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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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In d<strong>et</strong>to monte v’è la grotta d<strong>et</strong>ta degli Sportiglioni, infelice sepoltura de’ napolitani nel passato<br />

prossimo contagio del 1656, per più di cinquantam<strong>il</strong>a cadaveri. La grotta prende <strong>il</strong> nome da’ vipistrelli, o<br />

ve[178]spirtiglioni, che sportiglioni in <strong>Napoli</strong> si dicono; è lunga più d’un miglio e mezo, e giunge sin sotto<br />

Capo di Chio; non si sa perché cavata; e vi sono nel mezo due braccia, uno de’ quali tira verso Poggio Regale,<br />

ed è largo trenta palmi, otturato con un gran muro doppo che vi furono sepelliti i cadaveri sud<strong>et</strong>ti. La pi<strong>et</strong>à<br />

cristiana nel colle sopra d<strong>et</strong>ta grotta vi ha edificato una chiesa, d<strong>et</strong>ta Santa Maria del Pianto, ove si fanno<br />

diverse opere di carità, e si celebrano messe per li defonti.<br />

Fu la chiesa fondata dal sacerdote don Giovan Lonardo Spano, e da altri divoti, che andavano perciò<br />

questuando, della congregazione di Santa Maria Vertice Cœli, d<strong>et</strong>ta Verticelli, concorrendovi la pi<strong>et</strong>à del non<br />

mai abbastanza lodab<strong>il</strong>e Conte di Pignoranda.<br />

Ha la chiesa tre quadri: quello dell’altar maggiore, d’Andrea Vaccaro, è la Vergine che trattiene<br />

piangendo <strong>il</strong> rigore del figlio, e priega per le anime del Purgatorio; l’altri due sono del Giordano, fatti<br />

meravigliosa<strong>mente</strong> in due giorni. Avanti la [179] chiesa vi è una bellissima prosp<strong>et</strong>tiva di <strong>Napoli</strong> e paludi,<br />

scorgendosi <strong>il</strong> corso del placido Seb<strong>et</strong>o, e molini, e gli orti, che sembrano tap<strong>et</strong>i di varj colori.<br />

A la Strada di Poggio Regale, verso Porta Capuana, è una chiesa di Santa Maria degli Orti, er<strong>et</strong>ta allora<br />

che si diseccarono le paludi, e da questa parte si va ad un luogo d<strong>et</strong>to <strong>il</strong> Guindazzello, che era della famiglia<br />

Guindazzo, luogo delizioso forse al pari di Poggio Regale, con fontane, arangi e cedriere. Per l’aria fu lasciato<br />

di coltivare; pervenuto al principe d’Acaja Tocco, non vedendosi oggi che pochi alberi d’arangi, ed un edificio<br />

stuccato e dipinto di figure, e vi sgorga un’abbondantissimo capo d’acqua.<br />

<strong>Di</strong> San Giovanni a Teduccio, Pi<strong>et</strong>ra Bianca, Portici e Resina.<br />

§ XI. Passato <strong>il</strong> Ponte della Maddalena, dove lasciassimo nella prima parte la città di <strong>Napoli</strong>, per seguire<br />

[180] <strong>il</strong> <strong>seno</strong> <strong>cratero</strong>, vi è una larghissima strada che in due si divide: per una si va a Santa Maria dell’Arco,<br />

Somma, Tr<strong>occhi</strong>a, d<strong>agli</strong> antichi d<strong>et</strong>ta Trocola, San Giorgio d<strong>et</strong>to Santo Jorio, e ad altre v<strong>il</strong>le e casali; un’altra<br />

per la riviera del mare sotto <strong>il</strong> Monte Vesuvio, Portici, Resina, Torri della Santissima Annunciata e Greco,<br />

Castell’a mare, e per altra parte Salerno, Bas<strong>il</strong>icata, ed altrove.<br />

Si ritrovano prima, presso all’arena, tre torri, che erano molini a vento, tralasciati poi che s’introdusse la<br />

nuova acqua da Agata d<strong>et</strong>ta de’ Carmignani, ed ora sono in gran parte rovinate.<br />

Qui presso v’era una fossa per maturarvi <strong>il</strong> lino, fatta toglier via da re Alfonso per l’aria cattiva che<br />

rendea.<br />

Siegue un luogo d<strong>et</strong>to Ponte Licciardo, o Guizzardo; dicono fusse stata casa d’un rubello di tal<br />

cognome, che, diruta, fu poi infame ric<strong>et</strong>tacolo de’ cadaveri de’ giustiziati, come al presente; dal quale la nob<strong>il</strong><br />

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