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Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de' curiosi

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tutti gli edificj, bagni, ed <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to Lago Lucrino, come deposero più testimonj di veduta in un processo che si<br />

conserva nell’Arcivescovato. Il vento portò le ceneri oltre <strong>Napoli</strong>, sino a San Severino, 24 miglia discosto.<br />

Nella cima del monte restovvi una bocca larga da 50 passi, che prima buttò fuoco, poi restringendosi come un<br />

amfiteatro nel fondo, cessate le fiamme, vi restò un’acqua sulfurea e calda, e adesso è una fert<strong>il</strong>e massaria.<br />

Tutto <strong>il</strong> Lago Lucrino fu coverto dal monte, che parte del Lago Averno e parte del mare occupò, né produce<br />

d’intorno se non erbe selvagge ed inut<strong>il</strong>i.<br />

Un miglio e mezzo lontana d<strong>alla</strong> d<strong>et</strong>ta v<strong>il</strong>la era la Selva d’Hami, o Gallinaria, mentovata da Cicerone,<br />

tre miglia lontana da Cuma, d<strong>et</strong>ta “sacer locus”, di cui parla Tito Livio, che i campani ingannassero i cumani,<br />

ma da questi ingannati restassero, celebrando la festa d’Hami uccidendo Mevio Alife capitano de’ campani con<br />

duem<strong>il</strong>a de’ suoi, e pigliando 30 bandiere. Era la d<strong>et</strong>ta selva sopra un monte tra Cuma, Averno e Baja, [41]<br />

ov’era <strong>il</strong> Tempio d’Hami, e si vede tutto <strong>il</strong> monte seminato di rovine di edificj antichi.<br />

A’ piedi del d<strong>et</strong>to monte è <strong>il</strong> Lago Averno, così d<strong>et</strong>to d<strong>alla</strong> parola aorno, che vuol dire senza uccelli,<br />

mentre vogliono che, passandovi da sopra, gli uccelli ci cadessero dentro morti; ed era <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to lago consecrato<br />

alle deità infernali, finto ciò da’ gent<strong>il</strong>i superstiosi, per la negromanzia che vi si esercitava e per le vittime<br />

umane che si offerivano, onde scrivono che Ulisse vi havesse sacrificato Elpenore, ed Enea Mi<strong>seno</strong>; Annibbale<br />

vi si accostò fingendo di volervi immolare, come dice Livio. Vi era vicina una selva che rendea l’aria pestifera,<br />

troncata da Agrippa per renderla serena, ed oggi tutto <strong>il</strong> contorno è ben coltivato. Sono l’acque di d<strong>et</strong>to lago<br />

nere e torbide, e molto profonde, ma non già che non vi si trovi fondo, perché è d’altezza 90 passi; <strong>il</strong> pesce che<br />

ora vi si piglia sono tinche, ma poche e di mal sapore, e degli uccelli poche folighe vi si vedono. Alla riva vi è<br />

un edificio diruto in forma di tempio, che si sti[42]ma o di Mercurio, o di N<strong>et</strong>tuno, o più ragionevol<strong>mente</strong> di<br />

Apollo; egli è 126 palmi di diam<strong>et</strong>ro, da dentro di forma rotonda e da fuori triangolare con s<strong>et</strong>te nicchie grandi.<br />

<strong>Di</strong>cono che la Sib<strong>il</strong>la per sotterranei luoghi passasse in questo tempio per dar gli oracoli, e che i popoli cimerii,<br />

di sopra mentovati, vi sacrificassero a’ dei padroni dell’anime, ov’era una fontana di acque piovane che per un<br />

ruscell<strong>et</strong>to si scaricavano al mare, e che niuno ne gustava, stimandola acqua infernale, e che derivasse da<br />

Fleg<strong>et</strong>onte e d’Acherusia, o Acheronte, ov’era l’oracolo ed un castello sopra di d<strong>et</strong>ti popoli cimerii, che<br />

abitavano nelle spelonche, e che qui vi fussero le porte dell’Inferno: tutte favole e belle ritrovate de’ po<strong>et</strong>i per<br />

l’orridezza del luogo, con tutto che vi si vedano d’intorno quantità di edificj atterrati, forse perché t<strong>agli</strong>ata la<br />

sud<strong>et</strong>ta selva si resero i territorii ameni ed atti <strong>alla</strong> cultura. A tempo di Roberto re delle Sic<strong>il</strong>ie, riferisce<br />

Boccaccio, che havesse <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to lago buttato <strong>alla</strong> riva quantità di pesci neri e puzzolenti di zolfo, sti[43]mati<br />

avvelenati da qualche ebullizione bituminosa. Fu <strong>il</strong> d<strong>et</strong>to lago chiamato anche Acheronte e Palude Acherusia,<br />

ma più tosto tal nome è del Lago della Coluccia, o Fusaro d<strong>et</strong>to, ove quei di Giugliano maturano <strong>il</strong> lino ed <strong>il</strong><br />

canape.<br />

D<strong>alla</strong> parte di Cuma vi è una grotta che si dice di Pi<strong>et</strong>ro di Pace, che vogliono terminasse all’Averno,<br />

cavata per fac<strong>il</strong>itare la strada da Cuma ad Averno, in gran parte otturata d<strong>alla</strong> terra; si chiama dal nome del<br />

d<strong>et</strong>to perché, con la speranza di ritrovarvi tesori, vi fe’ cavare ma rimase deluso, dando luogo a’ bell’ingegni di<br />

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