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festa.

Non poteva ancora abbandonare le sue ricerche. Si diresse al piano

di sotto, in cerca della cantina, e trovò una pista da bowling

trasformata in un’arena per duelli improvvisata. Accanto c’era un

teatro che poteva descrivere solo come una sala delle orge in stile

Roma antica. All’estremità più lontana c’era una piscina dove in quel

momento era in corso un gigantesco schiuma party. Era tutto

eccessivo e parecchio imbarazzante. Ancora niente capre di pietra in

vista.

Varcò una porta laterale e si ritrovò in un passaggio illuminato che

conduceva a quello che sembrava un sotterraneo. Il rumore della festa

era attutito dagli spessi muri di pietra. Alec percorse il corridoio e

scese dei gradini, notando lo spesso strato di polvere che ricopriva

quasi tutto e rivelava impronte di passi. Qualcuno era stato lì di

recente.

Il livello inferiore dava su una cantina scavata rozzamente nella

roccia, piena di rastrelliere di botti su un lato e di pile di scorte di cibo

sull’altro. Quel posto sarebbe stato l’accesso perfetto a un nascondiglio

segreto, ammesso che ce ne fosse uno. Si mise a tastare le casse,

cercando un falso bottone, una serratura segreta o qualunque cosa

fuori del normale. Era a metà del muro quando le sentì: voci lontane e

un rumore raschiante. Si immobilizzò. Inclinò la testa di lato e ascoltò

con l’udito potenziato dalle rune.

«Questa era la sede della Mano Scarlatta» disse la voce di un uomo

che parlava con accento francese. «Ma non ho visto nessuna traccia di

attività cultuali e tutti i segni di una festa davvero grandiosa. Ho

persino sentito che c’è Magnus Bane.»

«Eppure dobbiamo ancora perquisire tutto l’edificio» rispose una

voce femminile. «Pensa un po’.»

Alec estrasse una spada angelica mentre si avvicinava furtivo alle

voci, senza però attivarla. Alla fine del muro si apriva un breve

passaggio che conduceva in una cantina di vini. Le pareti erano

interamente occupate da scaffali di bottiglie. Da un punto di una delle

mensole emanava un’accecante luce bianca che illuminava l’ambiente.

Davanti alla luce c’erano due sagome intente a studiare quella che

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