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COMMENTO DI A N TONIO BRVCIOLI. noi ïï fïgnore di Egytto,cô mano forre, ôc cô brac do diftefo,ôC con terrore grande,ÔC con fegni, ÔC con miracoli .Et fece uenire noi a quefto luogo, Ôc detteci quefta terra,tetra fiuente jatte,ÔC roele. Cice' quiui in E gytro,e(fendo oppreffati in humanamen * te,8ciniquamente ia grande,8eduriiTïmaferuitu,abbando nati da ogni aiuto clamammo al fïgnore,ilquale hebbe mi fericordia délia miferia,8c calamitanoftra,8c colpotentiffi mo braccio délia fua maiella ci cauo di Egyito, 8c libero. Et hora ecco portai le primitie del frutto de la ter ra,quale mi defti (ignore, ôeporrai quelle auanti al fïgnore Iddio tuo,ôC adorerai auanti al fïgnore Id dio ruo-Et raltegrerrari in ogni bene che dette il fi gnore lddio ru ~ à te,ôC la cafa tua,tu,ÔC il leuita,ôC il peregrino che ènel mezo di re.Quando compi rai di decimare ogni décima de! frutto tuo ne Io anno terzo,anno de la décima, darai al îeuita, al peregrino,a!pupiîlo,ôcà la uedoua,ôcmangieran no fra le porte tue,ôc fatollerannofî. Cioè,8e hora io porto leprimitie de frutti deila terra,laqua le mi defti o" Signore doue appare che tutto quefto elegan tiffimo parlare non fia referito al facerdote, ma i ef o Id* dio che dette tutte le cofe. Et doppo l'offerte primitie era lecito con la beneditione del Signore mangiare,8c partici pare degli altri frutticon tutta la famiglia. Et benche cia* feuno anno fi deffi la décima a leuiti, nondimeno ogni ter 20 anno fi diceua anno di decima,perche ogni terzo an* no fi daua la décima i poueri fecondo la legge flatuita di fopra. Et dirai auanti al fïgnore lddio tuo, leuai la fantita de la cafa,ôc detti quella al Ieuita,ôcal peregrino,SC al pupillo,ôcàlauedou3,fecondo ogni precetto tuo che comandafîi à me,io nô fono ufeito de pre cettituoi,ne mené fono feordato. Non mangiai ne la triftezza mia di effa,ne leuai di quella con lo immondOjSc non detti di quella pel mortOjobe* di à la noce del Signore Iddio mio, feci fecondo tutte quelle cofe che mi comandafti.Rifguarda da lo habitacolo de la tua fantita dal cielo, Si benedi fei il popolo tuo di Ifrael,ôc 1 a terra, laquale ci de ftijcome gïurafti à padri noftri,la terra fluente lat* te,ôc mêle, Prefcriuefi ; 'orat''one dettando i! (ignore, alqualefi debbe referire di fedeli doppo l'offerte delle décime, perche fi debbe confeTare ueramente ,8cncnhipocritamente la prô ta uolonti in tutti quefti doni, fecondo il comandamento del fïgnore,niente pretcrmet!endo,maconfeguendo tut* te le cofe uotontariaméte,8ccon pronto animo.Et per que fto fi fogîugne-Non mangiai delle offerte con tr ftez/a. Come fe io haueffi perdute le cofe offerte a facerdoti, 8cle uiti,ne alcuna cofa delle offerte per la miaioauertentia con traffe alcuni immonditia,perche tutte le cofe fono monde fecon io la legee del fignore.Iequali offerfi al fïgnore, ne commîffi frau le alcuna in effe. In quefto diil (ignore lddio tuo ri comanda che tu faccia queftiftatuti.ôc giudicii,ôc euftodifea, ÔC fac cia quegli con tutto il cuore tuo, ÔC tutta l'anima tua.Tu hai hoggi magnificato il fïgnore che fia a x te Iddio per caminare ne le uie fue.ôc euftodire gli ftatuti fuoi,ôc iprecetti fuoi^ôc i giuditii ûioi, ôc o- bedire à la uoee fua.Et ilfîgnore ha magnificat C hoggi accioche tu gh fia in popolo pecui, ai. e * me ti parlo, accioche ru euftodifea tutti i prçc' C ° di quello-Et accioche ti ponga eccelfn (n^ .