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NEL ESODO.
eofâ la fcgg* difpone prima dello animale preftato gra*
tis diftinguendo fra la percoffa, d morte dello animale,
crétente à affente il padrone.Perche ftatuifce che fe il pa
drone de'llo animale accompagna il preftato animale.nô
fara tenuto,fe i cafo quello e' rapito ,8c morto,a pagar*
lo chi lo'prefc in prefto, ma fe fara affente, fara tenuto a s
oagarlo.Ma fe quefto e" mercenario,cioe v
fe quel taleani
maie è tolto in prefto con prezzo , in taie cafo, fe bene
non c" prefente il padrone,8c poffa prouare che fia ftato
mbato o" percoffbjo'rapito.non é 1
tenuto alla fatisfatio
ne quello che lo accatto,8c rédefi la ragione, perche uen
ne non in fauore di chi l J
ufa,ma per la mercede fua. Pon
fi dipoi il fecondo principale di quefto capitolo,cioëpre
cettii giudiciaii, d che regolano la concupifcibile circa la
cofa delettabile, 8c quefto maffimamente allo atto uene*
reo. Ete'neluero chiara la legge ,nehabifogno didi*
chiaratione,laquaIe fe fi ferua(Te,non uerrebbe tanto in pe
ricololapudicitia.
Non lafcierai uiuere la malefica. Ciafeuno che
giacecol giumento, morendo morra. Quello
che facrifica agli Iddii, fuori che al Signore folo,
fiauccifo.
Auuegna che efprima la femina,maIefica,nondimeno m
tefe dell'huomo che quefto fteffo tenta.Et di quefta fuper
fiitione fono uanc le fpeci. Et qui fi notano quelle che
hanno fpirito cattiuo familiare,i documenti,8c le reuela*
tioni delquale ufano come il giudicio di Iddio .E t horribi
le opera,e N
il giacere,cioe v
ufare col giumento, 8c da pu*
nire con horribile giudicio,accio che piu diligentemente
fi euiti.perche e v
infâme alla natura,8c contro alloordine
délia natura,8c uuole quefta legge, che fenza alcuna mife
ricordia,d difpenfatione fia nccifo.Et auuegna che que*
fia legge fia del decalogo, non dimeno la pone qui fra le
giudiciali,perche non era aggiunta la pena.
Et non farai uiolenza al peregrino,ÔC non mole?
lierai quello. Perche fufti peregrini nella terra di
Egytto.
Et quefta legge difprezzano quafi tutte le genti, perche
tutti fogliano fprezzare i foreftieri,8c peregrini, 8tfog*
giugne,perche fufti peregrini,quafi dica per quefta caufa
permette Iddio che uoi fuili tanto tempo affiitti in Egyt
to,accioche imparasfi à hauere mifericordia agli afiitti,8c
oppreffati, 8c non fare al prosfimo quello che non uo*
lesfi che fusfi fatto £ uoi.
NeiTuna uedoua, ÔC neffuno pupillo affligerete.
Se affligendo affligerai quello,ôcfe clamando cla
mera à me,udendo udiro il clamore di quello.Et
adirerallî il furore mio, ôc ucciderouui nella fpa?
da,ôc faranno le mogli uoftre uedoue,ôc i figliuQ
li uoftri pupilli.
Per la medefima ragione non fi debbono affliggere le ue
doue, i pupilli, 8c i poueri altrimenti abbandonati da gli
humani aiuti,perche il Signore ha fingulare cura di tutti
loro,8c e v
parlare,che quafi minaccia,comc dica, guarda
teui che uoi non affliggiate mai,o contriftiate la uedoua,
d gli orfani, perche fegli affliggerete, 8c clamino a v
me,
non gli elaudendo uoi,gli efaudiro io, perche neho ca
ra, quanto piu fono fprezzatidaglfattri. Et douerriefi
diligentemente fare leggerc fpeflb quefto capitolo à ma
giftrati,5c a x
CAP. XXII. 69
mo tuo,nel tramontare del foie reftituiragli quel
lo.Perche e
giudici.
