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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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Nacque in Sorrento Torquato Tasso, figlio di Bernardo e di Porzia Rossi, e nella casa ove rimirò la luce de’<br />

signori Sersali, benché diruta, nacque tra le rovine un lauro, come la Natura volesse coronare la casa d’un tanto<br />

po<strong>et</strong>a, che basta a dar splendere ad ogni patria; benché pr<strong>et</strong>endano Bergamo, <strong>Napoli</strong> e Salerno con Sorrento,<br />

appunto come d’Omero s<strong>et</strong>te città, esser la patria di tant’uomo, lume della poesia eroica, lirica e drammatica.<br />

Hebbe d<strong>et</strong>ta città sotto gl’Imperadori i suoi duci, benché fusse stata anche sotto i duci della Republica<br />

<strong>Napoli</strong>tana; sotto i normandi fu, dal prencipe di Salerno Guaimaro, fatto duce di Sorrento Guidone. Nella<br />

consecrazione della chiesa di Monte Casino col duce Sergio di <strong>Napoli</strong>, si ritrovò un altro Sergio di Sorrento.<br />

Roberto Normanno tra’ suoi titoli anche quello di duce di Sorrento ottenne; sotto l’imperador Bas<strong>il</strong>io greco un<br />

Marino figlio di [273] Sergio, pref<strong>et</strong>to di d<strong>et</strong>ta città, si trova; de’ longobardi negli atti di san Tammaro del titolo<br />

di conte e preside di Sorrento si fa menzione.<br />

Buoni nel navigare sono stati i sorrentini, havendo maneggiato galere proprie, avvengaché Carlo<br />

principe di Sorrento, havendo assalito Ruggiero Doria, hebbe nell’armata galere di Sorrento; Marino Capece,<br />

seguendo le parti di Corradino contro Carlo d’Angiò con l’armata navale, inferì molti danni ad Ischia, Stabia e<br />

Sorrento, saccheggiandole. Resisté Sorrento all’assedio d’Alfonso, a cui dispiacea distruggerle le campagne,<br />

ma, sforzato, lasciò l’assedio e portossi a Pozzuoli, come riferisce Bartolomeo Facio.<br />

Deplorab<strong>il</strong>e fu <strong>il</strong> saccheggio di Pialì Bassà, che <strong>il</strong> giorno di sant’Antonio di Padua con cento venti navi<br />

a vista di <strong>Napoli</strong> la predò con gran crudeltà e strage, facendo cattive da due m<strong>il</strong>a persone, fra’ quali monasterj di<br />

sante vergini, non essendovi in <strong>Napoli</strong> legni da poterli soccorrere; dimostrarono la loro pi<strong>et</strong>à bensì coloro<br />

[274 93 ] che restorono, poiché, portatisi molti a Costantinopoli, non si partirono prima di riscattarli tutti, restando<br />

affatto poveri per lo gran sborzo di denaro che vollero quei barbari. Stimando eglino più vivere con i cittadini e<br />

partenti poveri, che ricchi essendo quegli cattivi; e ben si sono sempre dimostrati i sorrentini d’animi generosi.<br />

93 Tra la pagina 274 e la successiva è inserita la tavola [XXVIII].<br />

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