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qualcosa di sbagliato, finché non vide la sua espressione addolcirsi.

«Apprezzo la tua offerta. Adesso» aggiunse «proverò solo un’altra

cosa.» Scomparve nel camerino.

Ne uscì con una giacca senza collo e un corto mantello asimmetrico

in tinta che gli pendeva con noncuranza dalle spalle. Shinyun

comparve con addosso quello che sembrava una via di mezzo tra

un’armatura e un abito da sposa.

Cinque minuti dopo essere entrati nel primo negozio Alec aveva

scelto quella che Magnus aveva chiamato una redingote, lunga e nera

con code di media lunghezza. Era sufficientemente flessibile da

permettergli di muoversi e combattere, e abbastanza ampia nei punti

giusti per poter portare lo stilo e le spade angeliche. Magnus avrebbe

voluto che si provasse qualcosa con un briciolo più di colore, ma Alec

aveva detto di no e lui non aveva insistito. La camicia era di seta blu

scuro, il colore dei suoi occhi.

Dopo essersi provata una serie di vestiti più sobri, Shinyun aveva

visto Magnus sfilare fuori dal camerino con un abito dorato ispirato

vagamente alla camera sepolcrale di un faraone e si era ripresentata

con un elaborato hanbok color pesca. Magnus le aveva fatto lodi

sperticate ed era iniziata la gara.

Shinyun era competitiva nei confronti di Magnus. Forse tutti gli

stregoni si mettevano in competizione tra loro. Alec non ne aveva

conosciuti molti e non lo sapeva.

Stava cercando di non preoccuparsi troppo di Shinyun. A Magnus

chiaramente piaceva, ma Alec era impacciato con gli estranei e non

voleva assolutamente essere ancora più impacciato in quel viaggio

romantico. Come avrebbero fatto lui e Magnus a conoscersi meglio,

con un terzo incomodo sempre fra i piedi?

Forse non preoccuparsi era una causa persa. Alec cercava almeno di

non dare a vedere che era preoccupato.

Alec diede un colpetto alla commessa dagli occhi sgranati che gli

stava accanto. «Dove avete scovato questi costumi?»

La giovane scosse la testa, parlando in un inglese accurato. «Non ne

ho idea. Non li avevo mai visti prima.»

«Uh» disse Alec. «Strano.»

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