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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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particolar<strong>mente</strong> d<strong>alla</strong> parte del bosco di Fontana sino a Celsa, dove si dice le Cremate, per un miglio di<br />

lunghezza 43 e due di larghezza, vedendosi <strong>il</strong> territorio, che era <strong>il</strong> più bello e fert<strong>il</strong>e dell’isola, bruciato, asserendo<br />

<strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Pontano ed altri autori nel 1301, sotto Carlo II d’Angiò, essere uscito d<strong>alla</strong> terra un gran fuoco solfureo<br />

che consumò d<strong>et</strong>to paese, bruciando per due mesi continui, divorando una v<strong>il</strong>la che al fine s’inghiottì la terra.<br />

In un luogo, che oggi si dice Ca[129]stiglione, ed appajono rovine di gran fabriche con piscine uguali a<br />

quelle di Cuma, e vi sono bagni e sudatorj, vogliono che fusse l’antica città edificata, o da’ cumani calcidici, o<br />

eritrei, o pure da Gerone, o da quello ristorata e cinta di mura, poi abbandonata per terremoti o altro; si<br />

ridussero gli abitanti alle v<strong>il</strong>le di Trista, Casa Miccia o Nizzola, Lacco, ed altre. Sopra uno scoglio di viva selce<br />

di 7 stadi di giro sta la città e castello, a cui si passa per un lungo ponte di fabrica da Celsa; s’entra per porte<br />

ferrate custodite da’ soldati paesani, havendo per la loro fedeltà ottenuto questo priv<strong>il</strong>egio, e si sale per una<br />

cava. Alfonso d’Aragona la rese più forte con mur<strong>agli</strong>e e guarn<strong>il</strong>la d’artiglieria; oggi è la città quasi tutta diruta,<br />

non abitandovi troppo i cittadini, e quando <strong>il</strong> mare è tempestoso, trapassando <strong>il</strong> ponte, non vi si può andare<br />

senza periglio d’esser sommerso. Pref<strong>et</strong>to o governatore perp<strong>et</strong>uo dell’isola è <strong>il</strong> marchese di Pescara d’Avalos,<br />

con giurisdizione civ<strong>il</strong>e e criminale, ottenutolo la casa per li suoi servigi ai regnanti, e sua fedeltà. Sono i<br />

cittadini esenti da’ pagamenti fiscali.<br />

[130] I castelli dell’isola sono: Celsa, ch’è <strong>il</strong> borgo della città, nel lido dell’isola passato <strong>il</strong> ponte, Panza<br />

Fontana, divisa in due, Testaccio, Barano, Campagnano, Monopane, Piano, Lacco, Trista o Tresta, Casamiccia<br />

o Nizzola, e Forio d<strong>et</strong>to ancora Forino; è quest’ultimo <strong>il</strong> più abitato d<strong>alla</strong> parte occidentale, guarnito di dodici<br />

torri, e mura con genti di valore. Vuole Jasolino che dicesi Fiorio perché fiorì al mancare degli altri per<br />

l’incendj; vi si è fatto ultima<strong>mente</strong> un picciol molo, dal quale si trasporta quantità di vino per Roma ed altrove.<br />

È l’isola abbondante di giardini e v<strong>il</strong>le deliziose: vi era presso Celsa quella di Pontano, della quale ve ne<br />

sono le memorie ed <strong>il</strong> nome; vi è la v<strong>il</strong>la d<strong>et</strong>ta Chiumano, cioè Cumana, amenissima e fert<strong>il</strong>issima; <strong>il</strong> giardino<br />

già dei signori Guevara, d<strong>et</strong>to Ninfario; altro luogo d<strong>et</strong>to <strong>il</strong> Giardiniello, ov’è <strong>il</strong> Bagno del Gradone; <strong>il</strong> Giglio,<br />

dove fassi ottimo vino; essendo per altro tutto <strong>il</strong> vino che produce g<strong>agli</strong>ardo ma fumoso, bench’ei sia Greco,<br />

Coda di Cavallo, ed altri [131] vini, che, traficati e navigati in Roma, Firenze, Genova, ed altrove, riescono<br />

esquisiti. Produce <strong>il</strong> terreno cardi e carcioffi in quantità, e buoni; abbonda di garofali, che per la terra arenosa<br />

nascono in moltitudine grande, ma tosto seccano; è abbondante infine di fichi, azzaruoli, pere moscarelle e di<br />

tutte le sorti, e d’ogni altro frutto desiderab<strong>il</strong>e. Ricca è di cacciagione 44 di lepri e conigli, starne ed altri uccelli,<br />

e vi erano i fagiani in gran parte distrutti, e vi si portava a deliziarsi <strong>alla</strong> caccia <strong>il</strong> Re d’Aragona. V’è un largo,<br />

d<strong>et</strong>to la Sedia, dove fu una gran quercia e si dice <strong>il</strong> riposo del re; vicino una fontana int<strong>agli</strong>ata nel sasso, e<br />

vicino <strong>il</strong> castello di Panza erano gli edificj per delizie del Re. C’habbia l’isola miniere d’oro lo scrive Strabone,<br />

e dicono essere a Campagnano, vicino la cappella di San Sebastiano, havendone fatto prova i signori veneziani,<br />

e se ne vedono ne’ bagni dell’oro, di cui dirassi, i segni. Le sue arene nere e tirate d<strong>alla</strong> calamita dimostrano le<br />

43 Editio princeps: larghezza.<br />

44 Editio princeps: cacciagioue.<br />

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