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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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Vi è in d<strong>et</strong>ta v<strong>il</strong>la la chiesa antichissima di Santa Maria a Pugliano, dicono così d<strong>et</strong>ta da un tale<br />

Apellone, e poi corrotta Apogliano, e che questo fosse stato da San Pi<strong>et</strong>ro [190] convertito <strong>alla</strong> fede christiana,<br />

allora che passò quindi per andare in <strong>Napoli</strong>, e con esso tirò <strong>alla</strong> credenza moltitudine di genti; e che <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to<br />

Apellone havesse consecrata una chiesa <strong>alla</strong> Vergine Assunta con le sue ricchezze, quale fu bened<strong>et</strong>ta dal d<strong>et</strong>to<br />

principe degli apostoli, lo che si leggeva in una iscrizione greca guasta da’ barbari, e se ne conservano, in d<strong>et</strong>ta<br />

chiesa, antichissime scritture; vi sono Stazioni i venerdì di marzo e Pasqua di Resurrezione, concorrendovi<br />

moltitudine di fedeli per l’indulgenze, onde quei giorni si vede la strada popolata di carrozze e calessi, e la<br />

Pasqua vi va <strong>il</strong> viceré con tutta la nob<strong>il</strong>tà.<br />

Nel principio della strada, per traverso, che conduce a d<strong>et</strong>ta chiesa, vi è un edificio con archi laterizj,<br />

con alcune statue senza teste, vestite con le toghe romane, né sanno i paesani render ragione a che servisse d<strong>et</strong>to<br />

arco, se non che le statue furono d<strong>alla</strong> v<strong>il</strong>la di Antonio Bologna, d<strong>et</strong>to <strong>il</strong> Panormita, fam<strong>il</strong>iare d’Alfonso, qua<br />

trasportate; ha la v<strong>il</strong>la la sua parr<strong>occhi</strong>a, ed altre chies<strong>et</strong>te.<br />

[191] Uscendo da d<strong>et</strong>ta v<strong>il</strong>la vi si vede un largo bruciato, di pi<strong>et</strong>re ed arene condotte dal Vesuvio, che<br />

non s’è potuto rendere a cultura, servendo solo per la caccia delle qu<strong>agli</strong>e a’ suoi tempi. Si ritrovano poi<br />

territorj coltivati e case. Siegue la chiesa consecrata al Martire San Gennaro d<strong>alla</strong> città di <strong>Napoli</strong>, doppo la d<strong>et</strong>ta<br />

eruzione del ’31; molto ben tenuta ed officiata da’ padri carmelitani scalzi. È la chiesa molto vaga, con sacristia<br />

tutta lavorata d’armarj di radiche d’oliva, senza chiodi, opera d’un frate loro; ha bellissimi giardini e massarie;<br />

v’è una buona libreria, ed è luogo di studio di d<strong>et</strong>ti padri. In più cass<strong>et</strong>te hanno molte reliquie, fra’ quali un<br />

pezzo della Santa Croce del Signore, di san Concordio e di un suo figliuolo, una testa e due ossa del braccio<br />

d’una delle compagne di sant’Orsola, di santa Teresa, del beato Giovanni della Croce, santissimi Bonifacio,<br />

Libera, Desiderio, Vittore, Viatore, Probo, Corona, Valentina, Leo, Ilario, Felice, Celestino, Modesto,<br />

Alessandro e molti altri martiri.<br />

[192 61 ] Più avanti a destra v’è l’Ospedale della Santissima Annunziata, fondato da don Ferrante Bucca<br />

d’Aragona, mantenuto dall’ospedale maggiore di <strong>Napoli</strong> degl’Incurab<strong>il</strong>i per gli convalescenti ed <strong>et</strong>tici,<br />

governato con ogni carità; v’è a fianco la congregazione de’ Bianchi, che conforta i condannati a morte dal<br />

Tribunale di Campagna; sotto d<strong>et</strong>ta chiesa, verso la marina, è la chiesa di San Pi<strong>et</strong>ro a Calastro, dicono così<br />

perché vi calasse <strong>il</strong> santo d<strong>alla</strong> barca, e vi celebrasse. La strada, rovinata dagl’incendj e dall’acque, fu fatta<br />

accomodare dal Duca d’Alcalà, come si legge da un epitaffio da lui postovi, che fu portato via dal vomito del<br />

’31, e poi rifatto con altro epitaffio, come si portarà l’uno e l’altro nel capitolo seguente.<br />

61 Tra la pagina 192 e la successiva è inserita la tavola [XX].<br />

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