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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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conducendone, i barbari, schiavi 4 m<strong>il</strong>a huomini; come è spesso sogg<strong>et</strong>ta a scorrerie di [139] turchi, mori ed <strong>il</strong><br />

peggio de’ rinegati.<br />

Vanta l’isola sotto Roggiero alcuni della famiglia Cossa generali dell’armata marittima di 25 galere;<br />

come anche la famiglia Maramaldo, Giudice ed Amalfitana. Ha prodotto buoni ingegni nelle l<strong>et</strong>tere, ed ottimi<br />

soldati nell’armi; e fra i l<strong>et</strong>terati non poca lode meritò Fabio Oronzio, che fece un poema toscano intitolato<br />

L’Europa.<br />

E non poco obligo ha l’isola a Giulio Jasolino, famoso chirurgo, che ravvivò i suoi antichi bagni, quasi<br />

tutti dispersi, descrivendone le virtù diffusa<strong>mente</strong>, che sta sepellito in Santa Chiara di <strong>Napoli</strong>; ed altro tanto<br />

obligo deve a Francesco Lombardo, medico napolitano, che gli celebrò in versi, rendendosi famosa oggi la d<strong>et</strong>ta<br />

isola più per li d<strong>et</strong>ti bagni salutari, che per le favole antiche de’ Tifei, o per gli antichi abitanti eritrei, calcidici e<br />

cumani, e dominio di Gerone, e degli antichi vasi grandi di cr<strong>et</strong>a, de’ quali anche se ne ritrova qualcheduno e se<br />

ne mantiene la memoria in tante fornaci, che ne san[140]no per haver la comodità della cr<strong>et</strong>a; ma per venire a’<br />

sud<strong>et</strong>ti bagni, de’ quali scrissero Rainero, Solenandro, Antonio Bacco, <strong>il</strong> Savonarola, Giovanni Elisio, ed altri<br />

autori antichi e moderni oltre i sud<strong>et</strong>ti, noi ep<strong>il</strong>ogandoli diremo di essi, e perciò: <strong>il</strong> primo è <strong>il</strong> Bagno di Fornello,<br />

così d<strong>et</strong>to per uscir l’acqua da una pi<strong>et</strong>ra a figura di forno; è <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to bagno un miglio lontano d<strong>alla</strong> città, in un<br />

luogo d<strong>et</strong>to San Pi<strong>et</strong>ro a Pantanello, che fu già un monistero di monaci greci; le sue sostanze sono la prima di<br />

solfo, la seconda di nitro, la terza di sale, la quarta di alume e la sesta di ferro; scaturisce d<strong>alla</strong> radice di un<br />

monte.<br />

Giova <strong>alla</strong> quartana, m<strong>il</strong>za, dolor di testa, idropisia, febre flemmatica, apre la vessica, rompe la pi<strong>et</strong>ra,<br />

cava l’arene, e seda lo stomaco; col fango sana gli umori dei pituitosi, serve <strong>alla</strong> sordità, paralisia, apoplesia,<br />

mirarchia e ipocondria.<br />

Il secondo è d<strong>et</strong>to di Fontana, poco da questo lontano, quanto un tiro di pi<strong>et</strong>ra; esce l’acqua da un<br />

edificio antico. L’acque che da es[141]so scaturiscono sanano le piaghe, giovano al fegato, al pulmone, tirano<br />

fuori l’ossa rotte, sanano la scabbia, allungano i capelli, ristorano le forze, diseccano, ristorano e refrigerano.<br />

Sorgono da miniera argentea, aluminosa, di calamita, con porzione terrea e nitrosa; hanno d<strong>et</strong>ti bagni dirimp<strong>et</strong>to<br />

<strong>il</strong> tempio di Sant’Alessandro.<br />

Il terzo d<strong>et</strong>to di Castiglione, o Castellone, lontano un miglio dallo Scoglio del Gigante, ove si dice esser<br />

stata l’antica città, e nel sasso sovrastante <strong>il</strong> Castello, ha l’acque caldissime e lucide, che trasportate<br />

mantengono lungo tempo <strong>il</strong> calore; odorano di zolfo, ma con minor spirito, quando sono fredde servono per<br />

bere e per bagnarsi. Bevute purgano l’intestini, aprono le reni, uccidono i vermini, provocano l’orina e fermano<br />

la dissenteria, giovano <strong>alla</strong> reuma fredda, tumori strumosi, infiammazione del ventre, soccorrono al fegato ed a<br />

qualsivoglia sorte di scabbia, ed hanno virtù non meno dell’acque di Siena ed Avignone.<br />

[142] Il quarto della Spelonca, o vero della Scrofa, un quarto di miglio più oltre in un luogo sassoso,<br />

manda l’acque al lido del mare, che sono sulfuree in quarto grado; non si può però di esse servire, se non poste<br />

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