TAVOLA [XII]: “Veduta della Grotta di Pozzolo, di fuori. All’eccellentissimo signor don Tommaso d’Aquino principe di Castiglione”. Due strade vi sono per andar fuori Grotta, cioè la v<strong>il</strong>la fuori la Grotta di <strong>Napoli</strong> per Pozzuoli: una d<strong>et</strong>ta la Regia, dalli Bagnoli attraversando dritta e larga, nel mezo della quale <strong>il</strong> marchese don Francesco [89] Ardia vi ha fatto un delizioso casino in una sua v<strong>il</strong>la, con un tempi<strong>et</strong>to <strong>alla</strong> Vergine de’ S<strong>et</strong>te Dolori, o Solitaria. Per l’altra strada vi è un’altra chies<strong>et</strong>ta, d<strong>et</strong>ta San Cle<strong>mente</strong>, e presso una v<strong>il</strong>la de’ padri certosini, e avanti un’altra chies<strong>et</strong>ta con una miracolosa immagine, d<strong>et</strong>ta a Festignano, ove è anche una v<strong>il</strong>la con torre antica de’ padri agostiniani di San Giovanni a Carbonara. Giungendo al fine fuori Grotta vi è anche la chiesa parr<strong>occhi</strong>ale di d<strong>et</strong>ta v<strong>il</strong>la con nome di Santa Maria della Grazia, della giurisdizione del vescovo di Pozzuoli, e vi è memoria esservisi consecrato arcivescovo di Toledo don Pasquale d’Aragona, viceré di <strong>Napoli</strong>, col suo ritratto ed epitaffio. Avanti la chiesa vi è un altro epitaffio di don Perafan de Ribera, che fece accomodare le strade. <strong>Di</strong> poco buon aria è la V<strong>il</strong>la, perché vi tarda ad uscir <strong>il</strong> sole, benché i territorj ben coltivati. Havendo terminato questo semicircolo da Mi<strong>seno</strong> al Promontorio di Pos<strong>il</strong>ipo, o Coroglio, presso <strong>Napoli</strong> torneremo per l’istesse strade indie[90]tro, per dire de’ bagni, non havendoli voluto confondere con l’altre <strong>curiosi</strong>tà ed antichità, per darne più distinta relazione. Delli bagni di <strong>Napoli</strong>, Pozzuoli e Baja. 38
§ VI. Dovendo trattare de’ bagni di <strong>Napoli</strong>, Pozzuoli e Baja, è da sapersi, come dice Strabone, libro 55°, che <strong>Napoli</strong> havea i suoi bagni d’acque calde non inferiori a quelle di Baia sotto gl’imperadori greci; dove questi fussero è la difficoltà. Tarcagnota vuole che fussero presso le Grotti Platamonie, e che fussero di calor naturale, però non apparendone nessuno segno, se non dell’acque ferrate tepide, ha dato occasione al Capaccio di dire che nella città non vi fussero in verità bagni o terme d’acque calde naturali, ma bensì presso <strong>il</strong> Ginnasio le terme d’acque artificiose, de’ quali parla Fabio Giordano nel suo trattato De thermis. Quindi, per accordarsi con Strabone, divise egli i bagni in tre luoghi, quelli di <strong>Napoli</strong>, da Fuori Grotta sino a [91] Pozzuoli; quei di Pozzuoli, da questo sino a Tritola; e quei di Baja, sino a Monte Mi<strong>seno</strong>. La stessa traccia seguì don Pi<strong>et</strong>ro d’Aragona, onde pose tre epitaffj: uno prima di entrare <strong>alla</strong> Grotta de’ primi bagni sino a Pozzuoli, con le loro virtù; <strong>il</strong> secondo nell’uscir da Pozzuoli per andare a Baja; ed <strong>il</strong> 3° prima del Sudatorio di Tritola, quali al fine di questo si pongono; e lo stesso camino faremo noi, rintracciandoli. Degli antichi bagni, riferisce Bened<strong>et</strong>to di Falco, che ne scrivesse un trattato Giovan Battista Elisio al Principe di Bisignano di trentasei di essi, riportando haverlo cavato da Oribasio, autor greco nel decimo libro delle sue opere, qual confessa non haver veduto. Che Galeno havesse veduto d<strong>et</strong>ti bagni, e scritto di quello della Spelonca, moltissimi autori lo scrivono; ed hanno fatto menzione di d<strong>et</strong>ti bagni, fra gli altri, Plinio e Cicerone, chiamando Pozzuoli “reggia dell’acque”; che l’havessero confusi i medici di Salerno, oltre la volgare opinione ed <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Sarno, come abbiamo più avanti portato, l’attesta <strong>il</strong> P<strong>et</strong>rarca, dicendo: [92] “Ubi Rupes undique liquorum salubritatem st<strong>il</strong>lantes, adhibita post Medicorum invidia, ut memorant confusa Balnea &c.”, ed haverne veduti manuscritti con l’immagini degl’infermi, come quelli ch’erano di pi<strong>et</strong>ra, ora rotte, afferma <strong>il</strong> sud<strong>et</strong>to Falco, dicendo egli: “Al Bagno della Scrofa era una immagine d’huomo scrofoloso, che l’insegnava, che quel bagno guarisse tal male e sim<strong>il</strong>i altre”. Or da tempo più che mai confusi d<strong>et</strong>ti bagni, benché gli rivenisse don Perafan, come si dice nel suo epitaffio, don Pi<strong>et</strong>ro Antonio d’Aragona viceré con la consulta d’altri medici, e particolar<strong>mente</strong> di Sebastiano Bartoli, restitu<strong>il</strong>li, onde con la scorta degli antichi, facendoli scavare, abbellire e farvi gli usci, le finestre in alcuni, l<strong>et</strong>ti di pi<strong>et</strong>ra per riposarvi gl’infermi, ric<strong>et</strong>tacoli per l’acque, e scrivervi in ogni uno <strong>il</strong> suo titolo di marmo, perché se ne avv<strong>agli</strong>ano ne’ loro bisogni coloro che vi concorrono, si sono rimessi in buona parte in piedi, benché non con quell’accertanza che dicono gli antichi; ed <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Bartoli ne diede alle stampe [93] un libro; per venire dunque ad essi: <strong>il</strong> primo bagno è quello che si dice Fuori Grotta, <strong>il</strong> Savonarola lo chiama Tripta, è questo vicino <strong>alla</strong> spiaggia del mare sotto Pos<strong>il</strong>ipo, dirimp<strong>et</strong>to a Nisida: è l’acqua sua dolcissima da bere, e se ne fanno provisione le navi per li viaggi; è refrigerante de’ nervi e delle membra, giova a’ pulmoni, al fegato ed al p<strong>et</strong>to, <strong>alla</strong> debolezza dello stomaco, <strong>alla</strong> tosse, e toglie d<strong>alla</strong> cute la infezione, ma nuoce <strong>agli</strong> idropici. Siegue <strong>il</strong> secondo di Giuncara, perché posto in mezo a’ giunchi, <strong>il</strong> quale conforta lo stomaco ancora, e la m<strong>il</strong>za, rallegra gli animi, toglie i sospiri, cagiona allegrezza, fa li<strong>et</strong>e le forze, alle donne conforta le reni, eccita Venere, ma non giova <strong>agli</strong> <strong>et</strong>ici di prima e seconda specie. Giuncara e Vincara lo chiama <strong>il</strong> Franciotti; Juncara, 39
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fanno padiglioni, e si trattengono
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