze mediocri, alle volte con tenui ed alle volte spaventose. Cominciò dunque,<br />

quest’ultima volta a noi prossima del d<strong>et</strong>to anno 1698, ad eruttare monti immensi di fumo, a dare orgogliosi<br />

tremori, a piover ceneri pesanti, sassi e bitumi accesi, e conforme girava <strong>il</strong> vento or verso Ottajano, or [233]<br />

76 Editio princeps: 331.<br />

77 Editio princeps: odore.<br />

90

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