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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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[122 40 ] Dell’isola d’Ischia, e suoi bagni.<br />

§ VII. Prima di giungere al Monte Mi<strong>seno</strong>, donde comincia <strong>il</strong> <strong>seno</strong> <strong>cratero</strong>, terminando al Capo di<br />

Minerva, o Campanella, dirimp<strong>et</strong>to a Capri, vi sono due isole e perché par che servano di corteggio <strong>alla</strong><br />

bellissima prosp<strong>et</strong>tiva di <strong>Napoli</strong>, ne compendiaremo qualche cosa per notizia de’ signori forastieri.<br />

<strong>Di</strong>versi nomi dunque ha d<strong>agli</strong> antichi havuto l’isola, che oggi d’Ischia si appella, ed i suoi accidenti han<br />

dato luogo a molte favole. Arime o Inarime da Virg<strong>il</strong>io vien d<strong>et</strong>ta, da Omero e F<strong>il</strong>ostrato, forse da’ popoli arimi<br />

di Siria, o vero da un promontorio de’ Sarpedoni presso l’antro di Corcira. Fu d<strong>et</strong>ta Isola delle Scimie, non<br />

perché ve ne fussero giammai, ma per la favola de’ fratelli Cecropi trasformati in questi animali secondo Suida<br />

ed Ovidio; Plinio chiama Enaria dall’haver dato luogo all’armata di Enea, o pure da’ vasi di cr<strong>et</strong>a grandi, d<strong>et</strong>ti<br />

pithos, che vi si faceano; da’ greci d<strong>et</strong>ta Pite[123]cusa, ch’è lo stesso nome preso dalle scimie. Stefano però<br />

dice esser non una, ma diverse l’Isole Pitecuse, le quali da Strabone con Ponzo e Ventotene, d<strong>et</strong>te la bella<br />

Partenope, Palmarola ed altre, vengono d<strong>et</strong>te Enotridi; che vi fusse sepellito Tifone narrano le favole, forse<br />

allegorizzando per la violenza de’ fuochi sotterranei e venti, che tifoni chiamano i greci: anzi dicono che questo<br />

Tifone si estenda sino <strong>alla</strong> Sic<strong>il</strong>ia, e ciò per esser Tifeo, ch’è lo stesso Tifone, uno de’ Giganti che conbatté con<br />

Giove, dicono Virg<strong>il</strong>io e Lucano, che S<strong>il</strong>io Italico chiama Giap<strong>et</strong>o. Il Boccaccio, toltolo da Teodonzio, dice che<br />

fusse <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Tifeo figlio della Terra e di Titano, antichissimi re di C<strong>il</strong>icia; Esiodo narra che da’ suoi omeri<br />

uscivano cento capi di dragoni, che mandasse fiamma d<strong>agli</strong> <strong>occhi</strong>, ed ogni capo havesse la sua voce. Tutte le<br />

d<strong>et</strong>te favole sono mitologiche, per dinotare gl’incendj di d<strong>et</strong>ta isola, de’ quali molti se ne numerano. Fu abitata<br />

prima da’ popoli eritrei, calcidici e cumani, cioè quelli che da Negroponte qua venne[124]ro, e che da qua<br />

passassero poi a Cuma edificandola e dandole <strong>il</strong> nome, e che si fussero arricchiti con la fert<strong>il</strong>ità dell’isola, e per<br />

le vene dell’oro; ma poi per una 41 sedizione nata fra loro la abbandonassero, scrive <strong>il</strong> citato più volte Strabone.<br />

Che da Gerone re di Sic<strong>il</strong>ia occupata, discacciati i d<strong>et</strong>ti eritrei e i calcidesi, fusse abitata da’ sic<strong>il</strong>iani, poi<br />

da questi per incendj e terremoti anche abbandonata, scrive <strong>il</strong> Fazello, ove haveano fabricato un castello d<strong>et</strong>to<br />

Gironda, portandone sino ad oggi <strong>il</strong> nome una parte dell’isola. Il suo Monte Epomeo, o vero San Nicolò, che<br />

ardesse a tempo di L. Marzio e Sesto Giulio consoli, poi sotto Tito, Antonino e <strong>Di</strong>ocleziano, si ritrovano<br />

memorie; si ritrova ancora che sotto Alberto I per due mesi bruciasse, e da Giulio Ossequente, che 89 anni<br />

avanti la venuta del Signore havesse eruttato fiamme.<br />

Il circuito di tutta l’isola è di miglia 18, misurandovi i lidi e i capi, senza di essi per dritto 15. I suoi<br />

promontori sono: Locio, Sciar<strong>il</strong>lo, Aguglia, Ces<strong>agli</strong>oni, San Pancrazio, Ca[125]valleria, Maronzio Sant’Angelo,<br />

Pedaso, Falconara, Scannello, Vecchio, Lo Schiavo, Imperadore, Santa Maria delle Grazje, Parata, o Pisciazza<br />

della Vecchia, Scrofa, San Pi<strong>et</strong>ro, Arena e Cornacchia, che si estendono sopra <strong>il</strong> mare.<br />

40<br />

Tra la pagina 122 e la successiva è inserita la tavola [XIII].<br />

41<br />

Editio princeps: nna.<br />

52

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