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COMMENTO DI AN TONIO BRVCIOLI.
no,queilo buono monte,©: il libano.
Cominciaroratione dalla commemoratione délia bon
ta diuina,8c de benefîcii, iquali molti fece al popolo di If
rael, quefta oratione e N
efficace auâti a v
Iddio,laquale âpre
de i beneficii di Iddio gia fatti, dando quefta gloria a Id*
dio,che la mano fua non e v
sbreuiata,8c accoftafi al uerbo
di Iddio promettante, dando quefta gloria a Iddio, che
e v
uerace,8c puo tutte le cofe. Et uedefi anchora qui che i
pii piiffimamente orando,alcunauolta non fono efauditi,
8c quefto perche non fappiamo,che cofa ci oriamo, co*
me bifogna,8c il non effere afaudito Mofe/effendo ueri j
ftmile che effo oraffe in fpirito,ciè uno efemplo à noi fait
to in conforto,perche auuegna che il Signore,nô lo efau
difca, nondimeno non abandona quello, comanda ;che
afcenda al monte, Se con fideri la terra, cofi quando noi,
non oriarno,in che modo bifogni orare,non ci maraui*
gliamo fe noi non fiamo efauditi, ma nondimeno .non
dobbiamo dubitare per alchuno modo noi effere chari,
8c grati a v
Iddio,8c côprendiamo la benignita fotto Tira.
Et cofi tento Mofe con la fua oratione di mutare la fen*
tentia del Signote,accio che anchora gli fuffe lecito entra
re a v
poffedere la terra di promiffione, per laquale tanto
tempo fï era affaticato.
Et adiroffi il S'gnore contro à me,per cagione no
ftra,ôc non efaudi me,ôc diffe il Signore a^me, afe
faie'A te, non^aggiugnerai a x
parlarea^mepiudi
quefta cofâ.Afcendi la fommita d-i colle, ÔC alza
gli occhi tuoi a occidente,ô£ aquilone, ôc mezo
di,ÔC'oriente,ôcuedi côgîi occhi tuoi,perche non
pafferai quefto Giordano.Et comanda a v
Iofua,ôc
côforta quel!o,ôc fortifica quel!o,perche eflb paf
fera auanti a quefto popolo,« effo gli fara hère*
ditare la terra quale uedrai.Et reffammo ne la ual
le a v
l'incontro di Betpheor.
Adirarfi Iddio niente altro e\che non efaudire i defiderii,
non ritrattare le pene minaciate un tratto, 8ccofi fi deferi
ue la perfeuerantia délia diuina giuflitia contro a' Mofe,
deferiuefi la ragione delnon efaudire quello. Et quello
che dice,per cagione uoftra.intendi per la cofa uoftra, 8c
répète quefto per manifeftare, che per la cura che quello
haueua hauuta di effi,era uenuto in piu cattiua conditione
che Iofua,8c Caleb,come fe apertamente diceffi,fe io non
haueffi hauuta la cura di uoi, effendo innocente come Io
fua,8cChaleb;,nonfareipriuato delpaffare alla terra dr
promiffione,maper trattare la caufa uoftra incorfi in que
fta ira di Iddio.Et diffe il Signore a s
me,a(ïai e v
a' te,'cioe %
molto piu che tu non meritafti ti e N
ftato dato .perche Mo
fehaueua ueduti i due debellatiregni,fiche non haueua ue
duto Aharon.Moftragli il Signoreeffa terra, laquale do*
ueua dare al popolo fuo,8c dichiaragli quale debba effere
il ducea v
farglihereditare la terra, 8c ileonfortare di Mo
fe niéte altro e s
che certa promiffione délia diuina affiften
tia/Sc diligente, 8c fedele inftruttione nelle operationi,
preporlo al popolo,5t commendarlo a s
poffedere la terra quale il Signore Iddio de pacj •
uoftri da a
quello,accioche
piu propitio, 8c piu pronto gli obediffe , 8c prediceeli
certifiimamente hauere a" effere quello , che partira tutta
la terra aile dieci tribu. Et brieuemente fa mentione délia
trafgrefiïone del popolo,che fu fatta con le donne Media
nite.Et dice habbitammoal quanto in quella ualle,chefo
giacc al colle di Pheor,doue era l'eccelfo dclle Moabite
con lequali fornicorno certi degli lfraeliti. '
GAP. un.
£ T hora Ifrael odi gli ftatuti, ôc i giudici che io
ui infegno fare, accioche uiuiate, ôc entriate a
x
uoi. Nô aggiugnerete a la parola ch '
v C
io ui comando, ôcnôdiminuiret-*da quelle a c
ftodire i precetti del Signore Iddio uoftro iquali
io ui comando. Gli occhi uoftri ueggono'qrje[je cofe che feceil Signore in Bahalpheor, cheo»rjj
huomo chee'iro dietro a B.ihîlpheor,difprrfejj Signore Iddio tuo dal mezo dite.Et uoi accofiâdo
ui al Signore Iddio uoftro umete,tutti uoi hoggj.
Ordifce q'ii Mofe una uehemente, 8c feuera cfplicatiorie
dilegge,8c efortatione per tutti i comandamenti del de*
ca!ogo,comeinterpetre délia diuinaleg^e.mfpirato dal
Signore, fapendo di che cofa babia bifogno il pepolo
Et uolendo il Signore diminuire la fuperiiitiorie cli ouej
popolo,8c non feguitare il fenfo proprto infe,>na, clVfi
pêda dal folo uerbo di Iddio, 3c cl e qu-'llo fempre fi pen
fi ftudiofamente,8c niente piu tofto pigliarfi ,che gli aiufo
labili precetti di lddio,ammunifce adunque diiigenteroen
te.che niéte fi diminuifca,d aggiunga alla legge delSipno
re, perche fimih'aggiungnimenti fopbano degenerarc al
difpregio délia legge fua, 8c di nerefïïta comanda quefta
cofa,perchc mal; potremmo (tare nella noftra falute, la>
quale non intende la cieca noftra ragione,fenon r-ftiamo
nel puro ueibo diIdd:o,8cftoltamentcprefumiamo gju
dicare di quelle co'e,che fonofepranoi, ôc neffunocuito
diuino piacca" Iddio,fe non fi fa fecondo il uerbo fuo ne
fipuoaggiugnere',ne leuare dal uerbo di Iddio ,pciche
fubito che ai tenti qucfto,non bai effo uerbo di ldcho,ina
lo perdeiti. Et per quefto Mofe auanti che ftatuifcaalcu*
na cofa,o s
iniegni,cura auanti a x
tutte le cote, che quefte
parole lî fcru