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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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I suoi edificj miracolosi sono commendati da Orazio e Marziale per splendidi e superbi, e, perché erano<br />

la maggior parte sul lido del mare, più da’ flutti di questo che da longobardi e saraceni sono stati distrutti ed<br />

ingojati. Ricorda Orazio le donne ambubaje che erano mer<strong>et</strong>rici, ivi abitanti per muovere all’impudicizie coloro<br />

che andavano alle delizie di Baja.<br />

Tiene <strong>il</strong> Seno di Baja un famoso porto, ma diffic<strong>il</strong>e ad entrarvisi per le secche degli edificj e delle moli<br />

ch’asconde <strong>il</strong> mare, se non vi sono prattici. Per custodia di esso vi fece don Pi<strong>et</strong>ro di Toledo viceré una<br />

stimab<strong>il</strong>e fortezza, ben guarnita d’artegliaria e monizioni da guerra, e vi si mandano in castigo genti che<br />

inqui<strong>et</strong>ano <strong>il</strong> paese con delitti ed impertinenze, perché quell’aria gli purghi de’ mali umori.<br />

Le v<strong>il</strong>le che vi erano e le piscine, d’alcune ne appaiono segni [29] nelle rovine, e d’altre né meno si sa<br />

certo <strong>il</strong> luogo ove fussero. Molte case vi furono, fra’ quali: quella di Giulia Mammea, edificatale con ogni<br />

grandezza dall’imperador Alessandro Severo suo figlio, con giardini, stanze bellissime e stagni, introdottovisi <strong>il</strong><br />

mare come narra Lampridio, che anche oggi tiene <strong>il</strong> nome, chiamata dal volgo comune<strong>mente</strong> Marmeo; la v<strong>il</strong>la<br />

di Giulio Cesare, dove Marcello col veleno fu ucciso da Livia, come si ha da Servio; e vi si ritrovò anni sono<br />

una statua che havea scritto: “GN. C. JUL. CÆS”.<br />

Tra <strong>il</strong> Lago Averno ed <strong>il</strong> Sudatorio di Tritola erano le v<strong>il</strong>le di Pompeo e di Mario, al riferire di Seneca,<br />

Epistula 51°, chiamandole più tosto castelli che v<strong>il</strong>le per la grandezza.<br />

Vi erano le piscine di Domiziano Cesare con i pesci domesticati che correvano alle voci a prender <strong>il</strong><br />

cibo; la v<strong>il</strong>la di Irrio, nob<strong>il</strong>e per le murene lodate da Varrone; quella di Pisone vicino Tritoli, in cui al riferire di<br />

Tacito si formò la congiura contro Nerone, ove <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to solea [30] andarvi a diporto, e ne appajono lungi da’<br />

Bagni di Tritoli le terme; la v<strong>il</strong>la di Domizia, di Nerone zia, uccisa dall’istesso col veleno per toglierle le<br />

possessioni e le ricchezze, come dice l’istesso Tacito; e molte altre v<strong>il</strong>le di romani.<br />

Più reliquie di tempj famosissimi si vedono in questo <strong>seno</strong>: uno senza dubio consecrato a <strong>Di</strong>ana, di cui<br />

la maggior parte della cupola ancora sta in piedi, e vi si vedono attorno scolpite immagini d’animali sacri a<br />

quella deità, cioè cani, cervi e cinghiali, a lei sacrati per la ragione addotta da Platone nel Faone; vi sono ancora<br />

attorno diverse camere, forse abitazioni di ministri e ministre del tempio, lo che ha fatto credere che fussero<br />

terme.<br />

L’altro edificio d’opera laterica presso <strong>il</strong> mare rotondo vogliono alcuni sia <strong>il</strong> Tempio di Venere<br />

Genitrice, er<strong>et</strong>tole da Cesare; altri lo credono un bagno, vedendovisi attorno le fistole che somministravano<br />

l’acqua, con alcuni buchi che si diceano evaporarj, e per le finestre grandi che con i v<strong>et</strong>ri riceveano <strong>il</strong> lume.<br />

Appajo[31]no bensì presso di questo vestigj di tempio, che può essere quello di Venere, se pure non era in<br />

Bauli, ove ritrovossi di questa dea la statua, come si è d<strong>et</strong>to, vedendosi in questo edificio, oltre <strong>il</strong> soglio, le<br />

camer<strong>et</strong>te ove si spogliavano ed ungeano coloro che si bagnavano. Si entra per alcuni usci molto bassi sotto<br />

terra in alcune stanze, che dicono essere del d<strong>et</strong>to Tempio di Venere, molto ben fatte e stuccate, e fatte a volta<br />

con bellissimi r<strong>il</strong>ievi di figurine, caccie, fogliami e pesci, in una delle quali al t<strong>et</strong>to si vedono le radici d’un<br />

albero insassito; e benché vi sia chi contradica esser albero, ad ogni modo si può sostenere che, col tempo<br />

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