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la-mano-scarlatta

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Bernard terminò il suo incantesimo e si affrettò ad arretrare, mentre

da ogni punta del pentacolo si levava una pioggia di scintille. Magnus

agitò le braccia per tenere a distanza le braci e, dopo un attimo, alcuni

dei presenti si resero conto che il fuoco poteva costituire un problema

con la piattaforma di legno e iniziarono anche loro ad agitare le

braccia e i cappelli in direzione delle scintille per disperderle.

Il rituale stava cominciando sul serio.

Shinyun stese una mano e uno dei seguaci le appoggiò la samgakdo

sul palmo. Lei avanzò a grandi passi, con la lama puntata alla gola di

Magnus. Mosse la mano, ferendolo appena sotto il pomo d’Adamo,

un taglio superficiale e una fitta di dolore. Magnus abbassò lo sguardo

e vide il rosso gocciolargli sui vestiti bianchi.

«Hai dell’acqua gasata?» disse a Shinyun. «Queste macchie non

verranno più via a meno che non le togliamo alla svelta.»

«Sarai cancellato» disse Shinyun. «Verrai dimenticato. Prima, saprai

cosa hai perso. È tempo di ricordare, Grande Veleno.»

Shinyun iniziò a lanciare un incantesimo. La folla riprese a

cantilenare “Figlia Maledetta”, a voce più bassa di prima. Sopra

l’anfiteatro si ammassarono nuvole nere e attorno alla villa si schiantò

il fulmine, una, due, tre volte. Le nuvole presero a mulinare

vertiginosamente in cerchio formando un vortice che, ipotizzò

Magnus, costituiva l’inizio del legame tra questo mondo e l’altro.

Una voce nella testa di Magnus, spaventosa come una porta che si

apre sull’oscurità più fitta, disse: Sì, è tempo di ricordare. È tempo di

ricordare tutto.

Al centro del vortice di nuvole comparve un’accecante luce bianca e

iniziò a materializzarsi la punta di un imbuto. Strisce di fumo o insetti

o elettricità statica nera sciamavano sulla luce bianca. La punta

dell’imbuto iniziò a scendere dal cielo dritta verso Magnus, che attese

impotente l’arrivo della tempesta. Chiuse gli occhi.

Non voleva morire in quel modo, per mano di uno stregone ferito

pieno di rabbia, davanti a idioti fuorviati e malvestiti, con tutti gli

stupidi errori del passato che arrivavano a inghiottire la possibilità del

suo futuro. Se fosse morto, non voleva che il rimpianto fosse l’ultimo

sentimento che aveva provato.

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