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Le Pergamene Rosse della Magia

Magnus ricordava bene. Nel vicolo alle spalle del palazzo in rovina,

una scala di pietra scendeva nell’oscurità. Alec accese una stregaluce

mentre raggiungevano la pesante porta di legno in fondo ai gradini.

Shinyun fece scaturire dal proprio indice un fascio di luce, che puntò

in giro come una torcia.

Oltrepassata la porta (che Alec aveva aperto con una runa di

Apertura), c’erano pareti in terra battuta con botti vuote e vecchi

stracci, niente di più eccitante. Svoltarono un angolo, poi un altro e un

altro ancora e arrivarono a una porta molto più bella, liscia e lucida,

con incisa l’immagine di un leone alato.

Quando l’ebbero varcata, Magnus e Shinyun diedero in

esclamazioni eccitate, ma Alec sospirò deluso. «Sono già stato qui»

disse. «Ricordo la statuetta di Bacco.»

Magnus la osservò. «Per essere il dio del vino e dei bagordi» disse

«ho sempre pensato che Bacco fosse vestito troppo semplicemente

nelle statue che lo raffigurano.»

Shinyun stava battendo sui muri della stanza, cercando un pannello

segreto o una serratura nascosta. Magnus era attirato dalla statua sul

suo piedistallo.

«Ho sempre pensato» disse lentamente «che se fosse per me, le

statue degli dèi sarebbero vestite in modo un po’ più… divertente.»

Mentre finiva la frase, allungò la mano per toccare la statua di

Bacco. Dalle dita fluirono scintille azzurre e lungo le pieghe della toga

cominciarono ad apparire colori e motivi; la sua magia setacciava la

semplice pietra bianca come se il marmo fosse polvere che adesso

cadeva mettendo a nudo la statua più vivace e colorata nascosta sotto.

Con un rumore stridente, la porzione di parete accanto alla statua si

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