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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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fanno padiglioni, e si trattengono per più giorni; e vi scaturisce un fonte d’acqua che dicono fusse ritrovato dal<br />

d<strong>et</strong>to san Catello, e bened<strong>et</strong>to.<br />

Nel d<strong>et</strong>to Monte Aureo o Gauro, come vogliamo dire, v’è la città, che ottenne per priv<strong>il</strong>egio questo<br />

titolo, d<strong>et</strong>ta Gragnano, dicono quasi Gaurano, divisa in più v<strong>il</strong>le deliziose e fert<strong>il</strong>i, e ricca d’acque chiare e<br />

fredde, che per la montagna in aquedotti con gratissimo mormorio scorrono; è d<strong>et</strong>ta città distinta in più casali,<br />

videlic<strong>et</strong> San Leo, Conciaria, Capr<strong>il</strong>e, <strong>et</strong>c.; nob<strong>il</strong>i vi sono i vini ed amab<strong>il</strong>i, molto graditi in <strong>Napoli</strong> e fuori, e<br />

dolcissimi frutti. Dall’altro fianco, che guarda <strong>il</strong> Vesuvio, vi è la città di L<strong>et</strong>tere, residenza del vescovo, che<br />

anche di[247]mora a Gragnano, ov’ha la diocesi; suffraganeo è <strong>il</strong> vescovato a quello d’Amalfi; vien d<strong>et</strong>ta<br />

ancora L<strong>et</strong>terano; dicono prendesse <strong>il</strong> nome dalle l<strong>et</strong>tere che vi passavano per li corrieri di Roma, qui<br />

fermandosi, o più tosto dal Monte Lattaro, ov’è situata, chiamandosi così questo monte sino al Capo di Minerva<br />

per l’erbe che vi nascono salutifere, delle quali mangiando le vacche fanno <strong>il</strong> latte molto buono, di sostanza e<br />

confacente <strong>alla</strong> salute per rimedio, come dice Galeno; e così dovria dirsi Latterano e non L<strong>et</strong>terano. Vi sono per<br />

d<strong>et</strong>ti castelli, in diversi luoghi, conventi di frati e di suore teresiane, ed altri luoghi di religiosi.<br />

Ritornando a Castell’a Mare, fu questa città nob<strong>il</strong>itata di vescovo, essendovene memoria dal 600 a<br />

questa parte, e suffraganeo a quello di Sorrento; vi sono in essa città due monisterj di vergini, uno di<br />

carmelitane, l’altro di franciscane, che hanno, le prime la chiesa di San Bartolomeo, er<strong>et</strong>ta dal re Roberto, e le<br />

seconde da Carlo Secondo d’Angiò a [248] San Francesco. Si è ultima<strong>mente</strong> con gran spesa ristorata la Chiesa<br />

Cattedrale. Verso l’oriente vi sono i padri cappuccini che hanno la chiesa di San Giacomo; verso l’occidente i<br />

padri minimi di san Francesco di Paola, con la chiesa di Santa Maria d<strong>et</strong>ta a Puzzano, per esservisi ritrovata in<br />

un pozzo l’immagine della Vergine, sepellita a tempo degl’Imperadori iconoclasti, ed in niente offesa la pittura<br />

dall’umidità, essendo dipinta in un drappo di s<strong>et</strong>a; la chiesa fu er<strong>et</strong>ta dal gran capitano Consalvo di Cordova, e<br />

vi è un gran concorso di divoti, essendo molto vago <strong>il</strong> convento, con giardini e vedute di mare e di terra.<br />

Verso <strong>il</strong> mare vi è una chiesa della Vergine d<strong>et</strong>ta a Fano, perché vi era un tempio consecrato <strong>alla</strong> falsa<br />

deità de’ gent<strong>il</strong>i; e fu già parr<strong>occhi</strong>a.<br />

Da san Barbato, arcivescovo di Sorrento, fu data d<strong>et</strong>ta città in governo dello spirituale a’ vescovi, ciò<br />

confirmato da’ pontefici. Numerano tra’ suoi vescovi <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to san Catello, fam<strong>il</strong>iarissimo di sant’Antonino<br />

abbate, [249] che, rovinato Monte Casino dal Duca di Benevento, qua venne a menar vita romitica. Hebbe<br />

Lorenzo sotto l’imperatore Eraclio, di cui v’è memoria in un suo sepolcro in Equa; furono poi dati per vescovi<br />

Gregorio, Orso, Giovanni, Palmerio, Sergio, Ugone francese sotto Ludovico II e Cle<strong>mente</strong> papa VII; regnando<br />

Ladislao, un tal fra Giovanni Luigi Certa, Nicolò Amfaro sorrentino, Pi<strong>et</strong>ro Flores, Giovanni Fonseca, Antonio<br />

Lauria, Ludovico Majorano, Giovanni Miro, Vittorino Manso, Girolamo Bernardo Achiros, <strong>il</strong> padre Ippolito<br />

Riva cherico regolare, Annibale Mascambruno, Andrea Massa, Cle<strong>mente</strong> del Pezzo, Giovan Antonio Paredes,<br />

Pi<strong>et</strong>ro Gambacorta cherico regolare, Lorrenzo Mayer de Caramuel, Savadore Sc<strong>agli</strong>one carmelitano, Francesco<br />

de Mendi<strong>et</strong>a, Annibale di Pi<strong>et</strong>ro, Paolo, vivente, ed ha la nomina del vescovato <strong>il</strong> Regio.<br />

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