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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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Dall’altra parte vi è un busto di marmo creduto fatto nella morte del santo a divozione di qualche fedele,<br />

cavato dall’originale, della di cui fisionomia si avv<strong>agli</strong>ono tutti i pittori e scultori che ne fanno l’imagine, ed<br />

anche da questa è tratto <strong>il</strong> busto in cui si conserva la testa nel Tesoro dell’Arcivescovato, essendo molto bella e<br />

ben intesa. Miracolosa [75] d<strong>et</strong>ta testa, sì perché, havendo i saraceni, allor che saccheggiarono Pozzuoli, rottole<br />

<strong>il</strong> naso, e poi portandolo con loro per dispregio, né potendo partire l’armata per fiera tempesta, lo buttorono al<br />

mare e andorno via; fatto intanto da’ cristiani un altro naso <strong>alla</strong> statua per non vederla con quello sfregio, ma<br />

non vi si poté attaccare, sempre cadendo, sino a che, da alcuni pescatori nelle r<strong>et</strong>i ritrovato <strong>il</strong> vero naso, e più<br />

volte ributtatolo, e sempre ripresolo, conosciutolo alfine, e portatolo <strong>alla</strong> statua, ed accostatolo al suo luogo<br />

senza mistura alcuna vi restò fisso, come oggi si vede, restandovi solo <strong>il</strong> segno del t<strong>agli</strong>o; sì anche per esserle<br />

poco prima del tempo del contagio comparso sotto la gola <strong>il</strong> bobone, presagio di quel morbo, e vi si vede la<br />

cicatrice.<br />

Ha <strong>il</strong> convento una mirab<strong>il</strong> cisterna pens<strong>il</strong>e sostenuta da una colonna, perché se fusse stata appoggiata in<br />

terra, havrebbe presa la qualità sulfurea. Sotto <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to convento vi è una grotta larga che vi si può andare un<br />

carro, che si stima fusse fatta per andare da Pozzuoli al Lago d’Agna[76]no senza salire <strong>il</strong> Monte della<br />

Solfatara; ora in parte otturata che non si può passar oltre. Quivi, nel farsi una fossa per porvi la neve, ritrovossi<br />

una p<strong>alla</strong> d’oro con caratteri attorno, che da poco <strong>curiosi</strong> non facendosi interpr<strong>et</strong>are, ne fu dell’oro fatta una<br />

pisside per la chiesa.<br />

Da molti terrib<strong>il</strong>i incendj della Solfatara, particolar<strong>mente</strong> de’ già d<strong>et</strong>ti del 1488 e 1538, si cava nelle sue<br />

viscere vi siano materie bituminose, crasse e olee, atte ad accendersi e scuoter la terra, e si stima habbia<br />

corrispondenza con Vesuvio, Ischia ed altre bocche di fuoco per li meati sotterranei.<br />

Che vi siano apparsi demonj e fantasime l’hanno attestato padri capuccini venerab<strong>il</strong>i sacerdoti, e si dice<br />

che un giovane disperato havesse dato al Demonio l’anima, e fattoli una scrittura col sangue, nel vedere visioni<br />

orrib<strong>il</strong>i, ricorso a’ padri cappuccini e raccontato loro <strong>il</strong> fatto, fu da questi portato al vescovo, <strong>il</strong> quale,<br />

scrivendone al pontefice, lo fece castigare con penitenza adeguata al delitto.<br />

[77] Della visione d’alcuni augelli neri, che la domenica volavano e poi al comparire d’un corvo si<br />

tuffavano nell’acque, stimate anime condennate a purgare i loro falli, raccontato da Pier Damiano, ne creda <strong>il</strong><br />

l<strong>et</strong>tore ciò che gli piace, come d’altre visioni narrate da altri. Egli però è vero che <strong>il</strong> Signore, per dimostrare un<br />

rastro delle pene dell’Inferno e del Purgatorio, suole in luoghi così orridi far comparire le anime tormentate da<br />

spiriti tormentatori, per convincere quei perfidi e scelerati che lo niegano.<br />

Ritornando a noi, si vedono qui sopra diversi pezzi e sassi della Via Appia, che per sopra questi monti<br />

tirava, e non già per lo lido del mare.<br />

Da fianco della d<strong>et</strong>ta Solfatara vi sono i Regii Astruni, luogo che prende <strong>il</strong> nome o da Astrumo, col<br />

Savonarola; o da Struni, come disse un autor, de’ bagni dedicati a Federico; o d<strong>agli</strong> strumi, come dice Ugolino,<br />

per una bagno che sanava d<strong>et</strong>ta infermità; o più tosto d<strong>alla</strong> caccia degli astori. Luogo più delizioso o più bello<br />

per la d<strong>et</strong>ta cac[78]cia credo che diffic<strong>il</strong><strong>mente</strong> si possa ritrovare: egli è voto nel mezo, circondato da montagne<br />

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