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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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Su le sue pi<strong>et</strong>re vi si vede <strong>il</strong> fior di zolfo ed <strong>il</strong> nitro, e le sue ceneri o arene danno di salsedine certezza. 69<br />

Che sia bocca d’Inferno hanno alcuni voluto sostenere, ed altri cavato dal vaticinio della Sib<strong>il</strong>la, che per<br />

questi incendj di monti habbia al fine del giorno del Giudizio a distruggersi <strong>il</strong> mondo. Io però non niego <strong>il</strong><br />

rapporto di tante visioni che in esso e nella Solfatara si sono veduti: gli <strong>et</strong>iopi neri che conducevano carri di<br />

fieno, e domandati dissero che portavano materia per castigo del Duca di Benevento e del Doce di <strong>Napoli</strong>; fusse<br />

ciò succeduto o nel [217 70 ] Vesuvio o nella Solfataja, come diversa<strong>mente</strong> si racconta; che siano apparse anime<br />

condennate all’Inferno e demonj tormentatori, come si racconta dell’anima di Teodorico veduta portare<br />

all’incendj dell’Isole Liparee da San Calogiro; dico però che sia stato ciò permissione di <strong>Di</strong>o, per ispaventare i<br />

mortali e farli ritraere dal mal oprare, come habbiamo d<strong>et</strong>to nella Solfataja, sciegliendo <strong>il</strong> Signore, per far<br />

mostra de’ suoi castighi, questi luoghi spaventevoli per mostrare quanto vie più terrib<strong>il</strong>i di questi siano quelli<br />

del centro; che per altro questi luoghi non sono che miniere accese nelle viscere della terra, troppo lungi<br />

essendo d<strong>alla</strong> superficie <strong>il</strong> centro per più migliaja di miglia al rapporto de’ matematici; e di questi luoghi<br />

incendiarj per tutto <strong>il</strong> mondo se ne veggono non solo nella nostra Italia, di Pozzuoli, Ischia, Viterbo, Siena, Etna<br />

di Sic<strong>il</strong>ia, isole di Vulcano, Lipari, Stromboli ed altri, ma anche ne’ paesi agghiacciati, come scrive Olao<br />

Magno, e Saffon grammatico, nelle Svezia, Monte Chimera di Licia, e butta fiamme lo [218] stesso Monte<br />

Olimpo nel levarsi del sole, e diverse parti del mondo, come può <strong>il</strong> curioso l<strong>et</strong>tore andar leggendo negli autori<br />

cosmografi e geografi. Il cessare degl’incendj, e poi ritornare, stimo che sia che, consumata la materia<br />

s’acch<strong>et</strong>a, finché, fermentata, di nuovo s’accende, e quanto è maggior<strong>mente</strong> accresciuta, maggior fa gl’incendj,<br />

e se cessasse affatto la materia cessarebbe affatto d’ardere, come è successo in diversi luoghi, non ardendo più<br />

Ischia, benché vi si veggiano ancora indizj nell’acque calde e fumarole di fuoco sepellito, né arde più Lipari,<br />

che arse un tempo, e così di molti altri luoghi; egli è vero bensì che i santi con le loro intercessioni fanno che<br />

cessino e s’arrestino d<strong>et</strong>ti incendj, come fa miracolosa<strong>mente</strong> sant’Agata vergine nell’Etna di Catania, san<br />

Calogiro di Lipari, ed <strong>il</strong> nostro glorioso martire cittadino e prot<strong>et</strong>tore san Gennaro del Vesuvio, trattenendo l’ira<br />

divina che si serve delle cause seconde per ministri de’ suoi flagelli. Ma quando fusse la materia, che brucia<br />

d<strong>et</strong>ti monti, infernale, incombustib<strong>il</strong>e e mai cessante 71 [219] sarebbe; essendo dunque eff<strong>et</strong>ti naturali ma<br />

operanti per disposizione della causa prima, quindi è ch’ella se ne serve per additarci con questi segni i furturi<br />

eff<strong>et</strong>ti della sua giustizia, havendo, tante volte che ha bruciato, pronosticato guerre, pest<strong>il</strong>enze, ster<strong>il</strong>ità, morti di<br />

grandi ed estermini de’ quali molti hanno scritto.<br />

E per venire particolar<strong>mente</strong> a’ suoi incendj: quando questo monte incominciasse ad ardere, certezza<br />

alcuna non habbiamo, onde haver cominciato assieme col mondo e col suo essere si crede da molti. Il più antico<br />

incendio, di cui si trova menzione, sarebbe quello che racconta <strong>il</strong> citato Beroso Caldeo, nel 5 delle sue<br />

Antichità, che successe sotto Aralì S<strong>et</strong>timo, re degli assirj, dicendo egli: “Italia tribus loci arsit. Multis diebus,<br />

69 Editio princeps: c<strong>et</strong>tezza.<br />

70 Editio princeps: 21.<br />

71 Editio princeps: ccssante.<br />

86

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