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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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uttando a terra quello inalzato d<strong>alla</strong> nipote Giulia, ornandoli di statue, pitture, 99 giardini, boschi e cose rare, e<br />

vi fece celebrare giuochi e comedie, facendo vestire i romani <strong>alla</strong> greca ed i greci <strong>alla</strong> romana, dal che nacquero<br />

le comedie togate e palliate, delle cose romane e greche, facendovi pref<strong>et</strong>to Masgaba a lui caro.<br />

[284] Vi si portò poi Tiberio per farla scena delle sue lascivie, chiamandola a ragione perciò, <strong>il</strong><br />

P<strong>et</strong>rarca, infame e infelice isola; vi venne quest’imperadore per allontanarsi d<strong>agli</strong> affari dell’imperio, lasciatane<br />

la cura a Liceo e Sejano, che ne disponea come signore, chiamando sé imperadore, e principe d’un’isola<br />

Tiberio, che poi fece punire, come si ha dalle Istorie; r<strong>il</strong>asciato Tiberio <strong>il</strong> freno alle sue sceleraggini in d<strong>et</strong>ta<br />

isola, attendendo <strong>alla</strong> crapula, all’ubriachezza ed alle libidini, ne ottenne in vece di Claudius Tiberius Nero, la<br />

versione Caldius Biberius Mero. De’ modi delle sue lascivie né penna pudica può scriverne né l’onestà lo<br />

perm<strong>et</strong>te; benché nelle mon<strong>et</strong>e da lui coniate si vedano l’infami Spintrie, oltre le Sellarie ed i libri d’Elefantide<br />

e Sibandici, ed altri, che per modestia si tacciono. Ridicolo è <strong>il</strong> fatto d’un pescadore, e lagrimevole assieme,<br />

poiché credendosi Tiberio che niuno potesse a lui andare senza passare per le guardie, stimando non esservi<br />

altra che una strada per salire al suo [285] palazzo su la cima del monte, essendoli <strong>il</strong> pescadore comparso avanti<br />

con due grosse triglie, stupido l’Imperadore domandò per dove fusse avante di lui venuto, e risposto da quegli<br />

per una strada asprissima a lui solo nota, comandò allora Tiberio che i soldati gli havessero strufinato in faccia<br />

le triglie, e dicendo <strong>il</strong> pescadore “meno male che non portai lagoste!”, ordinò Tiberio che, prese due lagoste,<br />

con 100 quelle se li fusse strufinato <strong>il</strong> volto. Fece divenire lo stesso tiranno l’isola una carnificina per la crudeltà,<br />

facendo precipitare, per l’altezza delle rupi, nel mare alcuni infelici, ed indi dalle genti della sua armata, se vi<br />

restava in essi qualche poco di spirito, gli facea uccidere con i remi.<br />

Cadde a’ suoi tempi la d<strong>et</strong>ta Torre del Faro per un terremoto. Andovvi nell’isola, chiamato da Tiberio,<br />

Caligola, ove prese la toga, e si levò la barba senza onore, com’era successo a’ fratelli. Vitellio ancora, tra’<br />

fanciulli cinedi di Tiberio, visse un tempo in Capri. Luculla e Crispina, [286] sorelle di Comodo, vi furono<br />

relegate. Alfonso, contendendo del Regno con Renato, prese <strong>il</strong> Castello che fu già delizia e nascondiglio di<br />

Tiberio, ed impadronitosi dell’isola, venendo una galera di Francia con denari per Renato, non sapendo che era<br />

pervenuto <strong>il</strong> luogo in mano d’Alfonso, fu presa d<strong>agli</strong> aragonesi, combattendo la fortuna per lo re d’Aragona,<br />

come dice Bartolomeo Facio, ed Enea S<strong>il</strong>vio.<br />

Vi sono in d<strong>et</strong>ta isola al presente la città di Capri, con una rocca per custodirla, ed Ana Capri casale, o<br />

castello, posto sopra la cima altissima d’un monte, in cui si sale per sc<strong>agli</strong>oni int<strong>agli</strong>ati nella pi<strong>et</strong>ra viva. Si dice<br />

Ana Capri d<strong>alla</strong> parola greca ’Aνώ, che sopra vuol dire.<br />

Verso tramontana ha diverse abitazione disperse, attendendo gli abitanti <strong>alla</strong> pesca ed <strong>alla</strong> nautica, ed a<br />

far galere servendo nell’Arsenale Regio di <strong>Napoli</strong>, onde perché sogliono lasciar le mogli sole, ottennero dal re<br />

che i relegati nell’isola la notte fussero astratti a dimorar in Ana [287 101 ] Capri; sono quei di Capri ed Ana Capri<br />

nemici, facendosi disp<strong>et</strong>ti gli uni e gli altri, onde quei d’Ana Capri, domandando a Carlo V imperador la<br />

99 Editio princeps: pittnre.<br />

100 Editio princeps: cou.<br />

101 Editio princeps: 387.<br />

111

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