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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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[223] D’altri nel 538, o secondo <strong>il</strong> Baronio 537, sotto Costantino IV, e che havesse dato <strong>il</strong> monte mugiti<br />

e rimbombi ma non già fiamme, essendo venuto Belisario in <strong>Napoli</strong>, si cava da Procopio.<br />

Nel 681 altro ne porta <strong>il</strong> Sigonio, che bruciò la campagna.<br />

Due altri afferma <strong>il</strong> Platina, sotto Bened<strong>et</strong>to pontefice Secondo, vaticinando la morte del d<strong>et</strong>to, straggi,<br />

rovine e morti di prencipi, e questo nel 683, uguale all’incedio di Tito, seguendo le stragi de’ saraceni<br />

nell’Africa.<br />

Altro nel 879, ed altro porta lo stesso Baronio nel 993, per testimonio di Glabro Rodolfo, e questo molto<br />

terrib<strong>il</strong>e.<br />

Ve ne fu un 74 altro sotto Bened<strong>et</strong>to VIII nel 1024, ed altro nel 1036 a’ 24 di gennaro sotto Bened<strong>et</strong>to IX,<br />

e si cava dall’Istoria dell’Anonimo Cassinese; dallo stesso un altro nel 1049, e nel 1138 75 più distinto si trova<br />

nel testo che si conserva nel monistero della Cava, regnando Rugiero; nel 1139 ne fu un altro raccontato dal<br />

Falco Beneventa[224]no, se pure non è lo stesso, continuando per due anni a buttar fuoco. Nel 1500 d’uno n’è<br />

testimonio Ambrogio Leone nolano, dicendo che oscurò l’aria per 3 giorni <strong>il</strong> fumo, piové della cenere con<br />

incendj grandi, e fa fede di vaporarj che si davano all’infermi.<br />

Stiede <strong>il</strong> monte poi ch<strong>et</strong>o sino al 1631 per lo spazio di 131 anni, e la sua cima era di maniera resa<br />

popolata d’alberi e di erbe salutifere, servendo per pascolo d’animali, che sembrava un delizioso amfiteatro di<br />

caccia più tosto che una scena di tragedie; si vedea bensì la caverna profondissima, e ne racconta <strong>il</strong> Braccini che<br />

hebbe ardire di scendervi un medico di cognome Miglionico con un monaco camaldolese, che ritrovarono la<br />

strada e bocca prima ampia, ma poi bisognò scendervi attaccandosi <strong>agli</strong> alberi ed <strong>agli</strong> sterpi ch’eran nati per le<br />

rupi; che poi ritrovassero pi<strong>et</strong>re bruciate e per esse discendendo per la luce del sole, che cadendo<br />

perpendicolar<strong>mente</strong> nella caverna l’<strong>il</strong>luminava; che vi trovassero un piano nel fondo [225] in mezo del quale<br />

una pi<strong>et</strong>ra rotonda, grande da non potervisi salire, e tre lagh<strong>et</strong>ti, uno d’acqua bituminosa, l’altro di nitro, l’altro<br />

di acque bollenti; che vi erano molte fissure e caverne, per le quali si sentia un gran vento in parte freddo ed in<br />

parte caldo; che vi era del zolfo; e che giudicarono esser discesi sino <strong>alla</strong> linea del piano del mare.<br />

Tutto racconta l’abbate Braccini, scrivendo dell’incendio del ’31, per relazion de’ d<strong>et</strong>ti, che vi discesero<br />

prima del d<strong>et</strong>to anno 1631; or se ciò sia vero fides sit penes authorem.<br />

Il Celano, per tradizione de’ suoi vecchi, dice che vi era la caverna da fianco, e, perché vi si perdeano gli<br />

animali, vi s’era fatto un cancello, e che vi erano luoghi caldi, <strong>il</strong> che si deve credere, perché, come disse <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to<br />

Leone nolano, vi andavano gli ammalati a prendere i fumi e stufe per rimedio a’ loro bisogni.<br />

Stando dunque <strong>il</strong> monte nella d<strong>et</strong>ta qui<strong>et</strong>e e non paventandolo più i paesani, non essendo chi più si<br />

ricordasse degli antichi incendj, se non per tradizione, a’ 10 di decembre [226] alzandosi d<strong>alla</strong> cima del monte<br />

un altro monte di nuvole fumose, aprendosi la bocca della voragine con uno terremoto che scosse tutto <strong>il</strong><br />

convicino, con <strong>Napoli</strong> stessa, per lo spazio di sei ore, vomitando col fumo, ceneri e pesantissime pi<strong>et</strong>re,<br />

74 Editio princeps: nn.<br />

75 Editio princeps: nel 1049 a nel 1138.<br />

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