° etti «npongaeccelfofopr.,0,,; Iegenn,Iequahfece alaude,ôcnome,ôcgIoria £ accioche fia popolo fanto al lïgnor Iddio tu0 ' , c o me ha parlato. Referifconfi quefte cofe à quefto di nelquale Mofe efo al popolo 1 precetti di lddio feritti di fopra. Et fegue t. dedicafti al fignorc Iddio tuo,aceioche effo ti fia idd,ô| Ieggi,8ccomâdamétidelquale eleggefti difeguire 8c dih Uere a offeruarc di!igenteme"te tutto qllo che efTo 'ordm Et lddio efaîto te perdareteeccclf j fopra tutte le p e°" create,eccelfo dico in quefte tre ccfe, cioe v create,eccelfo dico in quefte tre ccfe, cioe laude, & v laude, &n me, 8c gloria accioche lalaudefuafuperi lahudefuafuperi lalaude'diqua! lalaude'diqUa< lunqne popolo,8c ilnome fupen il nome,8c la gloria &a cioehe fia popolo fanto allo Iddio tno,come ha parlai CAP. XXVII. T comando Mofe,ôc i uecchi di Ifrael al p0p0 JC lo,dicendo,cuftcdifci tutto il preceto che io ui comando hoggi.Et fara nel di che uoi paffere* te il giordano alla terra che i! fïgnore Iddio tuo ti da,ftatuirafi piètre grandi, ôc incaîcinerale con la calcula.Et feriuerrai inquelle tutte le parole di que fta legge, quando pafferai per entrare nella terra laquale il (ignore Iddio tuo ti da,terraflueute latte ôc meie,comehaparlato il (ignore Iddio depadti tuoi à te.E t fara quando farete paffati ilGiordano rizerete queftepietre,lequali io ui comando hog gi nel monte Hebal, ôc incakinerai quelle con la calcina. Vno altro nuouofermcnc di Mofe pare effer fiât J quefto al popolo auanti alla morte fua predicato in luogo ditefla mento,8c a inculcare piu forte la legge del Signore necuo ri di quella gentc,accioche buoni piu u urcemenre,?cpm tenacemête.ritencffino tutte Je crfe alla men-oiia.&icatti ui,8crebdii fuffino piu i :efcufabiljnella loroconfcientia,3c auanti à Iddio perche fpeffofi dtbbeefortare il popolo, ne bafta hauerlo ammenito cô ina orariene Et queilo che qui dice dirizare Taltare nel monte heb.il, era temporale mandamento ,8c un tratto fi doueua adempiee.ikhe ccra pi lofua prefa la citta di Hai, efîendofi Ietti quiui auann'al popolo le beneditioni, 8c malad'ti n-i,8cofferti gli holo-au fti,come dice qui Mofe. Et intendoo i dieci precettfdellî legge,d que due precetti ,fcrittidi fopra nel cap. yi 8c de fcriuerfi negli ftipiti delle cafe, 8c nelle p orte, 8c da legarli nelle mani,8c da effere fcritii in quefte piètre, intendendo due,perche quâdo la fcrittura hebraica diceinuumeroplu raie fenza diffinire il numero,quafi fempre fi ntende due. Et doppo la morte di Mofe,fotto la guida di lofua, trapaf fato il giordano, 8c prefa la citta di Hierico,8c Hai, rizzor no quefte gran piètre. Et enficherai quiui l'altare al Signore lddio tuo, altare dipietre,non alzerai fopra queilo ferro.Di piètre intere edificherai l'altare del fïgnore lddio tuo,ôC offerirai fopra effo gli holocaufti alSigno re Iddio tuo.Etfacrificberai i pacifici,3cmangierat quiui, ôcrallegrerati auanti al Signore lddio tuo. Et feriuerrai in piètre tutte le parole di qacui gedichiaratebene. 1
NEL DEVTERONOMIO CAP. XXv.I. i animale,ÔC dira tut \ acconeratulatorio fu nella terra di promiffione con to il popolo Amen. Maladetto quello che giace Sio scrlnderedi gracie àlaudedi Iddio , che hauefle con la forellafuafigliuola del padre fuo.oficliuo ^ K f c ^ F ^ / r t S ^ k ^ M Iêlamadrefua,8£diratuttoilpopolÔAmen. f Ê ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ Maîadettoquello^hegiaceconlfuocerafua, & ère 8c non dette ofeuramente, ma in modo che beniffi* dira tutto il popolo Amen.Maladetto quello che ^ ou'pofiino iatendere da ciafcuno. ^ percuote il proffimo fuo di nafcofo, ÔC dira tutto Et parlo Mofe,ôci facerdoti leuiti a tuto Ifrael di* jlpopolo Amen.Maladetto quello chepigliapre cendo,afcolta,ôcodi lfrael,in quefto di,fatto fei in f e n r e p e r p e r cuotere l'anima di fangue innocente popolo al fignore Iddio tuo. Et obedifei alla uo* $ dira tntto il popolo Amen. Maladetto quello ce del Signore Iddio tuo.ÔC fa i precetti di quello, c h e n o n fti
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