Se tu prefterai lo argento al popolo mio poue?
v
coprimento fuo, folamente quel ue
ftimentoe allapellefua,inchegiacerar'ôcfara, fe
clamera àme,udiro,perche fono mifericordiofo.
Comandafi ï quefto uerfo che i poueri nô fieno grauati
con la ufura, 8c che non fi debbino preftare i danari a ufu
ra, o'guadagno, 8c con clementia û debbino rifeuotere i
debiti,Scfoccorrereipoueri,delle cofe fuperfiue.Etnon
e N
da torre dal pouero in luogo di pegno quella cofa,che,
gli c neceffaria, fenza laquale non puo uiuere comoda*
mente,8c c da hauere rifpetto,perche leuare il uefiimcn*
to,del quale ha bifogno contro al freddo, 8c del quale fi
cuopre la notte alla necesfita, répugna allahumanita, 8c
aggiugne ilSignorc. Perche iofono mifericordiofo.Qua
fi dica,fe tu farai tanto immite,8c crudele,che tu lafei péri
re il prosfimo di freddo, 2c diftento, io non dimeno fa*
ro mifericordiofo in quello contro a" te, 8c per quello
mi uendichero di te, 8c fasfi Iddio tutore del pouero,8c
mifericordiofo di quello , accio che di qui tema queîlo
che prefta, di priuare il pouero del neceffario coprimen
to , 8c immitila diuina mifericordia, concedendo l'ufo
del pegno.
Non maladire i giudici,ôenon beftemiare il prin*
cipe nel popolo tuo.La plenîtudine tua, ôc la la?
grima tua, non tarderai offerire, il primo genito
de tuoi figliuoli mi darai. Cofi farai al bue tuo, ÔC
alla pecora tua,per fene di fara con la madré fuaf ôc nel diortauolo darai a v
me. Etfaretea'mehuo
mini fanti,ôc carne rapita nel campo non mangie
rete,gitterete quella al cane.
Sono da uenerare, 8c reuerire i principf, &Vmagifirati,i>
qualifono miniftri di Iddio,che tutti fottopone allo im*
perio di quegli. Ma non dimeno ricordinfi anche quegli
fcambieuolmente di non commettere cofa, che non con
uenga Ioro,accio che non maculino l'uficio di Iddio co*mandato
a' quegli.Et col nome di Eloim,cioe N
di Iddio,
chiama i giudici, 8c magiftrati per monftràre, che fono
grandi, 8c meritamente da douere hauere loro rifpetto
degnandogli di chiamare la fcrittura,pel nome di Iddio.
Et comanda offerire la plenitudine,8c la lacrima, ilche e v
come dica,non differiraiil liquoretuo,cioe v
délie liquide
8c aride entrate tue, non dimettefai di offerire al Signo#
re le decime,8c le primitie,per rendere le gratie,8c reco*
gnitione délia fua-beneficentia, fecondo la legge fua . Et
niente fi debbe offerire al Signore,fe non intero,immacu
lato,8c pcrfetto,per quefto auanti allo ottauo di neffuno
giumentofiha a v
offerire al Signore,ma uuole che como
damente crefea appreffo alla madré fua . Et non e aba*
ftanza offerire le primitie.Sc i primi geniti,fe anchora nô
fiate fanti.perche io rifguardô alla giuftitia dele perfone,
non a' doni,io uoglio che mi fieno dati i cuori degli huo
mini, perche mie fono le fiere deila felua, 8c i giumenti
ne monti,fate di effermi fanti, 8c fe alcuna cofa e s
cattiua
negli animali,8c abominabile,non la offerite a' me,ma git
tatela aile fiere.
N
CAP. XXIII.
On comporterai l'udire la falfita,non por^
rai la mano tua con f impio per eflere teftî
ro^qualee' teco,non gli farai come ufuraio, nô
porrete fopra quello ufura. Se riceuendo in pe?
gnoriceueraiinpegno il ueftimento del profila»
mone iniquo. Norrfeguiter ai i molti al fare majs
le,ôc non rifponderai nella caufa, a x
dechnare die
rro a molri,a v
fare errare. Et il pouero non abellt
rai nellacaufafua.
M iii