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COMMENTO Dl ANTONIO BRVCIOLI. mio che io pattoui feco.Et adireraffi ilfuroremio àte in reftimonio.Perche io ho conofcim 0î a,.- contro à quello in effo di.ôc lafciero'quegli, & a* bellione tua,ôc il collo tuo duro, ecco anchot' fconderola faccia mia da eilï,ôcfara in confumatio uiuendo io coneffouoi hoggi, fiete rebelli al % ne,ôc trouerranno quello molti mali,ôc anguftie, gnore,ôc quanto piu doppo la morte miar Con* ÔC dira in quel di,oh non,perche non c il fignore gregate à me tutti i uecchi délie tribu uoftre & mio nel mezo di me,mi trouorno quefti mahVEt prepofti uoftri,ôC pavlero ne gliorecchi loro'ô» io afcondendo,afcondero lafaccia miain queldi, fie parole,ÔC chiamero in teftimonio contra diï per ogni maie che fece, perche fi conuerti à altri ro il cie!o,ÔC la terra. Perche conobbi che dopt Iddii. la morte mia,corrompendo,ui corromperete 6c Defcriuefi una célèbre inftitutione del nuouo duce,rifguar partireteui dalla uia,che io ui comandai ôc fcolv dando tutto il popolo la gloria di Iddio , accioche da etTa» trerrauui maie negli ulîimi giorni,quando farete intendeflino la certiflîma uolonta di quello circa Iofua. Et appaiendo il Signore à Mofe,8c Iofua,prima parla a Mo fe,reuelandogii la futuraidolatria del popolo nella terra promeffa,con laaggiuntapena, perche glireuela la mate* ria deleantico,che fi haueua à fcriuere,8cappare che patli maie negli occhi del fignore,per prouoeare quel Io con la opéra délie mani uoftre. Et parlo Mofe ne gli orecchi di tutta la côgregatione di Ifrael le parole di q"fto cantico,infino à che fuffino finite. qui délia Syriaca,8c Babilonica cattiuita .neliequali iurao Comândaft la féconda uolta,che fi ponga il libro nellaari confumati non ia tutto,maridotti al poco. ca.accioche fia uno altro teflimonio del Signore contro i Et hora feriueteui quefto cantico,ÔC infegilà quel effi Ifraeliti,8c cofi appare gia per auanti elTer pofia la tauo lo à figliuoli di ifraeljponi quello nella bocca Io la del teftamentonel'arca,8chora il uolume délialegge^ ro, accio che mi fia quefto cantico in teftimonio folamente di quefto Deuteronomio.Et non fenza grande contro àfigliuoli di Ifrael. Perche introdurro anguftia di cuore fi duole Mofe hauere fempre à effere du quello alla terra,fopra laquai giurai à padri fuoi, fiuente lattejôcmelejôc mangiera,ÔC fatolIeraffi,ôC ingrafferafri,ôc conuertiraffi à gli Iddii alien^êc fer rala ceruice di quel popolo,perche hauendo difprezzato l'opéra del fedeliflîmo duce,anchorauiuente,chefaceua tanti miracoli nella uirtu di Iddio,8c tanto efficaci parole penfaua che doppo la morte fua non hauefiino àcurare la uira à quegû,ôc prouoeheranno me, ÔCromperâ fuaferittura. Et hauendo Mofe à câtare il fuo cantico,con no il patto mio. Et fara quando lo trouerranno uoeo tutti i uecchi délie tribu , come per feongiurare que molti mali,ôc anguftie,cantera quefto cantico a* uanti à effo in teftimonio,perche non farafdimé*s ticato daila bocca del feme,perche io fo il penfie gli al fedele gouerno del popolo. Et predice ladeprauatio ne délia fede,3c la corrutela de coftumi,8c la inobedientia per lequale fieno per trap?flare la legge del fignore.Etc? ra quefto ueramente cantico ordinato alla ant'ca legge, et rofuo,quaîe effo fa hoggi, auâticheio Pintrodu