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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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tutto questo paese fu consacrato ad Ercole, come era lo Scoglio di Rovigliano, d<strong>et</strong>to d’Ercole, ed esservi qui<br />

stato <strong>il</strong> suo tempio lo dimostrano diversi segni, e particolar<strong>mente</strong> un tripode ritrovatovisi di bronzo. Questo<br />

promontorio ha dirimp<strong>et</strong>to uno scoglio d<strong>et</strong>to lo Scaro; ed oltre di questo “Ercole stabiano”, fa menzione d’un<br />

altro “sorrentino”, Stazio.<br />

Per la riva da Stabia ad Equa [252] si ritrovano acque solfuree, ferree e d’altri m<strong>et</strong>alli e minerali, segno<br />

evidentissimo che vi siano d<strong>et</strong>te miniere. Il monte d<strong>alla</strong> parte del mare, benché sia ster<strong>il</strong>e d’alberi e ferace di<br />

pi<strong>et</strong>re che servono per calce e cimenti, onde si suol dire per proverbio da questo monte esser nata <strong>Napoli</strong>,<br />

portandosene continua<strong>mente</strong> in quella città per le fabriche e per imbiancare. Alla riva anche del mare è la<br />

picciola Equa, che dà <strong>il</strong> nome <strong>alla</strong> città superiore di Vico d<strong>et</strong>to Equense, che sta collocato tra’ monti; dell’antico<br />

Equense si prende l’assunto di scrivere Marino Frezza; ora è la d<strong>et</strong>ta Equa una picciola abitazione di pescatori e<br />

marinari.<br />

Fu la nuova città, che si chiama Vico, perché non era altro che un vicolo o strada, da Carlo II nell’anno<br />

1300 fatta città, come da una marmorea iscrizione appare; è d<strong>et</strong>ta Equense a differenza di molti altri vici, come<br />

quello di Pantano nell’antico Linterno, un altro nella Via Appia appresso Cedia, un altro tra Capua e Caudio,<br />

nel cui sito presso Arienzo, o Argenzio, è <strong>il</strong> casale di Santa Maria a [253] Vico, oltre un altro Vico di qua da<br />

Viterbo, ed altri così chiamando gli antichi ogni contrada che facesse case da una parte e dall’altra.<br />

Qua portavasi <strong>il</strong> sud<strong>et</strong>to re a diporto fattovi un sed<strong>il</strong>e di Nob<strong>il</strong>i.<br />

Faticose sono le strade per li monti, e disastrose per andarvi, potendovisi salire appena a cavallo, benché<br />

<strong>il</strong> Principe di Conca ne havesse molte fatte appianare. Vi havea, d<strong>et</strong>to signore, già un museo di libri e quadri de’<br />

migliori uomini ed insigni nella pittura.<br />

Fu la città donata da Carlo V ad un tedesco suo maestro dal quale venduta al conte di Santa Severina<br />

don Andrea Carrafa, che, morto senza figli, ne istituì erede <strong>il</strong> Marchese di San Lucido; passò <strong>alla</strong> famiglia<br />

Ravaschiera de’ prencipi di Satriano, che oggi la possiede.<br />

Celebri sono i suoi vini per la leggerezza, fac<strong>il</strong>e a digerirsi, di color d’am<strong>et</strong>isto, ma non troppo grati al<br />

palato.<br />

La principale sua parr<strong>occhi</strong>a, o Chiesa Vescovale, porta <strong>il</strong> titolo de’ Santi Ciro e Giovanni, trasportata<br />

[254 84 ] da Equa <strong>alla</strong> città nuova, ed i santi sono i tutelari del luogo.<br />

I suoi vescovi cominciarono da’ tempi del d<strong>et</strong>to Carlo II, suo edificatore, e fu <strong>il</strong> primo Giovanni Cimino,<br />

suo patrizio, morto nel 1301 e sepolto in urna di marmo; vi si possono poi annoverare Bartolomeo, fra<br />

Giacomo, fra Ludovico Riccardo e due altri, Salvadore Mosca, Tolomeo Tolomei; Ferrante marchese di<br />

Gragnano; Nicolò Sicardo di Castell’a Mare; fra Domenico Casablanca de’ predicatori; fra Antonino di Sacra<br />

Maltese degli stessi padri; Costantino di Noja de’ prencipi di Sulmona, monaco cassinese; <strong>il</strong> famoso Paolo<br />

Regio napolitano, che scrisse le vite di tanti santi, della cui autorità in luoghi del Martirologio s’avvale <strong>il</strong><br />

cardinal Baronio, e vi è un marmo da lui vivente posto al suo sepolcro l’anno 1589; Aloysio de Franchis, figlio<br />

84 Tra la pagina 254 e la successiva è inserita la tavola [XXVI].<br />

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