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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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pronunciano V consonante; onde dicono che prendesse tal nome da Besbio, capitano che ne tenea la signoria, e<br />

così lo disse Giorgio Cedreno; Lesbio lo chiama Plutarco, e lo siegue Antonio Nolano, d<strong>alla</strong> oscenità, con<br />

l’opinione di Lucano, o dallo sporcare, o da’ popoli lesbj, che vi portarono ad abitare. Resbio lo dice Galeno;<br />

Besubio, Eremperto; Vesevo anche Sannazzaro; Ve[207]suvio, Floro ed infiniti autori, cioè Beroso, Eutropio,<br />

Ar<strong>et</strong>ino e Servio, dicendo quest’ultimo che <strong>il</strong> Vesuvio sia di Campagna, <strong>il</strong> Vesevo della Liguria; però anche a<br />

questo molti autori hanno dato di Vesevo <strong>il</strong> nome; alcuni dicono che sia parola composta, dicendosi Væ quia<br />

Sevus. Il Mancinelli, per fine, col Landino dice che si possa dire Vesuvio, Vesulo, Vesbio e Vesevo.<br />

Da’ suoi incendj presero le favole di fingere che vi fusse sepolto uno de’ Giganti che mosse guerra a<br />

Giove, d<strong>et</strong>to Alcioneo, vinto da Ercole edificatore di Ercolano, come dice F<strong>il</strong>ostrato negli Eroici; <strong>Di</strong>one<br />

attribuisce la favola a mitologia, dicendo esser stata invenzione per la siccità, fuoco e terremoto, ed haver gli<br />

antichi creduto che fusse stata la guerra de’ Giganti e Giove; e i creduli napolitani da’ primi secoli vantaron<br />

haver ossa di Giganti, che più tosto sono di qualche gran pesce, come sono quelli dell’atrio della chiesa di<br />

Pozzuoli. Favoleggiò ancora Berardino Rota, che fosse un giovane inamorato di Leucop<strong>et</strong>ra, e che [208]<br />

havesse negli amori emulo <strong>il</strong> Seb<strong>et</strong>o, quegli figlio di Partenope e N<strong>et</strong>tuno, questi di Vulcano e Resina, e che<br />

trasformato in monte per la crudeltà della ninfa, anche sospirando, esali le sue amorose fiamme, trasformato <strong>il</strong><br />

Seb<strong>et</strong>o in fiume, e Leucop<strong>et</strong>ra in sasso; lo che seguì <strong>il</strong> nostro Giulio Cesare Cortese.<br />

Ma, lasciate le favole, fu ancora d<strong>et</strong>to Monte di Somma, come porta Celio Rodigino, anche ciò con<br />

diversità di pareri; avvengaché chi dice esser così d<strong>et</strong>to da Sommano, che è attributo di Plutone, per esser un<br />

nuovo Inferno, chi dice per la sua sommità o altezza, havendo tal nome un altro monte tra Spol<strong>et</strong>i e Terni, sopra<br />

Str<strong>et</strong>tura. Il padre Maurizio di Gregorio vuole che prenda <strong>il</strong> nome d<strong>alla</strong> terra di Somma posta alle radici del<br />

monte, edificata d<strong>alla</strong> famiglia Somma del sed<strong>il</strong>e di Capuana, ed altri d<strong>alla</strong> contesa de’ nolani e napolitani, per<br />

esser decisa la lite in esso, come <strong>il</strong> Celano; prenda per sé <strong>il</strong> l<strong>et</strong>tore quella opinione che più gli aggrada; oggi e<br />

col nome di Vesuvio e di Somma si appella, e [209] la più certa opinione, che Vesuvio dalle fav<strong>il</strong>le si dicesse,<br />

che vesuvie si dicono in greco.<br />

Come che tutti quei monti che buttano fuoco, d<strong>et</strong>ti in greco hiera, sono consecrati <strong>agli</strong> dei, essendo <strong>il</strong><br />

fuoco della deità sacro, anche <strong>il</strong> Vesuvio fu a Giove Tonante consecrato, come l’addita un epitaffio in Capua,<br />

che dice:<br />

Jovi Vesuvio<br />

Sacrum<br />

D.D.<br />

È <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to monte otto miglia lontano da <strong>Napoli</strong>, e riguarda da una parte la città, dall’altra la tramontana;<br />

raggira da miglia 30 in circa, con l’altezza di quattro e pianura di cinque, con un monticello in mezo da una<br />

parte, dove era già pianura d’ambito d’un quarto di miglio, che va sempre crescendo con le pi<strong>et</strong>re e l’arene<br />

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