ruditiffimamente,nonànumero dilillabe,ma difententia, ca nella terra,fopra Iaquale giurai.Etfcriffe Mofe &diaffetti,conbrkue,feconda,8c ardente compofitione quefto cantico ineffodi, ÔC infegno quello à figliuoli di ifrael- Et comando à Iofua figliuoîo di Nun,ôc différa ualente,ôc fia forte,perche intro- digefto. Et tal;fbnoicanticideliafacrafcrittura,nonal* la uanita délie cadcntie,3c de numeri,ma alla uiuacitadek lofpirito. durrai i figliuoli di ifrael alla terra, fopra Iaquale giurai Ioro,ôc io fono teco- Et fu quando hebbe finito Mofe di feriuere le parole di quefta legge A CAP. XXXll. Scoîtate cieli,ôcparlero,ôc odala terra idet dottrina ti délia mia, bocca gocciolera mia. Stillera come rugiada come pioggiala il parlare nel Iibro,infino à che finiffe. »io, come tempeftafopra il fieno, ôccomepiog Non folamente reuela la materia del cantico, ma anchora gie fopra Therba. Perche inuoehero il nome del comanda che fi feriua il compofto cantico,8c comunichifi Signore, date la magnitudine allo Iddio noftro • al popolo,accioche canti quello per tutto, 8c perfeueri il Iddio, è Topera fua perfetra, perche tutte le uie teftimonio diuino délia predetta iniquita del popolo ,8c fue,giudicio,Iddio è fedele,ne ha iniquita, giuflo délia pena. Accio che cantando fuffino fempre ammuniu" ôcrettoè. . di quelle cofe,che promeffono al Signore , 8c che pena fi In queftofenfo appare,chepar!iiIfantifIîmo propheta,» afpettafi Signore,8c a quegli,che reuerire,8c hauefiino adorare gli a difprezzare idoli Et confolafi la legge Iofua del fono sforzato à parlare da finceriflîma fede al popolo ftituifee la figura di Chrifto Signore,ilquale folo ucramen te le parole mie. Io chiarno uoi teftimoni di firmiflîn" te Saluatore puojintrodurre gli eletti per la gratia fua nel de,8c perpetuj che io ho dette quefte cofe à quefta gen ^ la terra dipromiffione. Et nô in uno giorno,ma in molti Jequali io nô finfi dal cuore mio,ma lo fpûito del Hgj 1 ^ anni feriffe Mofe il fuo pentateucho,8c commédollo à leg lç pofe nella becca mia,8c intêdefi qui pel cielo, 8c p 1 gère alla fua gente, accioche fuffi inftituito di fede pura u a n d c ta,tutte le creature,8c auuiene anchora the q J K nel Signore. p i i fono U!fltati p a i a j o r o c f f e r e odiofi à tutte le crearor, EtcomandoMofe aLeuiticheportano l'arcade! quefto fa la confeientia delpeccato monftratoper ge^ patto del Signore dicendo.Pigliateil libro di que E t a c h < a f u a :I dottrinaftjlli confia piog^^.^^ patio del Signore Iddio uo«to,Sf fia qmmcôir» ittahtcrraÛTicOcjpopoto.dildaylui*^
NEL DEVTERONOMIO. CAP. XXXII. 169 „ accio che io ftatui itermini de popoli, fecondo il numéro de A n obedienti aile diurne leggi, accio che « •*» figliuoli dilfrael.Perche parte del Signoreilpopo lo di quello,Iacob,forre delà heredita fua.Trouo â ^ n o ^ n ^ o \ e al fordo .accioche fappi: ^ncantimu^^.-rv, larontaminatione della idola* £quVfia f 'an eroinuocandonelgîor* ^ûenerandouno^ , n o n u Q g a d o f a r e gnitudine ^ l °/°" i b^z a alcuno altro alcuna ma, alcuno tlwjfcjXko Iddio noftro, di quefto o, ieftao P°7X e " "jtudine, 8c potefta, 8c tutu gli altri Q < f l a m 3 l S; Sendaci. Et comandafi chefirico * IddiiIp" 0 "''f0iatnente grande,ma anchoraomm* p0te T;cSfattchauea,8ceranograndementebuo* K
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