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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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perché vi si fa preda di pesci a d<strong>et</strong>ti galli o per altro. Sono gli abitanti custoditi da una forte rocca che li rende<br />

sicuri; al lido si ritrova un tempio antico, con colonne di marmo, consecrato a San Pi<strong>et</strong>ro, col suolo lavorato a<br />

musaico, con eccelsa torre di guardia, c’ha titolo d’abbazia, e dicono esser stato luogo di monaci bened<strong>et</strong>tini; ha<br />

presso un porticello, ove concorrendovi <strong>il</strong> giorno di Pasqua di Resurrezione molte barche, vi fanno sontuosa<br />

pesca e tornano cantando le litanie.<br />

Tra’ colli ameni, in cui scorrono rivol<strong>et</strong>ti d’acque e sono adorni d’o[277 94 ]live, lauri, ginepri e mirti,<br />

v’è un largo d<strong>et</strong>to l’Angelo, ove si fa una gran pesca di palamidi; in un luogo d<strong>et</strong>to Nerano, forse da Nerone, vi<br />

si vedono spelonche e grotte, dove si deliziava Tiberio Nerone, e qui forse i corteggiani dell’Imperadore, che<br />

havea la stanza a Capri, vi edificarono i palaggi per esser vicini al signore; ora v’è una torre di guardia per le<br />

scorrerie de’ turchi. Sopra <strong>il</strong> monte vi è un tempio consecrato a San Costanzo, tutelare della città, ed in questo<br />

monte nascono fonghi di ferule ed asparagi nob<strong>il</strong>issimi.<br />

Tre altre torri di guardia vi hanno edificato i regii, una delle quali su le rovine del d<strong>et</strong>to Tempio di<br />

Minerva, di cui ne appajono i vestigj, ritrovandovisi antiche mon<strong>et</strong>e e vasi. <strong>Di</strong>scendendo poi per altra selva, vi<br />

si ritrovano reliquie d’un altro antico tempio; al di sopra ha la doppia veduta di tutt’e due i mari, e vi è <strong>il</strong><br />

Castello di Termino; discendendosi per le rupi, vi è un luogo nella città cinto di mura, ove i cittadini a tempo di<br />

guerre si ricoverano.<br />

[278] Il porto nella marina da questa parte è comodo per picciole barche ed ha fonti d’acqua viva<br />

perenne, e vi è <strong>il</strong> tempio della Vergine d<strong>et</strong>ta Lubrense, preso, cred’io, anche dal d<strong>et</strong>to delubro l’epit<strong>et</strong>o. In un<br />

piano delizioso, per giardini fruttiferi e per l’abitazioni, v’è la Chiesa Maggiore e stanze del vescovo, che ha la<br />

sua prebenda dal vino ed oglio, che vi è in abbondanza, essendo i d<strong>et</strong>ti territorj pieni d’olive, e sopra legni,<br />

frutti, e gabelle di animali. Si ritrovano fra’ suoi vescovi fra Ludovico; Giovan Battista Borgia, e Giulino dello<br />

stesso casato; Pi<strong>et</strong>ro Marchese; Giacomo Scannapieco; Nicolò Castaldo di Stabia; Beltrano Marchese; Giuseppe<br />

Faraone; Giovan Battista Palma suo cittadino; don Lorenzo Asparella; fra Agostino Quinzio de’ padri<br />

predicatori; don Ettore Gironda; fra Maurizio Centino de’ padri conventuali di San Francesco; don Alessandro<br />

Gallo napolitano; don Giovan Vincenzo de’ Juliis napolitano; don Francesco Maria Nerio da Tivoli; don<br />

Andrea Massarenga, già canonico e penitenziero [279 95 ] maggiore della Cattedrale di <strong>Napoli</strong>; don Giovan<br />

Battista Nepita di Castrov<strong>il</strong>lari, che oggi con insigne pi<strong>et</strong>à e decoro la regge.<br />

In un’altra pianura, anche deliziosa, v’è <strong>il</strong> casale di Sant’Agata, ove nascono le cireggie che si portano<br />

in <strong>Napoli</strong> primaticcie.<br />

Vi hanno nob<strong>il</strong> casa con ogni delizia i padri gesuiti, che vi attendono <strong>alla</strong> coltura dell’anime con<br />

comoda chiesa e belle reliquie.<br />

Oltre esser fert<strong>il</strong>e d’oglio e vino, benché leggiero e poco grato, essendo però troppo vero che P<strong>alla</strong>de<br />

nemica di Bacco non amm<strong>et</strong>te presso l’olive le viti. Nudriscono le vitelle di latte, tanto gustose al mangiare che<br />

94 Editio princeps: 177.<br />

95 Editio princeps: 179.<br />

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