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la-mano-scarlatta

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quattro gigantesche vasche di acqua minerale riscaldata, ciascuna

grande come una piscina olimpionica, e da diversi locali più piccoli

dotati di vasche singole. Magnus pagò il biglietto per una delle stanze

di dimensioni più contenute e andò a cambiarsi.

Il clan di vampiri che gestiva lo stabilimento era una cricca di

bastian contrari. Avevano anche usato le terme come zona di

alimentazione controllata per secoli, finché i Nephilim non avevano

messo fine alla cosa.

Magnus rifletté che fino a quel momento l’incarico non era poi

granché impegnativo. Si recò nella stanza assegnata, lasciò cadere

l’asciugamano che gli cingeva i fianchi ed entrò nella vasca interrata.

Dall’acqua quasi bollente si levava il vapore. Era appena sopportabile,

proprio come piaceva a lui. Si immerse finché non rimase fuori solo la

testa e aspettò di abituarsi alla temperatura, con il corpo percorso dai

brividi. Mise le braccia sui bordi della vasca e si appoggiò all’indietro.

Gli antichi romani sì che sapevano come vivere.

Aveva dei lividi e qualche graffio che si era procurato la notte in

treno e durante la festa in cui era crollato il palazzo. Stavano ormai

guarendo e gli davano fastidio solo se faceva certi movimenti.

Avrebbe potuto curarsi in qualunque momento, ma aveva deciso di

lasciare che fosse il tempo a rimarginare le ferite. Non perché gli

piacesse il dolore; tutt’altro. Quando aveva imparato a curarsi, aveva

passato un sacco di tempo e di magia a occuparsi di ogni graffio per

quanto insignificante. Nel corso dei secoli, però, aveva capito che

quelle ferite di poco conto facevano parte della vita. Soffrire gli faceva

apprezzare di essere tutto intero e in salute.

Quel momento ne era l’esempio perfetto. Magnus sentiva i lividi

fargli male e i tagli pulsare nell’acqua bollente, per poi svanire insieme

al vapore. Chiuse gli occhi e si rilassò.

Aveva pagato per una stanza privata, ma dopo un po’ percepì una

presenza accanto a sé. Prima che potesse aprir bocca, qualcuno si

immerse in modo scortese nella sua vasca, disturbando la superficie

piatta dell’acqua minerale e facendola traboccare dai bordi.

Gli si affollarono nella testa diverse parole taglienti e aprì gli occhi,

apprestandosi a pronunciarle, ma rimase sbigottito vedendo Shinyun

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