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«Non stavamo parlando di evocare demoni» disse. «Stavamo

parlando di quanto sarebbe stato spassoso impersonare un demone e

indurre i mondani creduloni a fare delle cose.»

«Che genere di cose?»

«Qualunque cosa ci saltasse in testa. Massaggiarci i piedi, correre

nudi sulla piazza del villaggio, tirare uova marce agli esponenti del

clero. Hai presente, le cose normali che fanno i culti da burletta.»

«Come no» ribatté Alec. «Cose normali.»

«Non mi ricordo di essere andato avanti, davvero. Uno penserebbe

che fondare un culto debba essere una cosa memorabile. In realtà non

ricordo molto altro dopo quella notte. Il ricordo successivo è

posteriore di quasi tre anni, quando stavo andando in vacanza in

Sudamerica. Quel glögg era una bomba, ma tre anni di amnesia

sembrano comunque eccessivi.»

Magnus aveva l’espressione cupa.

«Quella conversazione più tre anni di perdita di memoria non mi

dicono niente di buono. La conversazione è molto sospetta e la perdita

di memoria molto conveniente. Devo trovare la Mano Scarlatta

immediatamente.»

Alec annuì risoluto. «Da dove iniziamo?»

Ci fu un lungo silenzio, come se Magnus stesse soppesando con

cura le parole. Lanciò un’occhiata ad Alec, quasi diffidente nei suoi

confronti. Pensava forse che Alec non fosse in grado di aiutarlo?

«Ho intenzione di cominciare contattando alcune fonti del Mondo

Invisibile per avere informazioni sul culto.»

«Cosa posso fare? Posso aiutarti» insistette Alec.

«Lo fai sempre» rispose Magnus. Si schiarì la voce e aggiunse:

«Stavo pensando, è un peccato interrompere la tua prima permanenza

a Parigi con stupidi problemi del mio passato e un manipolo di

mondani illusi. Ti sei divertito oggi, vero? Dovresti godertela. Non

dovrei metterci molto. Sarò di ritorno prima che tu possa sentire la

mia mancanza».

«E come faccio a divertirmi» ribatté Alec «se finisci nei guai senza

di me?»

Magnus lo stava ancora guardando con quella strana espressione

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